Sono tante le applicazioni tecnologiche del grafene ma gli scienziati della Northwest University hanno pensato che la sua versatilità potesse essere declinata anche in un ambito che, almeno in apparenza, sembra più frivolo: la tintura dei capelli. Probabilmente, durante i loro primi esperimenti, ispirati da pura curiosità, non avrebbero mai immaginato che i risultati sarebbero stati il contenuto di un articolo pubblicato nella rivista Chem.
Sono tante le applicazioni tecnologiche del grafene ma gli scienziati della Northwest University hanno pensato che la sua versatilità potesse essere declinata anche in un ambito che, almeno in apparenza, sembra più frivolo: la tintura dei capelli. Probabilmente, durante i loro primi esperimenti, ispirati da pura curiosità, non avrebbero mai immaginato che i risultati sarebbero stati il contenuto di un articolo pubblicato nella rivista Chem.
Una nuova soluzione per nascondere i capelli bianchi
Il grafene è uno strato monoatomico di atomi di carbonio, posizionati in maniera tale da formare una struttura cristallina a celle esagonali (a nido d’ape). Utilizzato soprattutto in elettronica, questo materiale sembra ora promettente in un ambiente molto lontano dai laboratori dove viene prodotto e adoperato da anni: il mondo dell’estetica e, in particolare, quello della cura dei capelli. Il grafene, di colore nero, può fornire una nuova strategia per la tintura dei capelli, dando un contributo non solo sull’effetto cromatico ma anche diminuendo la loro fastidiosa elettricità statica grazie alle proprietà conduttive.
Cosa succede con le normali tinture?
I nostri capelli sono ricoperti da cuticole esterne e, nelle normali tinture permanenti, ammoniaca o ammine organiche sono adoperate per sollevare questa specie di scaglie e permettere alle molecole di colore di inserirsi velocemente al di sotto. Potrete immaginare come questo processo indebolisca il capello, rendendolo più fragile. Questo tipo di danno è peggiorato dall’acqua ossigenata utilizzata per dare il via alla reazione che sintetizza la tinta una volta che il pigmento è nel capello. Il grafene, al contrario, ricoprirebbe il capello anziché penetrarlo: i fogli sottili e flessibili di questo materiale si adatterebbero alla struttura del capello e, oltre a tingere, dissiperebbero l’elettricità statica grazie alle loro proprietà.
Nell’immagine capelli non trattati (a sinistra), trattati con una tintura attualmente in commercio (al centro) e tinti con il grafene (a destra). Tutti i campioni sono stati strofinati con un foglio di plastica per indurre l’effetto elettrostatico. Credits: Chong Luo
La caratteristica più importante è un’altra: le scaglie di grafene sono di una dimensione tale da non poter essere assorbite dalla pelle, come invece succede con altre molecole di colore, rendendo questo trattamento più sicuro per la salute umana.
Il futuro del grafene nell’industria cosmetica
La durata pari a circa 30 lavaggi e la possibilità di creare differenti sfumature completano un quadro giù positivo per l’adozione futura del grafene in campo tricologico. Quanto dovremo aspettare per trovarlo dai nostri parrucchieri o sugli scaffali di un supermercato? Siamo ancora in fase sperimentale ma, Jiaxing Huang, scienziato dei materiali e autore dell’articolo riguardante questo studio, ha affermato: “Per le tinture per i capelli la proprietà più importante del grafene è il suo essere nero. Si può avere un grafene che è scadente per applicazioni elettroniche di alta qualità ma che è perfetto per questo scopo. Perciò credo che questa applicazione possa trarre vantaggio dal prodotto corrente così com’è ed è per questo che l’uso come tinta potrà divenire realtà molto prima di altri progetti già proposti”.
Dopo aver parlato di capelli, vi raccontiamo qualcosa riguardo ciò che è nascosto sotto di loro: il nostro cervello. Se siete curiosi, acquistate il numero di agosto 2017 di Sapere e leggete l’articolo di Monica Marelli “Il mito del cervello al 10%”.
Immagine di copertina: Capelli biondi prima e dopo essere stati tinti con il pigmento a base di grafene. Credits: Chong Luo