L’ISPRA ha reso pubblico sul proprio sito il Rapporto sullo stato delle conoscenze riguardo alle possibili relazioni tra attività antropiche e sismicità. Il documento è stato redatto da ricercatori dello stesso ente con la collaborazione di personale di INGV, CNR, OGS, Dipartimento Protezione Civile e Ministero dello sviluppo economico.
L’ISPRA ha reso pubblico sul proprio sito il Rapporto sullo stato delle conoscenze riguardo alle possibili relazioni tra attività antropiche e sismicità. Il documento è stato redatto da ricercatori dello stesso ente con la collaborazione di personale di INGV, CNR, OGS, Dipartimento Protezione Civile e Ministero dello sviluppo economico. Il documento fornisce un elenco di tutto quello che è stato fatto in Italia relativamente a studi di sismicità indotta, da analisi di singoli casi a banche dati che possono essere utili per studiare il fenomeno, fino alle attività di divulgazione scientifica.
Particolarmente importante la tabella riassuntiva degli episodi noti.
Sono stati divisi in due categorie: Documentato, quando esiste una pubblicazione scientifica/rapporto tecnico che propone una relazione documentata di causa/effetto e Ipotizzato: quando esiste una pubblicazione scientifica/rapporto tecnico che ipotizza una correlazione.
I casi di sismicità indotta
In tutto sono noti sei casi di sismicità indotta da grandi invasi idrici artificiali, cinque episodi legati alla geotermia, tre a sfruttamento di idrocarburi e uno da attività di miniera. La situazione è stata fotografata a fine giugno, e già ci potrebbero essere dei cambiamenti: per i casi legati allo sfruttamento di idrocarburi, dopo il documento pubblicato dal Laboratorio Cavone, la correlazione statistica proposta dal rapporto ICHESE non trova corrispondenza in un rapporto-causa effetto, mentre il caso Montemurro/Costa Molina passa da ipotizzato a documentato per un lavoro di imminente pubblicazione su Geophysical Research Letters.
L’importanza dei dati pubblici
Infine va fatto notare come questo rapporto cerchi di porre il problema in una giusta prospettiva per cui non è vero che qualsiasi attività umana induca sismicità, ma è altrettanto inutile negare che mai i terremoti siano dovuti all’azione antropica. Il problema centrale rimane quello della disponibilità di dati pubblici: “Grazie alla migliorata soglia di completezza della RSN INGV si può escludere che, negli anni recenti, eventi importanti siano andati persi. Negli anni precedenti al 1980, invece, il livello di detezione della rete non era altrettanto adeguato; inoltre, molti dati dei monitoraggi realizzati dai concessionari non sono stati resi pubblici. Pertanto, da un lato potrebbero esserci casi non noti di impianti che hanno prodotto eventi e, dall’altro, per lo stesso motivo, casi non noti di impianti che non hanno indotto/innescato sismicità”.
Il rapporto cita due casi in cui i dati pubblici hanno mostrato che attività umane di sfruttamento del sottosuolo non hanno indotto sismicità, ma ci sono almeno altri sei casi in cui questa mancata correlazione viene semplicemente annunciata senza che si siano resi verificabili i dati.
