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30 Giu 2020

ASTEROID DAY 2020: opportunità e rischi

Ettore Perozzi

Ettore Perozzi
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Una delle motivazioni alla base della scelta di un mestiere non certo semplice come quello dell’astronauta è il desiderio di trasformare i rischi in opportunità. È un sentire comune a quello della comunità che gravita attorno allo studio degli asteroidi e che il 30 giugno celebra l’Asteroid Day. Si tratta di una giornata di riflessione su questi piccoli corpi del Sistema Solare: preziosi testimoni delle primordiali fasi di formazione planetaria, potenziali miniere extraterrestri, minacce cosmiche se in traiettoria di collisione con la Terra. Non a caso la data rimanda all’evento di Tunguska, quando nel 1908 un’esplosione nel cielo della Siberia devastò circa 2000 km2 di foresta e non ebbe conseguenze gravi solo perché avvenne in una regione scarsamente popolata.

 

Approvata la missione Hera

È un Asteroid Day ricco quello di quest’anno. Innanzitutto perché segue la Conferenza Ministeriale dei Paesi membri dell’Agenzia Spaziale Europea, che con cadenza triennale decidono le sue attività. In quella sede è stata approvata la missione Hera, un evento importante perché permetterà all’ESA di partecipare al primo esperimento “in volo” di deflessione asteroidale.
Lo scenario prevede l’invio separato di due sonde: una destinata a schiantarsi su Dimorphos, il satellite dell’asteroide Didymos, mentre l’altra stazionerà attorno a Didymos per studiare e misurare con grande accuratezza gli effetti della collisione. Il cambiamento di traiettoria del satellite sarà infatti indicativo della nostra capacità di “spostare” un corpo celeste di quelle dimensioni (un centinaio di metri), potenzialmente catastrofico a livello regionale.
La NASA realizzerà la sonda-impattore DART (Double Asteroid Redirection Test) che verrà lanciata nel 2021 e porterà a bordo anche il piccolo satellite LICIAcube, realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana, che si separerà dalla sonda poco prima dell’impatto e lo riprenderà in diretta. Sarà poi la volta della missione dell’ESA Hera, che raggiungerà qualche anno dopo il sistema doppio di Didymos per una ricognizione completa.

 

Gli asteroidi sono pericolosi?

Il numero di NEO (Near-Earth Objects – oggetti vicini alla Terra) scoperti nel 2019 ha superato largamente le 2000 unità grazie anche al sempre più significativo contributo del sistema Atlas, formato da due piccoli telescopi a grande campo installati alle isole Hawaii. Fanno ben sperare per quando il telescopio “Fly-Eye”, con il suo specchio di 1 metro di diametro e le sue ottiche particolari frutto della tecnologia italiana, entrerà in funzione. Ma la scoperta non basta per determinare la pericolosità di un oggetto: le dimensioni, la composizione chimica e la struttura interna di un asteroide sono determinanti per valutare l’entità del danno in caso di impatto.
Purtroppo ad oggi solo circa il 20% dei membri della popolazione conosciuta dei NEO possiede dei parametri fisici associati, dal momento che per determinarli è necessario utilizzare grandi telescopi equipaggiati con strumentazione particolare. Per colmare questa lacuna è scesa in campo l’Unione Europea con il progetto NEOROCKS (acronimo di “NEO Rapid Observation, Characterization and Key Simulations”), che raccoglie una vasta comunità di esperti coordinati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Il nome, come si dice in questi casi, è tutto un programma.

 

 

Foto di copertina: la missione Hera (ESA) ha il compito di studiare il cratere provocato dall’impatto della sonda DART (NASA) su Dimorphos allo scopo di mettere a punto le tecniche di deflessione asteroidale (copyright ESA).

Ettore Perozzi
Ettore Perozzi
Laureato in Fisica, si occupa professionalmente di scienze planetarie, missioni spaziali e divulgazione scientifica. Ha scritto articoli e libri di astronomia per ragazzi e per il grande pubblico. E’ socio fondatore della libreria asSaggi. L’asteroide n. 10027 porta il suo nome.
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