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06 Ott 2014

Collaborare: quando e con chi?

Giulia Guarguaglini

Giulia Guarguaglini
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Gli uomini sono abituati a collaborare. In particolare è caratteristica umana quella di saper decidere quando è necessaria collaborazione per ottenere un risultato e quale sia il partner migliore per il raggiungimento dell’obiettivo. Da dove nascono queste capacità? Quali esseri viventi le condividono con noi? Fino ad ora si pensava che solo gli scimpanzè fossero in grado come noi di selezionare quando e con chi collaborare: un nuovo studio mostra invece che anche un animale molto distante dall’uomo, la trota corallina (Plectropomus leopardus), può farlo.

Gli uomini sono abituati a collaborare. In particolare è caratteristica umana quella di saper decidere quando è necessaria collaborazione per ottenere un risultato e quale sia il partner migliore per il raggiungimento dell’obiettivo. Da dove nascono queste capacità? Quali esseri viventi le condividono con noi? Fino ad ora si pensava che solo gli scimpanzè fossero in grado come noi di selezionare quando e con chi collaborare: un nuovo studio mostra invece che anche un animale molto distante dall’uomo, la trota corallina (Plectropomus leopardus), può farlo.

 

Strategie di caccia

Le trote coralline catturano le prede da sole se queste nuotano in mare aperto. Se invece si nascondono nelle fessure della barriera corallina, solo l’aiuto delle murene fa sì che le prede escano allo scoperto e sia possibile catturarle. Le trote usano una comunicazione gestuale per invitare le murene a unirsi a loro nella caccia. Per verificare se le trote sanno scegliere le situazioni in cui è utile ricorrere all’aiuto delle murene e se sanno discriminare tra una murena e l’altra, un gruppo di ricercatori ha progettato due esperimenti. Nel primo, hanno osservato in che percentuale una trota chiedeva l’aiuto di una murena in due situazioni, paragonabili alla caccia solitaria o collaborativa.

Effettivamente la collaborazione veniva richiesta in maniera significativamente maggiore nella situazione corrispondente alla caccia collaborativa e la scelta giusta veniva fatta in maniera sempre più veloce con il passare dei giorni. Nel secondo esperimento, le trote avevano a disposizione due tipi di murene, una che stanava la preda rapidamente, l’altra che invece se ne allontanava, rendendo impossibile la cattura. Nel primo giorno di prove, le trote sceglievano il collaboratore in maniera casuale, dal secondo giorno invece mostravano preferenza per la murena più efficace.

 

Bisogna essere intelligenti per collaborare?

Questi risultati sono molto simili a quelli che erano stati ottenuti in esperimenti precedenti tra scimpanzè, in cui era stata analizzata la scelta di collaborare o meno, e del collaboratore migliore, in situazioni in cui il raggiungimento di un contenitore di cibo era possibile da soli o richiedeva un’azione combinata. Un cervello relativamente piccolo permette quindi di sviluppare abilità cognitive paragonabili a quelle delle scimmie se la situazione è “ecologicamente rilevante”. Questo suggerisce che le trote e gli scimpanzè imparino se collaborare e con chi per apprendimento associativo e non per una reale comprensione del “compito” da svolgere. E che le abilità comuni siano frutto di un processo convergente e non della presenza di un progenitore comune. Un nuovo tassello nella comprensione dell’origine evolutiva delle capacità collaborative umane.

Giulia Guarguaglini
Giulia Guarguaglini
Nata nel 1972 a Roma, dove ha studiato presso l’Università La Sapienza conseguendo la Laurea in Scienze Biologiche e il Dottorato in Genetica e Biologia Molecolare. Dopo alcuni anni in Germania, tra Heidelberg e Monaco di Baviera, è tornata a Roma, dove lavora come ricercatrice presso il CNR.
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