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06 Ago 2014

Strategie alternative per la sopravvivenza: il biofilm

Tiziana Melillo

Tiziana Melillo
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I batteri sono comunemente considerati microrganismi unicellulari ma in realtà moltissime specie batteriche sono in grado di formare vere e proprie colonie multicellulari, chiamate biofilm, all’interno delle quali i microrganismi sopravvivono nonostante condizioni ambientali sfavorevoli, colonizzando varie nicchie ecologiche sia viventi che inerti e comportandosi come organismi pluricellulari.

I batteri sono comunemente considerati microrganismi unicellulari ma in realtà moltissime specie batteriche sono in grado di formare vere e proprie colonie multicellulari, chiamate biofilm, all’interno delle quali i microrganismi sopravvivono nonostante condizioni ambientali sfavorevoli, colonizzando varie nicchie ecologiche sia viventi che inerti e comportandosi come organismi pluricellulari.

 

Com’è fatto il biofilm?

Il biofilm è costituito da una tecnicamente definita matrice extracellulare amorfa (EPS, Extracellular Polymeric Substances) nella quale batteri della stessa specie o di specie diverse possono svilupparsi. I microrganismi sono ancorati alla matrice e tra loro grazie a, tra gli altri, fattori proteici e DNA extracellulare; all’interno, essi hanno a disposizione acqua e nutrienti per la loro sopravvivenza. In caso di variazioni ambientali, la struttura può andare incontro a modifiche, dal momento che i microrganismi possono comunicare tra loro e tornare in ogni momento alla forma di plancton, grazie alla ricezione di segnali chimici extracellulari.

 

Infezioni ospedaliere

La presenza dei biofilm è uno dei maggiori problemi legati alle infezioni in ambito ospedaliero, dal momento che nell’ospite la matrice protegge i microrganismi dalla risposta immunitaria e dall’azione degli antibiotici, favorendo lo sviluppo di infezioni persistenti: ne sono esempi le infezioni del tratto respiratorio dovute a Pseudomonas aeruginosa, le infezioni urinarie da ceppi uropatogeni di Escherichia coli (UPEC), le infezioni associate al catetere e ad altri dispositivi medici. Per questo motivo, sono in studio strategie alternative all’uso di antibiotici che tendono a utilizzare come bersaglio alcuni fattori coinvolti nella formazione e nello sviluppo della comunità polimicrobica.

Tiziana Melillo
Tiziana Melillo
Laureata in Scienze Biologiche e specialista in Microbiologia e Virologia, ha inoltre conseguito un master in "Nutrizione personalizzata: basi molecolari e genetiche". Attualmente lavora come microbiologa nel Laboratorio Analisi dell'Ospedale Fatebenefratelli di Roma e insegna Microbiologia Clinica presso l'Università di Tor Vergata. Esercita anche attività privata di nutrizionista.
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