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26 Gen 2024

I missionari del nucleare

Nicola Armaroli

Nicola Armaroli
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Dopo 15 anni di oblio è tornata alla ribalta la discussione sull’energia nucleare, e non è un dibattito entusiasmante. Del resto, dopo 70 anni, resta ben poco da dire su pregi e difetti di un’opzione che in Italia non risorgerà, per una serie di ragioni che ho illustrato tante volte. Anche se partecipo talvolta a dibattiti pubblici in contesti che coinvolgono colleghi, non ho mai nascosto che, in generale, è un argomento di cui parlo malvolentieri, perché il dibattito può assumere toni sgradevoli. Accade ad esempio su alcuni social, dove proliferano “attivisti” i cui seguaci sono pronti a scatenare autentiche shitstorm contro chi osi parlare dei problemi irrisolti della fissione nucleare. Io stesso ne so qualcosa.

 

Posizioni a confronto

Qui, però, vorrei parlare di altre persone, più interessanti, che ho incontrato in questi anni su LinkedIn: i missionari del nucleare. Li incrocio ogni (rara) volta che faccio un post sull’argomento. La discussione che ne segue ci infila, da anni, nello stesso identico angolo a sostenere le argomentazioni che abbiamo espresso decine di volte, ognuno fermo sulle sue posizioni. Ho chiesto diverse volte (a) se non trovano la nostra discussione ormai noiosa, e (b) che problema c’è ad avere opinioni diverse e a lasciarmi perdere. Tutto inutile. È come se si sentissero investiti di una missione, appunto: sgominare ad ogni costo gli “eretici” dell’atomo, ovunque si trovino.

La discussione assume sfumature anche bizzarre. Ad esempio qualcuno sostiene che, essendo chimico, non ho titolo per parlare di energia nucleare. Un po’ come se io avessi la pretesa che un ingegnere o un fisico tacciano su idrogeno, CO2, uranio o batterie. Posto che – dopo 30 anni di ricerca e studio nel settore della conversione dell’energia – avrei forse potuto imparare qualcosa sul tema anche se fossi un archeologo, evidentemente è svanito il ricordo di cosa fosse il piano di studi per una laurea in Chimica 35 anni fa. Pazienza, poco male.

Nelle discussioni arriva poi spesso la fatidica domanda: «Lei esprime idee personali o la posizione ufficiale del CNR?». Ora, il fatto che qualcuno pensi che in Paesi democratici esistano “posizioni ufficiali” di istituzioni scientifiche, testimonia di un’idea della scienza un po’ stravagante. Un ricercatore, nel suo lavoro, ci mette dati, scritti, argomentazioni. La credibilità professionale è basata solo su quello, non sull’aderenza a posizioni ufficiali, che esistono probabilmente in Corea del Nord, ma non qui.

 

Nucleare: lo scenario italiano e mondiale

Negli ultimi mesi la discussione sul nucleare in Italia ha preso una piega interessante. Il Governo ha dichiarato che non si faranno grandi centrali e che il protagonista della rinascita nucleare non sarà lo Stato, ma saranno le imprese. In pratica è il de profundis per il piano, mentre giace ancora nella culla. È infatti impensabile rilanciare il nucleare senza massicci investimenti pubblici (come accade in tutto il mondo), a cominciare da un’Agenzia di controllo. Per non parlare del fatto che, oggi, nessun investitore privato al mondo mette fiumi di miliardi in solitaria su qualsiasi piano industriale che comincerà a produrre qualcosa fra 15-20 anni.

Dall’ultima valanga di parole sul nucleare cadute nel nulla in Italia (2009-2011), lo scenario mondiale è radicalmente cambiato. Oggi ci sono tre opzioni tecnologiche i cui costi sono diminuiti fin oltre dieci volte rispetto ad allora: fotovoltaico, eolico, batterie. Una cosa però non è cambiata e non cambierà: le tecnologie più semplici e meno costose vincono sempre. Inoltre il sistema elettrico evolve e si adatta continuamente: accumuli, digitalizzazione, flessibilità, gestione della domanda, autoconsumo, interconnessioni, stanno cambiando radicalmente il sistema. L’ultimo baluardo “sole e vento sono intermittenti, serve il nucleare!” è un’argomentazione che aveva senso nel 1984, non nel 2024.

Non è un caso che il governo italiano sostenga tecnologie nucleari che oggi non esistono: piccoli reattori “puliti” e fusione. A parole è a favore; in pratica, butta la palla in tribuna. Fossi un missionario del nucleare, mi sentirei però un po’ preso per il naso.

Nicola Armaroli
Nicola Armaroli
Nicola Armaroli, direttore di Sapere dal 2014, è dirigente di ricerca del CNR e membro della Accademia Nazionale delle Scienze (detta dei 40). Lavora nel campo della conversione dell’energia solare e dei materiali luminescenti e studia i sistemi energetici nello loro complessità. Ha pubblicato oltre 250 lavori scientifici, 11 libri e decine di contributi su libri e riviste. Ha tenuto conferenze in università, centri di ricerca e congressi in tutto il mondo ed è consulente di varie agenzie e società internazionali, pubbliche e private, nel campo dell’energia e delle risorse. Ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui la Medaglia d’Oro Enzo Tiezzi della Società Chimica Italiana e il Premio per la Chimica Ravani-Pellati della Accademia delle Scienze di Torino. È un protagonista del dibattito scientifico sulla transizione energetica su tutti i mezzi di comunicazione (v. qui).
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