Da alcuni anni il fenomeno dell’antibioticoresistenza ha raggiunto livelli allarmanti in tutto il mondo. Il progressivo sviluppo di resistenza ai farmaci antimicrobici è dovuto, tra le altre cose, all’utilizzo inappropriato di tali farmaci nei settori di sanità pubblica, agricoltura, allevamento, ma anche a una non corretta applicazione delle misure di contenimento delle infezioni.
Da alcuni anni il fenomeno dell’antibioticoresistenza ha raggiunto livelli allarmanti in tutto il mondo. Il progressivo sviluppo di resistenza ai farmaci antimicrobici è dovuto, tra le altre cose, all’utilizzo inappropriato di tali farmaci nei settori di sanità pubblica, agricoltura, allevamento, ma anche a una non corretta applicazione delle misure di contenimento delle infezioni.
Il fenomeno riguarda tutti i tipi di antimicrobici: antibatterici, antivirali, antiparassitari, antifungini. Per il trattamento di alcuni batteri, purtroppo, la situazione sembra peggiorare di anno in anno, dal momento che alcuni di essi risultano sempre più frequentemente resistenti a tutti o quasi gli antibiotici disponibili sul mercato. Sono sempre più numerosi i tentativi da parte delle organizzazioni internazionali di cercare di controllare e limitare tale fenomeno. Ad esempio, già da diversi anni in Europa è presente un sistema di sorveglianza di alcuni germi che raccoglie i dati provenienti da ospedali di gran parte degli Stati europei. Per quanto riguarda l’Italia, siamo tra i paesi con i più elevati tassi di resistenza agli antibiotici in tutta Europa.
Nel 2016, durante la settantunesima sessione dell’Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite, è stato istituito un organo denominato IACG (Interagency Coordination Group) costituito da membri di diverse organizzazioni internazionali, esperti sia di sanità pubblica sia nei settori ambientale e veterinario. Questo organo ha il compito di fornire una guida pratica a livello internazionale per gestire efficacemente il fenomeno dell’antibioticoresistenza. Nel mese di aprile 2019 lo IACG ha prodotto un report dal titolo “No time to wait: securing the future from drug-resistant infections”. Secondo il documento le sfide riguardo l’antibioticoresistenza “sono complesse e multiformi, ma non sono insormontabili”. Nel testo vengono emesse delle raccomandazioni da seguire in tempi rapidi (“no time to wait”):
- accelerare il progresso nei paesi in via di sviluppo, garantendo a tutti l’accesso ai farmaci e alla sanità ed eliminando gradualmente l’utilizzo di antibiotici come promotori della crescita in campo veterinario (per stimolare la crescita del bestiame, viene utilizzata la somministrazione di antibiotici in dosi subterapeutiche tramite mangimi e acqua. Questa pratica è vietata in Europa dal 2006 e negli Stati Uniti solo dal 2017);
- innovare per assicurare il futuro: implementare lo sviluppo e la ricerca di nuovi farmaci, di vaccini e di nuovi metodi diagnostici e studiare nuovi approcci per lo smaltimento dei rifiuti e per il trattamento delle infezioni in uomini, animali e piante;
- collaborare e investire a livello globale, nazionale, regionale e locale, attraverso un approccio cosiddetto “One Health”, che comporti il coordinamento tra l’ambito sanitario e quello ambientale e agricolo.
Ridurre il fenomeno dell’antibiotico resistenza è un obiettivo complesso ma non impossibile e soprattutto è fondamentale che le nazioni si attivino in modo efficace….”no time to wait!”.
Immagine di copertina: piastra con Klebsiella pneumoniae, un batterio molto resistente agli antibiotici. Credits: Tiziana Melillo
Le immagini contenute nel testo sono tratte dal report dello IACG, “No time to wait: securing the future from drug-resistant infections”.
