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08 Apr 2021

Toxoplasmosi: 5 cose da sapere per proteggersi

Stefania Porcelli

Stefania Porcelli
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Una piccola creatura, il protozoo parassita “Toxoplasma Gondii”, causa una malattia chiamata Toxoplasmosi.
Il parassita ha dimensioni così piccole da non poter esser osservato a occhio nudo ed è in grado di colpire sia gli animali che noi umani, svelandoci il significato del termine “zoonosi”. Infatti, è in grado di infettare diverse specie animali, tra cui mammiferi, uccelli e rettili ma soltanto nei felini, soprattutto nel gatto, può compiere il suo ciclo vitale completo. Nell’intestino del gatto si formano delle oocisti, una forma del parassita che viene espulsa nell’ambiente esterno attraverso le feci, dove può rimanere attiva fino a 15 mesi nel suolo.
Ma come si trasmette questo parassita, e soprattutto, noi come possiamo proteggerci? Ecco le 5 principali cose da sapere.

 

1.    Come si trasmette all’uomo?

 

La via principale di trasmissione è il consumo di carne cruda o poco cotta contenente delle cisti, vescicole con all’interno un’altra forma vitale del parassita, che s’incistano a livello muscolare in bovini, ovini, suini che hanno contratto l’infezione.
Un’altra possibilità di infezione avviene tramite il consumo di frutta e verdura crude o lavate male, contenenti oocisti su un terreno contaminato.
Talvolta può essere lo stesso gatto infetto a emetterle nel terreno o nella lettiera e, accidentalmente, può capitare di toccare questo materiale infetto e portare le mani alla bocca, trasmettendo così il parassita.

2.    Cosa succede quando una persona si ammala? E in gravidanza?

Dipende dal soggetto che viene colpito! In soggetti immunocompetenti (individui il cui sistema immunitario risponde bene all’infezione) la toxoplasmosi decorre generalmente in modo asintomatico, o causa sintomi simili all’influenza. In caso di soggetti immunocompromessi, invece, l’evoluzione può essere molto grave poiché la risposta immunitaria dell’organismo contro la toxoplasmosi è insufficiente, anche sotto terapia.
Un’altra possibilità è rappresentata dall’infezione verticale dalla madre al feto durante la gravidanza. Qualora l’infezione si verifichi per la prima volta durante lo sviluppo dell’embrione o del feto, gli effetti possono essere aborto, malformazioni o gravi lesioni cerebrali.

3.    In gravidanza è necessario allontanare il gatto di casa?

 

Assolutamente no, sfatiamo questo mito! Il gatto si infetta predando animali come topi o uccelli o mangiando carne cruda di animali infetti o con oocisti eliminate con le feci da altri gatti. Una volta che si infetta, elimina le oocisti con le feci per 2 settimane, una sola volta nella vita. Inoltre le oocisti non sono subito pericolose, hanno bisogno di almeno 2-5 giorni per acquisire la capacità infettante, a seconda anche della temperatura e umidità dell’ambiente! Ecco perché non è necessario allontanare il gatto domestico, sebbene è consigliabile adottare delle precauzioni in gravidanza:

•    Alimentare il gatto con cibi cotti o mangimi
•    Evitare il contatto con le sue feci
•    Pulire la lettiera usando i guanti e asportare la sabbia della cassetta giornalmente per evitare la maturazione delle oocisti eventualmente presenti nelle feci
•    Evitare di far pulire la lettiera alla donna in gravidanza
•    Evitare il contatto con gatti randagi, soprattutto cuccioli perché hanno una più alta probabilità di essere infetti

 

4.    Come possiamo proteggerci dalla toxoplasmosi?

Possiamo adottare le normali misure igieniche quali: lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo, cuocere molto bene le carni ed evitare il consumo di carni crude o poco cotte, insieme a salumi crudi poco stagionati, frutti di mare crudi, latte non pastorizzato e uova crude.

 

5.    Piccola curiosità: e se ad essere infettato è il topo, cosa succede?

 

Quando il topo si infetta modifica il suo comportamento scettico e sospettoso verso il suo rivale: il gatto! Inizia a fidarsi e diventa, facilmente, la sua preda.
Tuttavia, il meccanismo con cui il parassita altera questo comportamento non è ancora chiaro e al momento ci sono solo tante ipotesi.
Tra le possibili spiegazioni: il modo in cui il sistema immunitario dell’ospite risponde all’infezione oppure un possibile coinvolgimento di proteine prodotte dallo stesso parassita, in grado di danneggiare in modo permanente alcuni centri cerebrali, come quello dell’olfatto e della memoria.

Per approfondire:

•    https://www.izsvenezie.it/documenti/comunicazione/materiale-editoriale/1-comunicazione-scientifica/appunti-scienza/toxoplasmosi.pdf
•    Elsheikha H.M. (2008). Safer food for pregnant women: practices and risks, Public Health, 122, 1407-1409
•    https://www.cdc.gov/parasites/toxoplasmosis/index.html

Stefania Porcelli
Stefania Porcelli
Stefania Porcelli è laureata in Medicina veterinaria e si sta specializzando in Malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria. Attualmente è stagista all’Istituto Pasteur di Parigi e frequenta il corso “Comunicare la Scienza” dell’Università di Bari.
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