Le chiocciole, i cui affascinanti gusci possono far pensare a una linea del tempo che si arrotola su se stessa, sono molluschi terrestri tipicamente ovipari: mostrano infatti quella condizione riproduttiva in cui le uova si sviluppano e schiudono al di fuori dell’organismo materno. In alcuni casi, però, le chiocciole sono passate alla viviparità, cioè alla crescita interna della prole. Un recente ritrovamento nella valle di Hukawng, in Myanmar, fa risalire questo passaggio a 80 milioni di anni prima rispetto a quanto precedentemente provato.
Un fossile “vivo”
La resina arborea è una fonte di cibo occasionale per alcune chiocciole. Probabilmente, mentre cercava di avvicinare la giovane prole a una fonte di cibo, 99 milioni di anni fa una chiocciola preistorica rimase intrappolata in una goccia d’ambra. In questa resina troviamo oggi la fossilizzazione di un parto vivo che fornisce nuove intuizioni sulla viviparità nelle chiocciole del Cretaceo medio.
A dimostrazione di un esemplare che partorisce, e non di un organismo predatore, troviamo l’essudazione del muco viscoso tra l’adulto e i neonati, con il neonato più recente che si trova ancora direttamente collegato alla spirale del guscio dell’adulto. Il genere di riferimento è Cretatortulosa e la nuova specie ritrovata è stata nominata Cretatortulosa gignens, dal verbo latino che vuol dire appunto “generare”.
Nella maggior parte dei casi i gasteropodi antichi sono osservabili solo come conchiglie essiccate, capaci tuttavia di permettere alcune osservazioni sulle modalità riproduttive, come ad esempio gusci formati all’interno dell’adulto, prova di viviparità. Ma il ritrovamento di Cretatortulosa gignens è un caso eccezionale perché i gasteropodi, anche quando immersi nella resina e a differenza di altri invertebrati come gli insetti, difficilmente recano segni riconoscibili di comportamento. Invece in questo caso è osservabile un organismo che sta partorendo e che mostra segni di allerta, molto probabilmente dovuti all’imminente arrivo di quella goccia di resina.
Questo ritrovamento apre una prospettiva d’interpretazione evoluzionistica di 80 milioni di anni più lunga rispetto a prima, rappresentando la prima incidenza fossilizzata di viviparità nei gasteropodi terrestri. Questa capsula contenente un adulto partoriente e 5 neonati fornisce approfondimenti senza precedenti su morfologia, riproduzione e paleoecologia delle antiche chiocciole tropicali.
Oviparità e viviparità: come si riproducono le chiocciole?
Uno dei maggiori motori dell’evoluzione e della diversificazione dei lignaggi, nonché una delle basi più diffuse sulle quali può successivamente agire la selezione naturale, è la correlazione tra plasticità evolutiva e modalità riproduttiva. La viviparità si è evoluta in più di 160 occasioni distinte nel corso della storia degli esseri viventi. Tra i molluschi gasteropodi acquatici molte specie sono oggi vivipare, mentre il maggior numero di gasteropodi terrestri mostra un tipo di riproduzione ovipara.
In Eurasia, e in particolare in Giappone e a Taiwan, un altro studio sulle lumache di terra provviste di conchiglia della famiglia Clausilioidea (the door snails), sottofamiglia delle Phaedusinae, ha dimostrato attraverso la ricostruzione filogenetica l’oviparità come la condizione ancestrale di riproduzione nei gasteropodi terrestri.
Quanto conta l’ambiente?
D’altro canto, però, lo stesso studio ha anche dimostrato che le specie di riferimento sono in grado di passare alla viviparità per effetto di un ambiente ostile allo sviluppo di uova esterne.
Il rilascio di giovani vivi, ovvero la viviparità, è stimolato negli habitat in cui organismi come le chiocciole hanno difficoltà a trovare siti adatti all’ovideposizione. Generalmente, una volta divenuti vivipari è improbabile che gli organismi possano evolversi nuovamente verso l’oviparità, data la degradazione genica relativa allo sviluppo di una condizione ovipara come in precedenza. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che nelle Phaedusinae questi andirivieni sono più che possibili, sono anzi frequenti, e hanno permesso a questo lignaggio di espandersi in molte nicchie ecologiche, grazie appunto all’abilità di passare dalla condizione ovipara a quella vivipara, e viceversa! In alcuni ambienti, infatti, la condizione ovipara risulta per molti versi più adatta. Laddove le chiocciole Phaedusinae siano divenute vivipare e abbiano in seguito incontrato condizioni nuovamente favorevoli all’oviparità, è stato possibile un ritorno alla condizione ancestrale. Casi come quelli delle Phaedusinae rimandano gli studi evoluzionistici a innovative speculazioni sull’evolvibilità, collegando direttamente la biologia evolutiva dello sviluppo della condizione riproduttiva ai fattori ecologici.