In questi ultimi anni si è creato un grosso allarme nei paesi sviluppati riguardo la tubercolosi, un’infezione provocata dal batterio Mycobacterium tuberculosis, detto anche bacillo di Koch perché scoperto, appunto, da Robert Koch nel 1882.
In questi ultimi anni si è creato un grosso allarme nei paesi sviluppati riguardo la tubercolosi, un’infezione provocata dal batterio Mycobacterium tuberculosis, detto anche bacillo di Koch perché scoperto, appunto, da Robert Koch nel 1882.
Il microrganismo viene trasmesso per via aerea, raggiunge i polmoni e nella maggior parte dei casi viene relegato, grazie all’azione del sistema immunitario, in una struttura chiamata granuloma. In alcuni casi, i microrganismi continuano a moltiplicarsi nel granuloma, dando luogo all’infezione tubercolare; in altri, rimangono in fase di latenza fino a quando il sistema immunitario non si indebolisce, cosa che può avvenire anche dopo molti anni dal contagio. I fattori di rischio per lo sviluppo della malattia sono principalmente malnutrizione e condizioni igieniche precarie.
Il vaccino
Sino al termine del XVIII secolo la malattia era molto diffusa in Europa e costituiva una delle maggiori cause di morte. La scoperta dell’agente eziologico, grazie agli studi effettuati da Koch, e l’avvento delle nuove tecniche diagnostiche, permisero di isolare i malati in strutture apposite (i sanatori) e di limitare così la diffusione dell’infezione. Con l’introduzione di un vaccino ottenuto da un ceppo bovino (il vaccino BCG, Bacillo Calmette Guerin) e con quella degli antibiotici negli anni Cinquanta, e con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, nei Paesi sviluppati si ottenne una notevole riduzione dei casi di tubercolosi. Per esempio, in Italia nel cinquantennio 1955-2008 si è osservata una riduzione dei casi annuali da 12.247 a 4418 (rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità). L’infezione, quindi, non è mai stata del tutto eradicata.
Un’infezione non eradicata
Nel Paesi in via di sviluppo la malattia continua a essere una delle principali cause di morte. In particolare, la malattia è molto più grave nei pazienti HIV-positivi, che tendono ad ammalarsi più facilmente e presentano una mortalità più elevata rispetto ai pazienti HIV-negativi con tubercolosi. I flussi migratori in atto hanno poi creato un allarme in tutta l’Europa: a causa delle condizioni di vita e sanitarie precarie dei migranti, infatti, questi ultimi spesso si ammalano di tubercolosi. Per contenere l’infezione è quindi in atto un monitoraggio continuo, attraverso la segnalazione dei casi identificati, e un piano globale messo in atto dall’Organizzazione Mondiale Sanità per arrestare la tubercolosi a livello mondiale. Per maggiori informazioni, visitate il sito dell’Istituto Superiore di Sanità www.epicentro.iss.it e quello dell’ECDC, ecdc.europa.eu.