Ci vorranno alcuni mesi prima di poter leggere le motivazioni della sentenza che ha modificato le condanne inflitte in primo grado ai membri della Commissione Grandi Rischi e ad altri esperti presenti alla riunione all’Aquila pochi giorni prima del terremoto del 2009. In attesa di conoscere in dettaglio cosa ha convinto i giudici ad assolvere sei imputati su sette, si possono fare alcune considerazioni.
Ci vorranno alcuni mesi prima di poter leggere le motivazioni della sentenza che oggi ha modificato le condanne inflitte in primo grado ai membri della Commissione Grandi Rischi ed ad altri esperti presenti alla riunione all’Aquila pochi giorni prima del terremoto del 2009. In attesa di conoscere in dettaglio cosa ha convinto i giudici ad assolvere 6 imputati su 7, si possono fare alcune considerazioni.
La sentenza di primo grado ipotizzava un accordo tra tutti i partecipanti per un esito concordato della riunione verso una “rassicurazione” della popolazione che avrebbe costituito la causa di numerosi decessi di persone che avrebbero abbandonato il loro atteggiamento prudenziale nei confronti degli eventi sismici, ravvisando anche una comune causa “antropologica” nei comportamenti dei cittadini.
Cosa significa la sentenza di appello?
La sentenza di appello stabilisce differenze sia di ruolo tra gli imputati che di comportamento delle vittime. Viene condannato infatti il solo ex vice capo dipartimento della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, stabilendo così una distinzione tra esperti di rischio sismico e comunicatori del rischio stesso, e la condanna riguarda un reato che avrebbe causato solo parte delle vittime. Ribadendo che è necessario aspettare le motivazioni della sentenza e la decisione della Procura dell’Aquila circa il rinvio a giudizio del Capo Dipartimento che non era tra gli imputati, si possono comunque smentire tutti coloro che in queste ore lamentano che con questa sentenza le morti a L’Aquila non avrebbero più alcun responsabile.
Responsabili e processi ancora in corso
Con molto meno interesse dei media e della Rete si sono celebrati diversi processi a progettisti e costruttori mentre altri sono ancora in corso. Ricordiamo che per il crollo della Casa dello Studente ci sono state quattro condanne, per il crollo della Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila due condanne e per i crolli degli edifici privati di via Francesco Rossi e via Sturzo altre due condanne.
Si è così stabilito che il principale nesso causale con la morte delle vittime erano i crolli dovuti alla cattiva qualità di progetti, costruzioni e ristrutturazioni – verità ovvia e scomoda, poco assolutoria per i molti che avrebbero dovuto vigilare, che hanno speculato o che semplicemente si erano disinteressati del problema sismico pur vivendo in una città con una elevata pericolosità sismica.
