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09 Gen 2018

Soft robot: la rivoluzione morbida

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Vi ricordate di Baymax? Era il tenerissimo robot-infermiere del film di animazione Big Hero 6: un gigante bianco costruito con un materiale morbido. Questo simpatico personaggio era un esempio di soft robot. Scopriamo insieme cos’è la robotica soffice e quali sono i suoi campi di applicazione.

Vi ricordate di Baymax? Era il tenerissimo robot-infermiere del film di animazione Big Hero 6: un gigante bianco costruito con un materiale morbido. Questo simpatico personaggio era un esempio di soft robot. Scopriamo insieme cos’è la robotica soffice e quali sono i suoi campi di applicazione.

 

Imitare la natura

 

La soft robotics – in italiano “robotica soffice” – è un ramo della robotica che si occupa della costruzione di macchine con materiali morbidi e deformabili, in grado di fornire prestazioni migliori nell’interazione con gli esseri umani e con l’ambiente che le circonda. La robotica soffice è anche fortemente legata alla biorobotica, disciplina dedicata allo sviluppo di dispositivi intelligenti ispirati alla natura e ai suoi principi: potersi allungare, deformare e anche mimetizzarsi, proprio come fanno animali e piante, fa di questi automi del futuro degli strumenti che cambieranno le prospettive di molti settori della ricerca.

 

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Octopus e i suoi amici

 

Il polpo, il maestro del camouflage, con le sue straordinarie capacità di movimento, è stato subito preso come modello nelle ricerche di robotica soffice: l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) hanno pubblicato nel 2012, sulla rivista Advanced Robotics, i risultati ottenuti nella realizzazione del prototipo di un robot, Octopus, che avesse le capacità di locomozione e di manipolazione del cefalopode. Sempre ispirato a questo animale è Octobot, un robot interamente morbido, realizzato con una stampante 3D da un team di ricercatori di Harvard.
Anche il mondo vegetale ha contribuito all’ideazione di questo nuovo tipo di macchine. Un esempio è il progetto Plantoid, sempre dell’IIT, all’interno del quale sono stati realizzati robot capaci di imitare il comportamento delle radici. Queste ultime sono munite di sensori utili al monitoraggio e alla bonifica di suoli inquinati.

 

Un po’ come Baymax

 

Quelli citati sono solo alcuni esempi di robot soffici e, come avrete potuto intuire, le loro caratteristiche li rendono particolarmente versatili. Sono stati sviluppati di recente, dal Massachusetts Institute of Technology, robot trasparenti in idrogel, in grado di muoversi perfettamente sott’acqua. Oltre all’applicazione in ambito ambientale, potrebbero essere utilizzati con successo in chirurgia, per manipolazioni di tessuti e organi che richiedano maggiore delicatezza. Sono numerosi i progetti legati alla riabilitazione come particolari guanti ed esoscheletri.

Studi ambientali, strumenti per l’ispezione di aree colpite da disastri naturali o antropici e, soprattutto, interazione e assistenza di esseri umani (proprio il compito per cui era stato creato il bianco e morbidissimo Baymax): i robot soffici saranno parte integrante di un futuro che non sembra più così remoto.

 

Desiderate conoscere altri robot un po’ speciali? Acquistate il numero di dicembre di Sapere e leggete l’articolo “Il futuro dei robot è componibile” contenuto nella sezione News.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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