Il servizio geologico degli Stati Uniti (USGS) ha deciso di incorporare la sismicità indotta nelle stime di pericolosità sismica, normalmente valide per la sola sismicità naturale. Nei mesi scorsi è stata predisposta una nuova mappa in tal senso, che è stata presentata in occasione del convegno annuale della Società Sismologica Americana.
Da alcuni anni negli Stati Uniti si è assistito a un aumento esponenziale dei terremoti registrati nella porzione centrale del Paese, prevalentemente tra Texas, Oklahoma, Arkansas, Nuovo Messico e Colorado. Questo aumento di sismicità è stato causato dalle massicce operazioni di iniezione di acque reflue derivanti dalle operazioni di fracking e per una piccola percentuale (10-15 per cento degli eventi con magnitudo minore) dallo stesso fracking. L’anno scorso nella località di Prague (Oklahoma) si è avuto il terremoto sinora più intenso, che ha raggiunto una magnitudo pari a 5.6 e ha causato anche alcuni danni strutturali alle abitazioni.
Il servizio geologico degli Stati Uniti (USGS) ha deciso di incorporare la sismicità indotta nelle stime di pericolosità sismica, normalmente valide per la sola sismicità naturale. Nei mesi scorsi è stata predisposta una nuova mappa in tal senso, che è stata presentata in occasione del convegno annuale della Società Sismologica Americana. I valori di pericolosità in parte dell’Oklahoma sono ora confrontabili con quelli della California, lo stato più sismico degli USA.
Sismici indotta e scelte antisismiche
Come si è arrivati a questo risultato? Si tratta di un ragionamento interessante perché fa capire come le stime di pericolosità sismica siano solo in parte una impresa scientifica, ma si incontrino/scontrino con le decisioni politiche su quali siano i rischi accettabili. Nello studio USGS sono citati e raccolti molti altri lavori di questi ultimi anni che dimostrano come:
- C’è un nesso casuale tra alcune operazioni di reiniezione e sismicità indotta
- La massima magnitudo che si è verificata in diversi casi studiati è proporzionale al volume dei fluidi re-iniettati, e aumenta con la durata delle operazioni
- La sospensione delle operazioni di re-iniezione porta in breve tempo alla scomparsa della sismicità indotta
Queste osservazioni potrebbero portare a una semplice strategia di riduzione/eliminazione della pericolosità da sismicità indotta, dato che sarebbe sufficiente usare solo i pozzi che non producono sismicità, tenerli monitorati e ridurre/sospendere le operazioni quando si manifestino aumenti dei tassi di sismicità o delle magnitudo. Questo tipo di strategia è quello previsto in Italia, dove il fracking non esiste ma ci sono altre attività antropiche che possono indurre sismicità e il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato delle linee guida per il monitoraggio che prevedono azioni “a semaforo” (al livello rosso le operazioni sono sospese).
Una politica discutibile
Negli USA invece si è scelta una strada diversa. Gli autori del rapporto USGS hanno ipotizzato che le operazioni non si fermino, con conseguente aumento dei volumi iniettati e quindi con aumenti dei tassi di attività e delle massime magnitudo attese. Il risultato è che si arriva a magnitudo oltre 6 e con attività comparabile alla California, ed ecco perché la pericolosità è così elevata. Il problema per i cittadini dell’Oklahoma è ora duplice. Da un lato sanno di vivere in edifici nettamente inadeguati dal punto vista antisismico, dall’altro dovranno affrontare notevoli costi aggiuntivi per gli edifici nuovi. Il paradosso è che se per qualsiasi motivo il fracking si fermasse (per esempio i bassi prezzi del petrolio non lo rendessero più conveniente), la sismicità tornerebbe ai bassi livelli degli anni scorsi e si sarebbero spesi inutilmente molti dollari per la progettazione/adeguamento antisismico degli edifici.