Il 2019 è iniziato con una spiacevole notizia: il primo gennaio, nei laboratori dell’Università delle Hawaii, a Manoa, è venuto a mancare George. Mollusco arboricolo, era l’ultimo membro conosciuto della specie Achatinella apexfulva. Perché la morte di una piccola chiocciola è così importante da meritare numerosi articoli e il cordoglio della comunità scientifica? George è, suo malgrado, il simbolo di una Natura danneggiata e che sta divenendo sempre più minacciata e povera a causa dell’azione dell’uomo.
Il 2019 è iniziato con una spiacevole notizia: il primo gennaio, nei laboratori dell’Università delle Hawaii, a Manoa, è venuto a mancare George. Mollusco arboricolo, era l’ultimo membro conosciuto della specie Achatinella apexfulva. Perché la morte di una piccola chiocciola è così importante da meritare numerosi articoli e il cordoglio della comunità scientifica? George è, suo malgrado, il simbolo di una Natura danneggiata e che sta divenendo sempre più minacciata e povera a causa dell’azione dell’uomo.
Chiocciole hawaiane: un esempio di biodiversità
Un tempo chiocciole come George erano ubiquitarie nelle isole delle Hawaii e proprio Achatinella apexfulva fu la prima specie a comparire negli scritti degli esploratori giunti sul posto nel XVIII secolo. Le conchiglie di questi invertebrati decoravano il lei – la tipica ghirlanda di benvenuto hawaiana – donato negli anni ’80 del Settecento al capitano inglese George Dixon. In passato erano presenti più di 750 specie di chiocciole arboricole, così tante da poter essere raccolti 10.000 esemplari in un giorno, come riportano i documenti del XIX secolo. Un tripudio di colori e forme, un piacere non solo per la vista ma per la salute dell’intero ecosistema di cui erano parte. La differenziazione – una volta giunte sull’isola – aveva portato anche alla suddivisione di compiti, ruoli ecologici: alcune erano decompositrici, altre si occupavano della “pulizia” delle foglie sugli alberi, nutrendosi di alghe e funghi, probabilmente proteggendo da eventuali patogeni le piante che le ospitavano. Le chiocciole non temevano predatori naturali e, anche dopo l’avvento dei topi dovuta all’arrivo dei polinesiani, la loro abbondanza non era stata compromessa. Ma ecco che, nel 1955, fu introdotta la lumaca lupo (Euglandina rosea) per controllare la popolazione, nutrendosene, di chiocciole giganti africane, rilasciate sul luogo per errore. Euglandina rosea preferì cibarsi delle chiocciole autoctone. Anche i cambiamenti climatici, purtroppo, hanno peggiorato una situazione già precaria, distruggendone l’habitat per via di condizioni più secche.
George l’eremita
Dal 1955 a oggi, la lumaca lupo ha banchettato con i molluschi arboricoli locali cancellando il 90% della diversità delle chiocciole hawaiane. Nel tentativo di salvarle, nel 1980, gli scienziati hanno iniziato a raccogliere alcuni esemplari e a portarli in laboratorio, in cattività, nella speranza che si riproducessero. Nel 1997 giunsero negli spazi dell’università 10 esemplari di Achatinella apexfulva, due dei quali furono i genitori di George. Gli venne dato questo nome in onore di Lonesome George, la testuggine dell’isola di Pinta, nelle Galapagos: un maschio, anch’esso l’ultimo sopravvissuto della sua specie. Sì, perché anche George la chiocciola rimase solo nei terrari a temperatura e umidità controllati e sempre pieni di cibo, nella speranza che riuscisse a sopravvivere e moltiplicarsi. Per generare prole, gli individui di Achatinella apexfulva devono raggiungere l’età giusta e incontrare un altro adulto, nonostante siano ermafroditi: infatti, pur avendo sia l’apparato genitale maschile, sia quello femminile, hanno bisogno di un consimile per la riproduzione. Dopo 14 anni di solitudine, George ci ha lasciati e con lui la speranza di salvare la sua specie.
Estinzione: una strada senza ritorno…forse
George è, però, diventato il simbolo della lotta contro la perdita di biodiversità, contro l’estinzione di altre specie di chiocciole, animali che hanno lo svantaggio di non creare una grossa eco come altre. Su National Geographic, Rebecca Rundell, biologa dell’evoluzione presso la State University di New York che si è occupata del mollusco, ha commentato: “La crisi dell’estinzione delle chiocciole terrestri non ha avuto molta visibilità, nonostante queste specie siano una parte importante della vita sulla terra. E se iniziano a estinguersi, vuol dire che c’è qualcosa di profondamente compromesso nell’ambiente che ci sostiene”.
Non tutto sembra completamente perduto: nel 2017, un frammento di un paio di millimetri del corpo di George era stato spedito agli scienziati del San Diego Zoo Institute for Conservation Research’s, per conservarne il DNA nel caso, in futuro, si riesca a clonarlo. In realtà una magra consolazione perché non servirà riportare in vita George e altri suoi simili se non ci saranno più luoghi in cui potranno vivere e prosperare come succedeva prima che l’uomo alterasse il loro ambiente, distruggendo la pace della loro casa.
Approfondite i temi trattati nella news, acquistando e leggendo l’articolo “Tutelare la biodiversità” di Michele Zanetti, pubblicato nel numero di ottobre 2015 di Sapere.
Immagine di copertina: George, ultimo esemplare di Achatinella apexfulva, morto il 1 gennaio 2019. Credits: Hawaii DLNR (Department of Land and Natural Resources).