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12 Dic 2014

Agricoltura, faccia un bel respiro profondo…

Franco Miglietta

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Il recente aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera è stato ben rappresentato dall’andamento seghettato che ha in questo grafico. Un trend che ha trovato una nuova interpretazione in uno studio pubblicato di recente su Nature.

Il recente aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera è stato ben rappresentato dall’andamento seghettato che ha in questo grafico. Quelle oscillazioni seguono i cicli annuali e poiché gran parte delle terre emerse si trova nell’emisfero boreale, esse seguono il ciclo stagionale del Nord del mondo. In primavera/estate, quando l’emisfero è tutto verde e ricco di fogliame, la concentrazione di CO2 nello strato di atmosfera più vicina a terra diminuisce per effetto della fotosintesi terrestre. L’inverso accade in autunno/inverno, quando una buona parte della biomassa vegetale accumulatasi nella bella stagione si degrada e viene riemessa in atmosfera come CO2. Questa danza a ciclo stagionale si sussegue nel tempo e a essa si sommano le emissioni di CO2 causate dall’uomo con la combustione di risorse fossili, con la produzione di cemento e con la modifica dell’uso del suolo. Ne viene fuori una linea ondulata che sale, sale, sale e sembra ormai destinata a salire ancora.

 

Il respiro dell’agricoltura?

In un articolo comparso il 20 novembre sulla rivista Nature, Josh Gray della Boston University, insieme a sei colleghi di Usa e Canada, ha evidenziato un fatto già noto, ma ne ha proposto un’interpretazione molto interessante. Il fatto noto è che l’oscillazione stagionale nella concentrazione di CO2 atmosferica è diventata, nel tempo, sempre più ampia: la distanza fra ogni punto di minimo e di massimo all’interno dell’anno è aumentata, suggerendo che sia diventato via via più ampio il flusso bidirezionale degli ecosistemi terrestri che assorbono CO2 in estate e la rilasciano in inverno. Effetto del clima che cambia, di un ciclo dell’acqua sempre più veloce accoppiato a un generale recupero della vegetazione terrestre, si era detto in passato. L’interpretazione di Gray e collaboratori è invece che quell’aumentata ampiezza altro non è che un respiro sempre più profondo della produzione agricola globale. In effetti, ci spiegano gli autori, la produzione di commodities agricole è aumentata del 240 per cento negli ultimi trent’anni e facendo bene i conti questo aumento è alla base della crescita dell’ampiezza dell’oscillazione stagionale della CO2 atmosferica. Il respiro dell’agricoltura era di 900 milioni di tonnellate di CO2 nel 1961 mentre oggi è di 3,3 miliardi di tonnellate. Una quota compresa fra il 17 e il 25 per cento dell’intero respiro annuale della biosfera terrestre.

 

Un nuovo parametro

Impariamo allora due cose nuove: l’uomo con la sua attività ha tracciato un altro segno visibile nel sistema globale e che ora abbiamo un nuovo parametro sintetico che ci sarà molto utile per capire in anticipo se la produzione agricola futura sarà sufficiente a nutrire l’umanità. La sintesi di Gray e colleghi ci suggerisce inoltre che se noi riuscissimo a sequestrare in modo sostenibile una frazione della CO2 che sta alla base del profondo respiro del sistema agrario planetario, avremmo anche trovato una delle chiavi in grado di aprirci il futuro della mitigazione. C’è già chi sta lavorando su questo, e presto vedremo cosa propone…

Franco Miglietta
Franco Miglietta
Dirigente di ricerca CNR-IBIMET di Firenze, coordinatore di FoxLab (CNR e Fondazione E.Mach San Michele a/Adige). PhD a Wagenigen (NL), si occupa di problemi legati alla sostenibilità, con riferimento al tema del cambiamento globale, della mitigazione e del ruolo della vegetazione. È autore di oltre 120 lavori scientifici su riviste internazionali.
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