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24 Set 2014

Quanto siamo in grado di conoscere i terremoti?

Marco Mucciarelli

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Il recente terremoto che ha colpito la Napa Valley in California ha smontato alcuni miti. A vedere scaffali di bottiglie di vino ribaltati o botti che sono ruzzolate per tutta la cantina vengono in mente le immagini delle forme di parmigiano rovinosamente cadute in seguito al terremoto dell’Emilia. Sembra che nemmeno nella tanto osannata California la prevenzione sismica sia adeguata…

Il recente terremoto che ha colpito la Napa Valley in California ha smontato alcuni miti. A vedere scaffali di bottiglie di vino ribaltati o botti che sono ruzzolate per tutta la cantina vengono in mente le immagini delle forme di parmigiano rovinosamente cadute a seguito del terremoto dell’Emilia. Sembra che nemmeno nella tanto osannata California la prevenzione sismica sia adeguata, se si sono persi beni per milioni di dollari per la mancanza di piccoli strumenti che avrebbero potuto impedire i danni, come i fissaggi a pareti e pavimenti degli scaffali. A rendere ancora più preoccupante il quadro sono due notizie. La prima viene da Dave Schwartz, uno dei padri della paleosismologia che ammette senza troppi giri di parole che il terremoto è avvenuto lungo una faglia sconosciuta, nella zona più studiata al mondo. La seconda viene da un servizio dell’agenzia Reuters che rileva come molti californiani non si siano intenzionalmente assicurati contro il terremoto, ritenendo che il prezzo dei premi fosse sproporzionato alle coperture offerte, e sperano ora nell’aiuto economico del governo federale.

 

La percezione del rischio dei terremoti distruttivi

A causare questa situazione sono stati sicuramente i prezzi molto alti delle assicurazioni ma ha giocato un suo ruolo anche la percezione del rischio. I terremoti distruttivi sono eventi rari e difficilmente entrano nella vita di una persona più di una volta. Diventa così molto difficile elaborare una percezione soggettiva corretta della probabilità associata al rischio. A complicare le cose concorre spesso l’attenzione che viene data d una sola delle componenti del rischio e cioè la pericolosità, ovvero la probabilità che in un certo luogo entro un certo tempo si verifichi un terremoto di una data magnitudo. E’ il caso di alcune ricerche di cui si è molto parlato nelle settimane scorse che tentano di stimare la probabilità che un terremoto accada in Italia entro un tempo breve (una settimana) fornendo mappe degli incrementi di probabilità per il territorio nazionale. In una recente intervista gli autori del metodo hanno dichiarato che “Le decisioni da prendere rimangono una scelta… del singolo, a cui però verranno fornite raccomandazioni”. Purtroppo per prendere una decisione bisognerebbe essere informati sulle conseguenze del sisma, poiché a parità di magnitudo i potenziali danni sono influenzati da altri parametri del terremoto non predicibili (profondità, direttività delle onde, ecc.), dalla amplificazione causata dai terreni superficiali e soprattutto dalla qualità delle costruzioni. Mentre la mappa di pericolosità è diventata familiare a molti italiani, quella del rischio sismico lo è molto meno, anche per l’assenza di una mappa ufficiale di questo tipo. Diversi studi hanno prodotto dei prototipi, ma i dati sulla vulnerabilità degli edifici a scala nazionale sono ancora approssimativi. Quello che è certo che zone a simile pericolosità presentano un rischio sismico molto differenziato, come si può vedere dalla figura sotto.

 

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Marco Mucciarelli
Marco Mucciarelli
Laureato in Fisica, dal 1998 è stato professore associato di Geofisica della Terra Solida presso l'Università della Basilicata. Dal luglio 2012 è stato Direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale. Si è occupato di sicurezza sismica di grandi strutture, sismicità indotta e microzonazione sismica. Scomparso nel 2016, è stato un divulgatore brillante, che si è speso con passione per aumentare la consapevolezza sul rischio sismico in Italia.
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