Il 26 marzo 2021 è stato pubblicato uno studio inglese che contiene la più grande raccolta di dati sull’efficacia degli interventi governativi nella seconda ondata di Covid-19. Sono chiamati NPI (non-pharmaceutical interventions) e rimangono lo strumento principale per il controllo a breve termine delle infezioni soprattutto nelle zone dove i vaccini hanno raggiunto soltanto una minoranza della popolazione. I risultati di questo articolo scientifico sono uno strumento utile per l’azione politica dei governanti.
I dati raccolti coprono 114 regioni di 7 Paesi europei (Austria, Repubblica Ceca, Inghilterra, Germania, Italia, Paesi Bassi e Svizzera) e hanno preso in considerazione il periodo dal 1° agosto 2020 al 9 gennaio 2021. Molti Paesi hanno applicato una serie di misure di contenimento contemporaneamente per cui potrebbe essere difficile individuare gli effetti dei singoli interventi. Un insieme di dati raccolti in più nazioni ha permesso di superare tale difficoltà.
Chiusure e scuola: cosa dicono i dati?
Alcuni interventi hanno avuto un impatto forte sulla diminuzione del parametro Rt. Questo è l’indice che esprime la probabilità di trasmissione tra un soggetto infetto e uno suscettibile, cioè una persona che non è malata e non possiede alcuna protezione dal virus. La misura che risulta più efficace secondo i dati raccolti è la chiusura delle imprese che ha portano a una riduzione del 35% del Rt.
Altre misure efficaci dal punto di vista epidemiologico sono state le chiusure di ristoranti, pub e bar con una riduzione stimata del 12%. Un effetto sostanzialmente simile c’è stato in seguito alla chiusura dei locali notturni, tra i primi a dover abbassare le serrande all’inizio della seconda ondata.
La scuola è stata fra gli argomenti più discussi nel dibattito politico. Nella prima ondata si è visto che la chiusura degli istituti di istruzione è stata tra le misure più utili per il contenimento del contagio iniziale. Mentre nella seconda ondata i dati dimostrano un effetto molto più contenuto. Le ipotesi degli studiosi è che le misure di sicurezza adottate all’interno delle scuole come sanificazione degli spazi, screening rapidi e riduzione delle dimensioni dei gruppi classe abbiano reso la scuola un luogo più sicuro.
Il coprifuoco è davvero necessario?
Il decreto legge del 22 aprile 2021 ha stabilito le misure per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali. Tra i punti più discussi nell’opinione pubblica del cosiddetto decreto Riaperture c’è stata la conferma del coprifuoco tra le 22 e le 5.«È giusto riaprire […] ma serve prudenza. La scelta delle 22 permette maggiori controlli per il rispetto delle regole e dipende dall’osservazione di ciò che è accaduto in alcuni Paesi dove lo spostamento del coprifuoco ha avuto effetti sulla circolazione del contagio fra la popolazione che è più attiva e circolante», queste sono le parole del Sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.
Molti studi dicono che è complicato stabilire la reale efficacia della misura del coprifuoco nello studio perché è suscettibile di interagire con altre NPI attive. Addirittura uno studio greco ha rilevato che il coprifuoco adottato alle 18 ha portato a più affollamento negli spazi interni che possono facilitare la diffusione della malattia.
Questo ci dice che le ricerche scientifiche sono uno strumento fondamentale ma non possono darci tutte le risposte che vorremmo.