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13 Mag 2024

Cielo rosso sull’Italia: la spiegazione del fenomeno

Patrizia Caraveo

Patrizia Caraveo
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Lo spettacolo del cielo rosso che è stato visibile dal Trentino alla Sardegna, alla Puglia nella notte tra il 10 e l’11 maggio è indubbiamente collegato all’alto livello di attività del Sole che si sta avvicinando al massimo del suo ciclo undecennale.

L’attività è dovuta alla regione 3664, formata da oltre 100 macchie solari che dai primi di maggio ha prodotto decine di brillamenti di classe M (quelli medio-alti) per passare il 10 maggio a brillamenti di classe X, i più intensi. Qui una compilazione delle immagini del gruppo di macchie dal 1 al 12 maggio ripreso mentre la rotazione del Sole le fa transitare lungo il disco del Sole.

 

Come nascono le aurore boreali

Durante i brillamenti si verificano fenomeni di riconnessone magnetica che accelerano particelle che poi emettono raggi X e gamma. Inoltre, vengono espulse nubi di plasma, note come CME (Coronal Mass Ejection), che si propagano nello spazio interplanetario. Non viaggiano in linea retta, ma piuttosto seguono delle autostrade magnetiche di forma spiraleggiante tracciate dal moto del vento solare.

Quando la Terra si trova sul cammino della materia che viaggia ad alta velocità, noi veniamo colpiti dalle nubi di particelle cariche che si scontrano con il campo magnetico che protegge il nostro pianeta.

magnetosfera della Terra

Proprio come uno scudo, la magnetosfera viene deformata e si rimpicciolisce senza però cedere alle particelle solari, che riescono a intrufolarsi solo nelle regioni polari. Una volta penetrate, le particelle si trovano a interagire con gli atomi della nostra atmosfera: questi ultimi vengono eccitati e poi, diseccitandosi, emettono luce: le aurore boreali (e australi). Lo spettacolo è suggestivo ed è diventato un magnete turistico che richiama gli appassionati nella parte più a nord della penisola scandinava, dove è più comune poter godere dello spettacolo celeste.

 

Perché il cielo è diventato rosso anche alle nostre latitudini?

Ma la regione 3664 non ha prodotto solo una CME, ne ha liberato diverse molto importanti in rapida successione, portando l’attività solare al livello più alto mai registrato negli ultimi vent’anni, il massimo della scala usata dai fisici solari, il livello G5, altrimenti noto come estremo.

La sequenza di emissioni coronali ha creato una sequenza di altrettante nuvole di particelle destinate a colpire la nostra magnetosfera. Noi non siamo impreparati, i nostri satelliti dedicati allo studio del Sole tengono sotto controllo le CME e possono calcolare quando ci si aspetta che colpiscano la magnetosfera disturbando satelliti, comunicazioni radio e alterando la propagazione del segnale dei GPS, mentre il cielo si illumina.

 

Non aurora boreale, ma SAR

Lo spettacolo del cielo fiammeggiante sopra l’Italia, così straordinario da riempire i social di foto splendide, non è però esattamente un’aurora boreale: è piuttosto un fenomeno di SAR (Stable Auroral Red Arc), sempre dovuto all’intensa attività del Sole ma non direttamente collegato all’ingresso di particelle solari dai poli del campo magnetico terrestre.

La protagonista è la fascia di van Allen più interna, una vasta regione dello spazio circumterrestre a forma di ciambella, centrata grossomodo sopra l’equatore e popolata da particelle cariche intrappolate dal campo magnetico della Terra. In presenza di attività solare molto intensa, la fascia interna, che normalmente è tra 1000 e 12 000 km di altezza, segue la deformazione della magnetosfera e viene spinta più a bassa quota. Qui entrano in gioco fenomeni di risonanza, che accelerano gli elettroni nell’alta atmosfera, i quali eccitano gli atomi di ossigeno che poi emettono radiazione rossa.

Si chiama “arco rosso stabile” perché dura decine di minuti e non varia come fanno di solito le aurore. Si verifica di rado, solo quando l’attività del Sole è almeno a livello G4, perché solo allora la posizione della fascia interna viene spinta abbastanza vicina all’alta atmosfera.

Già sabato sera il Sole si era calmato e il cielo non si è colorato. La supermacchia 3664 si sta avvicinando ora al limbo del Sole e presto non sarà più visibile, ma nessuno può prevedere cosa farà il Sole domani…

 

Patrizia Caraveo
Patrizia Caraveo
È Dirigente di Ricerca all'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Dal 1997 è Professore a contratto dell’Università di Pavia, dove tiene il corso di Introduzione all’Astronomia. Astrofisica di fama mondiale, nel 2009 è stata insignita del Premio Nazionale Presidente della Repubblica. Come membro delle collaborazioni Swift, Fermi e Agile ho condiviso per tre volte con i colleghi il Premio Bruno Rossi della American Astronomical Society nel 2007, 2011 e 2012. Nel 2014 è entrata nella lista degli Highly Cited Researchers. Fa parte del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica e delle 100 donne contro gli stereotipi. È Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Per Dedalo ha pubblicato Il cielo è di tutti (2020).
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