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21 Mag 2021

Una terapia anti-cancro con estratti dalle piante e luce solare

Giorgia Miolo

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La particolare combinazione di alcuni estratti vegetali e luce solare porta a risultati sfruttati sin dall’antichità per curare e abbellire. Oggi i ricercatori sono al lavoro per proporre terapie funzionanti contro il cancro.

 

Gli antichi Egizi e la vitiligine

Già nel 2000 a.C. gli Egizi usavano gli estratti della pianta Visnaga maggiore – nome scientifico Ammi majus, lontana parente delle carote – per colorare le macchie di vitiligine sulla pelle. L’effetto si otteneva solo esponendo le lesioni leucodermiche alla luce solare perché la pianta contiene la molecola ammoidina capace di attivare le cellule dell’epidermide, i melanociti.

 

Creme solari al bergamotto

Una molecola simile, il bergaptene, ottenuta dalla spremitura delle bucce di bergamotto, è stata negli anni impiegata per le sue proprietà abbronzanti come ingrediente per le creme solari. Tuttavia, l’uso diretto dell’olio di bergamotto come abbronzante è altamente sconsigliato per possibili effetti foto-cancerogeni a lungo termine, derivanti dall’azione diretta sul DNA delle cellule degli psoraleni – la famiglia di molecole a cui appartengono ammoidina e bergaptene.
L’azione di queste molecole in combinazione con la luce è stata infatti studiata largamente perché si legano irreversibilmente al DNA bloccandone la duplicazione; ed è sempre la luce responsabile della formazione dei legami con i filamenti di DNA. Le ragioni per cui non possiamo usare l’olio di bergamotto per abbronzarci sono le stesse per cui gli psoraleni vengono utilizzati – in combinazione con la luce UVA nella terapia PUVA stabilita nel 1974 – nel trattamento della psoriasi, una malattia della pelle caratterizzata da iperproliferazione cellulare.

 

Combattere le malattie autoimmuni con l’ammoidina

Negli anni ’80 alcuni ricercatori americani scoprirono che la combinazione luce UVA-ammoidina induce un effetto immuno-modulatorio nel paziente trattato con una terapia extracorporea, detta fotoferesi. Non è completamente noto il meccanismo alla base di tale attività, ma si è capito che l’ammoidina è in grado di legarsi al DNA dei leucociti, causandone la morte programmata (apoptosi); quando questi leucociti vengono poi reinfusi nel paziente, essi inducono una risposta immunitaria in grado di combattere una serie di patologie autoimmuni, come la sclerosi sistemica e la dermatite atopica, compreso il rigetto post trapianto d’organo (cuore o polmone).

 

La terapia del cancro attivata da raggi X e psoraleni

Più recentemente, l’attenzione dell’attività degli psoraleni in combinazione con la radiazione elettromagnetica si è rivolta alla loro potenziale applicazione nella cura dei tumori solidi non facilmente raggiungibili dalla luce solare. L’ultimissima e molto promettente applicazione di queste molecole è la cosiddetta Terapia del cancro attivata da raggi X e psoraleni (XPACTX-ray Psoralen Activated Cancer Therapy). In questa terapia, la luce UVA necessaria a legare gli psoraleni al DNA di un tumore solido viene generata attraverso raggi X. Questa radiazione penetra nei tessuti, raggiunge gli organi affetti dal tumore – polmoni, fegato, prostata – e attiva dei modulatori di energia, in precedenza assimilati dal paziente insieme agli psoraleni, in grado di emettere luce UVA. La reazione fra psoraleni e DNA viene quindi attivata solo localmente.  
I primi pazienti trattati, finora solo cani con tumori del cavo orale, hanno mostrato una completa remissione della malattia in poche settimane, facendo ben sperare.
Gli psoraleni provenienti da diverse piante potranno quindi essere usati nel trattamento del cancro? Molto probabilmente sì, basterà accendere la luce.

 

 

Immagine: Copyright Dwight Sipler – Flickr

Giorgia Miolo
Giorgia Miolo
Giorgia Miolo si è laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche a Padova e ha conseguito il Dottorato di ricerca in Scienze Farmaceutiche, svolgendo parte del periodo di ricerca alla Yale University. È professore associato all’Università di Padova. Dopo aver ricoperto il ruolo di Presidente della Società Italiana di Fotobiologia, è ora Tesoriere della European Society for Photobiology (ESP) e Vice-President della International Union of Photobiology (IUPB).

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