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29 Giu 2014

La musica non è per tutti?

Giulia Guarguaglini

Giulia Guarguaglini
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La musica. Colonna sonora di momenti felici, tristi, divertenti, arte che nelle sue forme più varie allieta l’animo umano. Ma è così per tutti? Uno studio pubblicato dalla rivista Current Biology suggerisce di no.

La musica. Colonna sonora di momenti felici, tristi, divertenti, arte che nelle sue forme più varie allieta l’animo umano. Ma è così per tutti? Uno studio pubblicato dalla rivista Current Biology suggerisce di no. 

 

Musica senza nessun piacere

Sulla base del Barcelona Musical Reward Questionnaire sono stati studiati tre gruppi di persone, rispettivamente molto, mediamente o poco sensibili al piacere derivato dall’ascolto della musica. Gli individui “poco sensibili” non hanno mostrato reazioni all’ascolto di brani musicali di vario genere, sia in risposte soggettive, sia misurando parametri fisiologici oggettivi quali la conduttanza cutanea (ossia la resistenza elettrica della pelle) e il battito cardiaco. Non perché avessero problemi nella percezione delle emozioni contenute nei brani: erano infatti perfettamente in grado di indicare quali di essi fossero tristi, allegri, spaventosi o rasserenanti. Non traevano però alcun piacere dal loro ascolto.

 

I circuiti della gratificazione

Al di là della curiosità e dei dibattiti che ha suscitato, questo studio potrebbe avere implicazioni importanti nel campo della neurobiologia e dell’evoluzione. La musica è assimilata ad altri stimoli “gratificanti”, quali il denaro, il cibo o il sesso, sentiti dai circuiti cerebrali della gratificazione. Esistono individui che non sono in grado di provare appagamento in risposta a tali stimoli, condizione definita anedonia e spesso associata a patologie psichiche. E’ però la prima volta che viene rilevata una forma di anedonia specifica in individui altrimenti sani che non presentano disturbi di tipo sensoriale o del comportamento e che rispondono ad altri stimoli gratificanti, quali il “denaro”. L’identificazione di circuiti cerebrali specifici, invece di uno unico, della “gratificazione o ricompensa” potrà aiutare a far luce sul perché il legame tra percezione e piacere talvolta si rompa oltre che sulla comprensione delle basi neuronali delle emozioni e dell’appagamento generati dalla musica.

 

Il Test di Barcellona

La musica è presente universalmente nella cultura umana sin dall’antichità, pur non conferendo ovvi vantaggi biologici, né rappresentando uno strumento di utilità immediata quale il denaro. La selezione naturale è però “parsimoniosa” e l’identificazione di un circuito cerebrale specifico per la percezione musicale rafforza l’idea di un valore biologico della musica. Quale può essere stato il suo ruolo “evolutivo”? Forse nella costruzione di capacità di “puzzle solving”, soprattutto nella comprensione e interpretazione degli stati d’animo e delle intenzioni nei rapporti interpersonali, caratteristica senz’altro vantaggiosa nell’affermazione dell’individuo. E noi? Se vogliamo misurare in quale categoria di percezione musicale ricadremmo in base al Test di Barcellona basta provarlo (www.brainvitge.org/bmrq.php)!

 

Giulia Guarguaglini
Giulia Guarguaglini
Nata nel 1972 a Roma, dove ha studiato presso l’Università La Sapienza conseguendo la Laurea in Scienze Biologiche e il Dottorato in Genetica e Biologia Molecolare. Dopo alcuni anni in Germania, tra Heidelberg e Monaco di Baviera, è tornata a Roma, dove lavora come ricercatrice presso il CNR.
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