Cominciamo col dire che è una definizione pessima, e può generare anche un po’ di fastidio: siamo forse un gregge? Ma nasce un secolo fa, ed è colpa (ma anche merito) di un batteriologo inglese di nome Topley, il quale si accorse che, tra i suoi topi da laboratorio, il crescere di individui che si ammalavano e poi guarivano poneva fine a un’epidemia anche prima che tutti fossero infettati. E pubblicò i dati in un articolo dove parlò di herd immunity, tradotta in italiano – con un po’ di approssimazione – in immunità di gregge.
Dai topi agli esseri umani il passo fu breve.
Come funziona l’immunità di gregge?
Quando la maggior parte di una popolazione è immune a una malattia infettiva ciò fornisce una protezione indiretta – l’immunità di gregge, appunto – a coloro che non sono immuni alla malattia.
Questo si verifica perché diviene improbabile che individui immuni contribuiscano a trasmettere il contagio; si interrompe così la catena dell’infezione, arrestando la diffusione della malattia ed evitando che gli individui non immuni si ammalino.
Per fare un esempio: se il 90% della popolazione è immune a un virus, nove persone su dieci che incontrano qualcuno con la malattia non si ammaleranno (e quindi non diffonderanno ulteriormente la malattia).
Come si raggiunge l’immunità di gregge?
La percentuale degli immunizzati necessari per ottenere l’immunità di gregge dipende da diverse variabili (alcune intuitive, altre meno).
Le principali sono la capacità “naturale” di diffondersi della malattia e l’efficacia del vaccino (quanto protegge dall’infezione).
Il primo parametro si misura impiegando due indicatori: R0 e Rt.
R0 è il numero di riproduzione di base di una malattia infettiva; rappresenta il numero medio di infezioni trasmesse da ogni individuo infetto a inizio epidemia, quando ancora non sono stati attivati specifici interventi per contenerla. Per avere un’idea, l’R0 del morbillo è compreso tra 12 e18, quello della comune influenza tra 1 e 2, e le stime per Covid-19 si attestano tra 3 e 4. Attenzione: l’R0 non misura l’infettività nell’unità di tempo bensì il numero di soggetti che possono venir infettati da un solo individuo durante tutto il periodo in cui è malato. Dire che R0 è 3 vorrà quindi dire che ogni paziente che si ammala ne contagerà mediamente altri tre.
Rt è il numero di riproduzione netto; il principio è lo stesso di R0, ma l’Rt viene calcolato nel corso del tempo. Rt permette quindi di monitorare l’efficacia degli interventi nel corso di un’epidemia (ed è la ragione per cui, con distanziamento e mascherine, riusciamo a comprimere l’Rt della Covid-19 sotto 1).
Il secondo parametro è l’efficacia del vaccino: tanto più è alta l’efficacia, tanto più bassa sarà la percentuale di vaccinati necessaria per raggiungere l’immunità di gregge.
Quando raggiungeremo l’immunità di gregge in Italia?
Inserendo questi dati in un algoritmo, otteniamo l’HIT (herd immunity threshold), soglia di immunità di gregge, che è, per la Covid-19, con i vaccini oggi disponibili, ragionevolmente prossima al 70% della popolazione.
In Italia questo vuol dire riuscire a vaccinare circa 40 milioni di abitanti, il che, con le difficoltà che stiamo attraversando nell’approvvigionamento dei vaccini, rende difficile raggiungere il traguardo prima della fine del 2021.
Per maggiori informazioni, visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute.

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