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24 Nov 2014

Come nascono i nomi dei numeri naturali

Bruno D’Amore

Bruno D’Amore
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Durante uno dei miei viaggi in zone impervie del Sud America, ho avuto la grande fortuna di conoscere un gruppo di intellettuali Shuar ai quali il governo federale aveva dato il compito di cercare di salvare il salvabile di una cultura oramai in inarrestabile declino. Tanto in declino che non esistono ormai più anziani che ricordino i nomi dei numeri oltre il 5.

Durante uno dei miei viaggi in zone impervie del Sud America, ho avuto la grande fortuna di conoscere un gruppo di intellettuali Shuar ai quali il governo federale aveva dato il compito di cercare di salvare il salvabile di una cultura oramai in inarrestabile declino. Una cultura tanto in declino che non esistono ormai più anziani che ricordino i nomi dei numeri oltre il 5.

 

Dunque, i nomi shuar da 1 a 5 sono:

  • 1 chikchik
  • 2 jimiar
  • 3 menaint
  • 4 aintiuk
  • 5 ewej

 

Queste parole scritte sono solo il tentativo di rendere i corrispondenti suoni in spagnolo dei nomi shuar dei numeri da 1 a 5, dato che non esiste una lingua shuar scritta. A quel punto per dare cifre ai numeri successivi, dal 6 in poi, si decise di usare le cifre arabo-indiane. Ma i nomi… che nomi dare?

Si decise allora di optare per nomi tratti dalla lingua quotidiana shuar, in modo tale da richiamare le forme delle cifre:

 

  • 6 è ujuk, cioè coda di scimmia;
  • 7 diventa tsenken, il nome di un particolare gancio per raccogliere la frutta;
  • 8 diventa yarush, cioè formica regina;
  • 9, infine, diventa usumtai, cioè indice della mano destra. Infatti, forse non tutti gli Europei sanno che in tutta l’America (tranne il Brasile) quando si accompagna la successione dei numeri da 1 in poi con un movimento delle dita, si comincia dal mignolo della mano sinistra, cosicché al pronunciare il numero 9 si solleva proprio l’indice della mano destra. 

 

Mi sono sempre chiesto se questo modo di attribuire nomi ai numeri non sia stato già utilizzato da popolazioni più antiche delle quali non abbiamo più traccia. La parola italiana “quattro” potrebbe quindi significare chissà che cosa in fenicio o in una qualche lingua indoeuropea!

Inoltre, più per curiosità:

  • 10 si dice nawe, cioè piede; infatti volendo contare oltre il dieci, giacché le dita delle mani sono finite, si devono usare le dita dei piedi;
  • 100 si dice, in modo augurale, washim e cioè trappola per i pesci (più il contenuto sperato che non la forma);
  • 1000 si dice nupanti cioè molto;
  • un milione è amuchat, cioè quasi impossibile da contare.

 

Bibliografia

D’Amore B. (2002), “Matematica in alcune culture sudamericane. Un contributo all’Etnomatematica”, Bollettino dei docenti di matematica, 44, 39-46.

 

Bruno D’Amore
Bruno D’Amore
Laureato in matematica, in filosofia e in pedagogia, PhD in Mathematics Education, PhD honoris causa in Social Sciences and Education, critico d'arte, attivo come docente e direttore di tesi presso il dottorato in Educación Matemática presso l'Università Distrital "Francisco José de Caldas" di Bogotà.
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