Le prospettive di approvvigionamento gas per il prossimo inverno restano incerte. Sostituire in pochi mesi circa 30 miliardi di metri cubi di gas russo – su oltre 70 di consumi nazionali – è impossibile. Ma non sarà per forza una catastrofe, anche se le bollette resteranno alte.
Il nostro principale alleato nella caccia al gas alternativo sarà, semplicemente, il calo dei consumi. È un effetto consolidato degli shock energetici che aumentano i prezzi: contrazione economica e maggiore attenzione dei consumatori abbassano la domanda. Se avessimo (dita incrociate) un’estate non eccessivamente torrida e un inverno mite potremmo risparmiare fino a 10 miliardi di metri cubi. A quel punto, l’aumento delle importazioni dagli altri gasdotti e un maggiore apporto di gas liquido via nave dovrebbero farci passare un inverno senza troppi patemi (nel momento in cui scrivo, le forniture dalla Russia continuano…).
È da oltre mezzo secolo che, ogni 5-10 anni, piombiamo in una crisi energetica e, regolarmente, la affrontiamo nel modo che apre la strada alla crisi successiva: tiriamo a campare, senza cambiare il modello. Le azioni di tamponamento messe in atto dai governi europei in queste settimane sono condivisibili in un’ottica emergenziale. Tuttavia, quando la decarbonizzazione dell’economia resta la strada obbligata per evitare il collasso climatico, passare dal gas russo a quello algerino o importare più gas via nave è come cercare di aiutare un drogato cambiandogli spacciatore.
Come uscire dal tunnel? La mia casa staccata dal gas è una delle possibili tracce. Ne ho scritto nel precedente editoriale e in tanti mi avete chiesto dettagli. Eccoli.
L’edificio deriva dalla demolizione e ricostruzione di un rudere in un centro storico. Sul tetto c’è un impianto fotovoltaico da 10,4 kW accoppiato a un sistema di batterie agli ioni di litio (senza cobalto) da 24 kWh. Un locale tecnico ospita tutte le macchine del sistema. C’è un contenitore coibentato con 500 litri di acqua sanitaria riscaldata da tre pannelli solari termici, anch’essi collocati sul tetto; quando il sole non basta, entra in azione una pompa di calore geotermica. Quest’ultima garantisce anche il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti tutto l’anno, attraverso condotte verticali innestate sino a 125 metri di profondità dove scorre, in un circuito chiuso, un liquido che pesca alla temperatura media di 17 gradi tutto l’anno: in inverno preleva il calore, in estate il fresco. La temperatura in uscita dal sottosuolo viene “aggiustata” dalla pompa di calore – alimentata dall’impianto fotovoltaico – a temperature che oscillano tra i 15-20 gradi d’estate e 30-35 gradi in inverno, trasferite all’acqua che circola nell’impianto a pavimento.
Una colonnina in garage ricarica l’auto elettrica, la cottura dei cibi avviene con piastra a induzione e forni elettrici. L’edificio non ha camini: zero emissioni in atmosfera. Dal tardo pomeriggio alla mattina, la casa è alimentata dalla batteria, che accumula energia nelle ore di massimo soleggiamento. Per 9-10 mesi l’anno saremo autosufficienti, immettendo in rete notevoli quantità di elettricità in eccesso. Nelle settimane invernali meno soleggiate è prevedibile che l’edificio prelevi dalla rete elettrica, ma dovrebbe essere una quantità inferiore a quella immessa in rete negli altri mesi. Quindi, nell’arco dell’anno, la casa dovrebbe produrre più energia di quella che consuma. Vedremo, vi terrò informati!
Prima di questo progetto mi sono allenato nella casa in cui ho abitato 30 anni: coibentazione dei muri, cambio degli infissi, contratto elettrico solo rinnovabile. Sono operazioni alla portata di tanti, anche con notevoli e consolidati incentivi fiscali. Cominciate piano piano e ci prenderete gusto. Fare la doccia con acqua scaldata dal sole italiano a emissioni zero, e non dal gas siberiano, è un’emozione difficile da descrivere.