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17 Dic 2018

La foto più bella

Nicola Armaroli

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Vigilia di Natale del 1968, cinquant’anni fa. Tre astronauti della NASA viaggiano nell’orbita lunare a bordo della navicella Apollo 8; una missione importante, in vista dell’allunaggio previsto sette mesi dopo. All’improvviso si trovano davanti uno spettacolo che li lascia senza fiato. Dall’oblò, tra lo spoglio suolo lunare e lo sfondo del buio cosmico, appare la Terra: una fragile e meravigliosa nicchia di vita in un’immensità di materia inanimata.

Vigilia di Natale del 1968, cinquant’anni fa. Tre astronauti della NASA viaggiano nell’orbita lunare a bordo della navicella Apollo 8; una missione importante, in vista dell’allunaggio previsto sette mesi dopo. All’improvviso si trovano davanti uno spettacolo che li lascia senza fiato. Dall’oblò, tra lo spoglio suolo lunare e lo sfondo del buio cosmico, appare la Terra: una fragile e meravigliosa nicchia di vita in un’immensità di materia inanimata. Senza rendersene conto, l’astronauta Bill Anders scatta una delle foto più famose e influenti di tutti i tempi. Pieno di emozione commenta: «Siamo venuti sin quassù per esplorare la Luna e la cosa più importante che abbiamo scoperto è la Terra». Quell’immagine, riprodotta qui accanto, cambia per sempre la percezione del nostro pianeta e diventa l’icona dei movimenti ambientalisti che stanno nascendo in quegli anni. Il suo bellissimo titolo Earthrise è quasi intraducibile in italiano: Sorgere della Terra.

 

L’immagine della Terra dallo spazio resta oggi identica, ma un confronto fotografico più ravvicinato, a distanza di 50 anni, mostrerebbe profondi cambiamenti. La popolazione mondiale è passata da 3,5 a 7,6 miliardi. 45 città hanno superato i 10 milioni di abitanti e la popolazione urbana globale è passata dal 35% al 55%. Il consumo di energia è più che raddoppiato. Il volume della calotta artica, a fine estate, si è dimezzato. Il 20% della foresta amazzonica e il 50% di quella del Borneo sono stati distrutti per far spazio a coltivazioni e pascoli. I mari si sono svuotati di pesci e popolati di plastica. Le concentrazioni di CO2 e metano in atmosfera sono aumentate del 25%. È stata inferta una profonda ferita allo strato di ozono, che si sta faticosamente cercando di ricucire. Centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà, soprattutto in Asia orientale. Una vasta porzione di Africa continua invece ad avvitarsi in una povertà che pare senza fine. Il quadro geopolitico è radicalmente cambiato: l’inquietante mondo suddiviso in due blocchi del 1968 è stato cancellato, ma il nuovo quadro multipolare non è più rassicurante.

 

La buona notizia è che non è cambiata la straordinaria combinazione di cause che rendono questo minuscolo pianeta un’esplosione di vita. Ricordiamone solo alcune. Trilioni di minuscoli sistemi fotosintetici di sconvolgente complessità riciclano incessantemente lo scarto della vita (CO2) utilizzando la luce del Sole. La tettonica a placche ha generato tantissimi ambienti naturali, favorendo lo sviluppo di una straordinaria biodiversità, vera e propria assicurazione contro le estinzioni di massa. La distanza dal Sole si trova nel breve intervallo che garantisce la presenza di acqua allo stato liquido, condizione indispensabile per lo sviluppo di organismi viventi. La struttura del nucleo terrestre genera un campo magnetico che ci protegge dalle tempeste solari. Il Sole è una stella relativamente piccola e stabile che convive placidamente con i suoi pianeti. Lo spazio può essere un luogo molto ostile, ma gli effetti gravitazionali dei colossi Giove e Saturno ci proteggono dagli asteroidi, mentre tutto il Sistema Solare è collocato in uno degli angoli più tranquilli della Via Lattea.

 

Possiamo pensare che in questo punto dell’Universo si sia concentrata un’enormità di condizioni favorevoli che rendono casualmente possibile la meraviglia che ci circonda. Oppure possiamo credere di essere parte di un misterioso progetto che ci sovrasta. Non importa come la pensiamo. Importa non smettere mai di stupirci della nostra meravigliosa casa. E soprattutto non dare per scontato che resterà per sempre accogliente e vitale. Perché siamo noi ad avere bisogno di lei, non viceversa.

 

Immagine di copertina: Earthrise. Credits: Bill Anders, NASA

Nicola Armaroli
Nicola Armaroli
Nicola Armaroli, direttore di Sapere dal 2014, è dirigente di ricerca del CNR e membro della Accademia Nazionale delle Scienze (detta dei 40). Lavora nel campo della conversione dell’energia solare e dei materiali luminescenti e studia i sistemi energetici nello loro complessità. Ha pubblicato oltre 250 lavori scientifici, 11 libri e decine di contributi su libri e riviste. Ha tenuto conferenze in università, centri di ricerca e congressi in tutto il mondo ed è consulente di varie agenzie e società internazionali, pubbliche e private, nel campo dell’energia e delle risorse. Ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui la Medaglia d’Oro Enzo Tiezzi della Società Chimica Italiana e il Premio per la Chimica Ravani-Pellati della Accademia delle Scienze di Torino. È un protagonista del dibattito scientifico sulla transizione energetica su tutti i mezzi di comunicazione (v. qui).
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