Sono stati recentemente pubblicati su riviste internazionali i risultati di interessanti ricerche condotte da due gruppi italiani. Una di esse, in particolare, dimostra che potrebbe essere possibile prevedere quanto ‘grande’ sarà un terremoto sin dalle sue primissime fasi.
Sono stati recentemente pubblicati su riviste internazionali i risultati di interessanti ricerche condotte da due gruppi italiani. Una di esse, in particolare, dimostra che potrebbe essere possibile prevedere quanto ‘forte’ sarà un terremoto sin dalle sue primissime fasi.
Non tutti i terremoti nascono uguali
Su Nature, una ricerca di studiosi dell’Università di Napoli Federico II, ha infatti fornito una prima risposta a un quesito tra i più intriganti della sismologia: quando un terremoto ha inizio, si può prevedere quanto sarà grande? Secondo alcune teorie, tutti i terremoti nascerebbero uguali, e a far sì che alcuni siano di piccola magnitudo mentre altri diventano mostri tipo quello del Giappone del 2011, sono le condizioni di sforzo e resistenza che la frattura incontra durante la sua propagazione, in maniera quindi del tutto impredicibile. Il lavoro dei ricercatori napoletani ha invece mostrato come fin dalle prime fasi ci siano evidenze che distinguono quelle che saranno piccole scosse dai terremoti catastrofici. I terremoti non nascono quindi “uguali” ma sono figli del processo deformativo che li genera, e tanto maggiore è la deformazione iniziale, maggiore sarà l’energia che il terremoto è in grado di liberare.
Segnali dal sisma
Sul Bollettino della Società Sismologica Americana i ricercatori del CNR-IMAA e dell’Università di Bari hanno mostrato invece un esempio di come un terremoto non causi solo onde sismiche, ma sia un processo in grado di generare altri segnali più difficilmente misurabili. Le variazioni del campo elettromagnetico sono ultimamente spesso al centro di ricerche sul loro possibile ruolo di precursori sismici, con evidenze spesso discordanti. Non lascia invece dubbi la registrazione ottenuta durante la scossa di magnitudo 5 nel massiccio del Pollino nell’ottobre 2012: i ricercatori hanno potuto registrare un segnale contemporaneo al terremoto che, grazie alla elevata frequenza di campionamento, è correlabile al sismogramma registrato nello stesso luogo ma mostra un anticipo nell’arrivo del segnale elettromagnetico rispetto alle onde sismiche grazie proprio alla minore velocità di propagazione di queste ultime.
Vantaggi per l’early warning
Entrambe queste ricerche potrebbero avere ricadute pratiche: nei sistemi cosiddetti di “early warning” si cerca di localizzare il terremoto e stabilirne la magnitudo il prima possibile: avere segnali elettromagnetici o meccanici che precedono l’arrivo o la generazione delle onde sismiche potrebbe aggiungere secondi preziosi ai sistemi di allarme.