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04 Ago 2021

Una malattia dei coralli causata dalle navi?

Matteo Galasso

Matteo Galasso
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La rapida diffusione della malattia della perdita di tessuto dei coralli duri (Stony coral tissue loss disease – SCTLD), spesso mortale per i coralli, secondo una nuova ricerca potrebbe essere collegata alle acque di zavorra delle navi.

 

Cos’è la malattia della perdita di tessuto dei coralli duri?

 

Identificata per la prima volta in Florida nel 2014, tra il 2018 e il 2019 la Stony coral tissue loss disease è stata osservata anche nel mar caraibico, nei pressi di luoghi quali Giamaica, Bahamas e in numerosi altri Paesi. Questa malattia può infettare circa 30 diverse specie di coralli duri causandone la distruzione del tessuto molle, che a sua volta ne determina la morte in un lasso di tempo che varia tra le poche settimane (per i coralli più piccoli) fino, al massimo, a un paio di anni (per i coralli più grandi).
Ad oggi non si è ancora identificata la causa di questa malattia, sebbene si sospetti sia un batterio, e un nuovo studio condotto da alcuni ricercatori del Perry Institute for Marine Science avanza la teoria che le navi commerciali, con la loro acqua di zavorra, possano essere responsabili di una propagazione così rapida della malattia SCTLD.

 

Come fanno le acque di zavorra a diffondere la malattia?

Le acque di zavorra vengono utilizzate per stabilizzare le navi durante la navigazione e durante le operazioni di carico e scarico delle merci. Spesso vengono prelevate in una zona sottocosta, per poi essere scaricate nel porto di destinazione della nave.
Nell’acqua di zavorra, però, sono presenti anche microrganismi difficili da filtrare (batteri, uova, larve, piccoli invertebrati, ecc.); si verifica quindi una migrazione di organismi che costituisce un pericolo per l’ecosistema, con possibili conseguenze di tipo ambientale, economico e sanitario.
Per cercare di limitare il problema, nel 2017 l’Organizzazione Marittima Internazionale ha implementato la “Convenzione Internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra e dei sedimenti”, che regola lo scarico di queste acque.

 

Nuovi obiettivi di ricerca per salvare i coralli

I ricercatori del Perry Institute, attraverso il loro studio, hanno evidenziato come, per quanto riguarda i coralli duri nelle zone di New Providence e delle Bahamas, «la quantità di colonie sane aumenta all’aumentare della distanza dal porto», mentre è presente «una maggiore quantità di colonie morte nelle zone più vicine al porto».
Bisognerà quindi continuare a monitorare e studiare la malattia, per la quale ancora non si conosce una cura, anche se trattamenti mediante somministrazione di antibiotici quale l’Amoxicillina sono in grado di ridurre la mortalità dei coralli, pur non rappresentando una soluzione definitiva. Alcuni scienziati hanno anche creato delle banche di geni per alcuni coralli cosicché, una volta trovata una cura, questi possano essere trapiantati.

 

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Per Sarah Fangman, soprintendente del Florida Keys National Marine Sanctuary, «il ristabilimento delle specie di coralli più resilienti e degli individui più forti di queste specie sarà il futuro delle barriere coralline in Florida».

 

Per saperne di più:
https://www.theguardian.com/environment/2021/jul/22/deadly-coral-disease-sweeping-caribbean-linked-to-wastewater-from-ships
https://sanctuaries.noaa.gov/news/aug18/coral-disease-mystery-florida-keys.html

 

Immagine di copertina: copyright FWC Fish and Wildlife Research Institute – Flickr

Matteo Galasso
Matteo Galasso
Matteo Galasso è laureato in biotecnologie e appassionato di comunicazione. Ha frequentato il corso "Comunicare la Scienza"  dell’Università di Bari e attualmente è a Cracovia per un progetto del Corpo europeo di solidarietà (ESC), dove svolge l'attività di social media manager e organizzatore di eventi in un'associazione per lo sviluppo e l'integrazione giovanile.
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