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15 Dic 2020

Vaccino per il Covid-19 non obbligatorio: una scelta giusta?

Ruggiero Quarto

Ruggiero Quarto
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Con tono pacato e sicuro, il Ministro Roberto Speranza in audizione in Parlamento il 2 dicembre scorso ha annunciato: «Al momento non è intenzione del governo disporre l’obbligatorietà della vaccinazione». Sembra così, che durante la presentazione della strategia vaccinale in Italia, sia stato sciolto uno dei nodi fondamentali della campagna, elemento chiave per uscire dalla crisi provocata dal virus SARS-CoV-2.
Ma se sul virus, sulle possibili cure per il COVID-19 e sui vaccini è stato forte e onnipresente il “dibattito scientifico”, sulle strategie per raggiungere l’immunità di gregge i commenti sono spesso carenti di dati. La disputa su obbligatorietà o volontarietà, ha infatti aperto tante discussioni, ma quasi nessuna ha preso in considerazione le analisi sulle coperture vaccinali ottenute in passato.

 

Gli studi sull’obbligatorietà in Europa

Sul tema dell’obbligatorietà è stato prodotto nel 2016 un approfondito report nell’ambito di ASSET, un progetto europeo che si è occupato specificatamente delle pandemie e della loro gestione, di cui fanno parte, tra gli altri, le scienziate italiane Roberta Villa ed Eva Benelli. Nel report Compulsory vaccination and rates of coverage immunisation in Europe, vengono messe a confronto le diverse strategie (obbligatorietà e volontarietà) per prevenire tre differenti malattie: morbillo, poliomielite e pertosse. Mettendo a confronto strategie diverse sui vaccini, si arriva alla conclusione che nei Paesi in cui si opta per l’obbligatorietà dei vaccini non c’è una copertura vaccinale maggiore rispetto a quelli che scelgono la volontarietà.

 

Le raccomandazioni dell’OMS

A tal proposito si è recentemente espressa anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità durante l’ultima global COVID-19 press conference in cui alcuni dei membri dell’OMS hanno espresso la posizione dell’istituzione sul tema. «Ci sono pochissimi casi in cui i vaccini sono obbligatori e di solito si riferiscono alla vaccinazione per i bambini» ha detto Mariângela Simão, assistente direttore generale per l’accesso ai medicinali, «finora non abbiamo questa esperienza con gli adulti, ma crediamo che sia molto meglio lavorare sulle campagne di informazione». Kate O’Brien, direttrice del dipartimento vaccini e immunizzazione, ha aggiunto: «Penso che una delle cose che aiuti davvero le comunità e le persone che devono prendere decisioni in merito alla vaccinazione, è la fiducia che hanno nella provenienza delle informazioni».

 

La strategia vaccinale italiana

La strategia annunciata dal Ministro della Salute italiano sembra quindi essere in linea con i risultati degli studi e con le raccomandazioni della più importante istituzione sanitaria a livello mondiale. Inoltre, questo tipo di approccio ha sicuramente il merito di evitare, almeno per il momento, le critiche e le polemiche di chi ha parlato in questi mesi di dittatura sanitaria, ma soprattutto disinnesca il meccanismo di sovraesposizione mediatica che avrebbe portato i No-Vax sotto i riflettori di tutti i media.
Per raggiungere un numero sufficiente di persone immunizzate grazie al vaccino, al fine di arrivare alla tanto agognata immunità di gregge, il governo italiano ha davanti ora la sfida della fiducia. Una fiducia che deve essere costruita seguendo un paradigma diverso rispetto ai toni paternalistici che hanno contraddistinto la comunicazione istituzionale fino ad oggi. L’informazione e la primula di Boeri potrebbero non bastare e non essere efficaci nel far cambiare idea agli scettici. Serve innanzitutto un’operazione di trasparenza e condivisione: si deve garantire l’accessibilità ai dati e agli studi che hanno portato alla produzione dei vaccini e, nel caso questi non siano stati messi a disposizione dalle aziende farmaceutiche, il governo ha l’obbligo di chiederli.
Puntare sulla non obbligatorietà dei vaccini è un approccio che può rivelarsi vincente solo se tutti i cittadini e le cittadine si sentiranno coinvolti e responsabili, decidendo di essere protagonisti di un momento epocale: quello in cui l’umanità ha avuto la meglio su un virus che l’ha messa in scacco per un anno intero.

Ruggiero Quarto
Ruggiero Quarto
Ruggiero Quarto, classe ’93, è laureato in Scienza e Tecnologia dei Materiali. Da sempre interessato alle implicazioni che la scienza ha sulla società e sui processi sociali. Ha lavorato presso la Cittadella Mediterranea della Scienza di Bari come divulgatore scientifico. Si occupa di politica, è consigliere comunale della sua città natale, ed è un attivista dell’ARCI.
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