Vari studi hanno evidenziato in maniera unanime che le epidemie hanno avuto pesanti ripercussioni dal punto di vista della salute mentale, sia in termini di aumentata morbilità psichiatrica (cioè frequenza di disturbi o problemi mentali) nelle persone sottoposte a misure di contenimento sanitario come isolamento o quarantena (Brooks et al., 2020), che di aumentata incidenza di disturbi mentali (soprattutto disturbo da stress post-traumatico, disturbi d’ansia e depressivi) nelle persone contagiate che sono riuscite a sopravvivere alla malattia (Mak et al., 2009; Keita et al., 2017). Si nota inoltre un aumentato distress psicologico, burnout e patologia psichiatrica franca nei medici e infermieri impegnati sul fronte dell’emergenza sanitaria (Chen et al., 2005; Lancee et al., 2008).
In particolare, sono pesanti gli effetti psicologici dei provvedimenti di lockdown o distanziamento sociale anche su chi non ha diagnosi psichiatriche pregresse. Si registra un’azione convergente (multicentrica) di vari fattori, che provocano uno stress mentale. E, come abbiamo visto qui, ci sono ricadute indirette della pandemia da Covid-19, conseguenze delle azioni di prevenzione sanitaria che comportano sempre sacrifici individuali e sociali.
Alcuni effetti della pandemia sulla nostra salute
Fra le conseguenze dirette del virus assistiamo a fenomeni complessi e stratificati quali:
• Comportamenti fobici da contaminazione (da agenti infettivi e tossici)
• Problematiche relazionali e affettive
• Deprivazione sessuale e affettiva
• Alterazioni del comportamento alimentare
• Paralisi dei decisori comportamentali: fight or flight (reazione di attacco o di fuga di fronte al pericolo, con conseguente senso di impotenza che può diventare rabbiosa)
• “Burnout collettivi” (una sindrome allargata che sfocia in disordini di piazza più o meno strumentalizzati)
• Clima generale di sconforto versus speranza nei confronti dell’ignoto
Ci sono inoltre, come è ovvio, alterazioni del funzionamento individuale:
• Ansia
• Depressione
• Insonnia
• Irritabilità
Non trascurabile, aggiungo io, è la riduzione della profondità del campo visivo, con impossibilità prolungata di messa a fuoco all’infinito in un ambiente confinato (visione ristretta con esperienza miopica depressogena).
Questi comportamenti anomali corrispondono all’alterazione di alcune aree di funzionamento psicosociale tra cui: disturbo post-traumatico da stress e disturbo dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e fobico-panico (intendendo per spettro un insieme di fenomeni caratterizzati da sintomi psichici e fisici, che vanno da comuni e transitorie espressioni emotive fino a veri e propri disturbi).
Chi sono i soggetti più a rischio?
Le risposte allo stress possono variare da individuo a individuo, e sono condizionate da:
• frequenza, intensità e durata dell’esposizione allo stress;
• proporzione tra gravità della situazione oggettiva e risposta del soggetto;
• grado di sofferenza soggettiva determinato dall’ansia;
• grado di compromissione che tale condizione determina sul funzionamento psicosociale di una persona;
• età, sesso (prevalenza femminile), condizione sociale (spazio abitativo disponibile).
I fattori di rischio per la salute mentale sono:
– isolamento sociale;
– solitudine;
– trauma.
Ma ci sono anche fattori “protettivi”, come ad esempio:
– uso di Internet, smart working, social network;
– coping (tecniche di riduzione dell’ansia e della paura);
– crescita post-traumatica (“ciò che non uccide, mi rende più forte”);
– capacità di resilienza.
Si è ipotizzato che Internet e i social media possano svolgere infatti un ruolo tampone nello sviluppo dei sintomi psichiatrici. È possibile che i contatti e le interazioni online limitino gli effetti negativi dell’isolamento sociale. Inoltre, Internet può rappresentare la cornice ideale per fornire interventi di supporto attraverso le applicazioni di salute tele-mentale.
Inoltre, se da un lato solitudine, isolamento e separazione sono le grandi emozioni che preoccupano le persone che si confrontano con questa pandemia – insieme al fatto che la pandemia è di per sé ignota – dall’altro libertà, fantasia, pensare assieme e confrontarsi empaticamente possono aumentare la nostra resilienza psichica di gruppo.
Appare evidente che la pandemia e la quarantena possono avere un impatto negativo sulla salute mentale (anche se parlerei più di “equilibrio mentale”).
Si prevede, quindi, un aumento dei sintomi psichiatrici e dei problemi di salute mentale nella popolazione generale… che non significa necessariamente esordio di malattia.
Ricordiamo inoltre che la pandemia di Covid-19 si inserisce in un quadro più ampio di problemi globali, come il cambiamento climatico, anzi nasce proprio dalla devastazione ambientale causata dall’uomo nell’habitat terrestre. E allora occorre fermarci a valutare le conseguenze delle nostre azioni e cambiare percorso, finché siamo in tempo.