L’astronauta Luca Parmitano è un tipo tosto e se qualcuno avesse mai pensato di metterlo in dubbio si sarebbe subito ricreduto vedendolo in azione nei due giorni in cui è passato come un turbine tra le sedi dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e quella Europea (ESA).
L’astronauta Luca Parmitano è un tipo tosto e se qualcuno avesse mai pensato di metterlo in dubbio si sarebbe subito ricreduto vedendolo in azione nei due giorni in cui è passato come un turbine tra le sedi dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e quella Europea (ESA). La mattina del 27 settembre era nella grande sala dell’ESRIN (il centro dell’ESA alle porte di Frascati) per presentare la sua prossima missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Atmosfera piacevolmente informale in cui si respirava soprattutto la sua (e la nostra) emozione per essere stato chiamato al ruolo di comandante della spedizione in partenza il prossimo luglio. Un onore che si riserva appunto ai tipi tosti come lui.
Al centro del palco, coperto da un drappo azzurro, c’è un pannello con il logo della missione da svelare in diretta. Caduto il drappo ci si rende conto che è un logo importante, che ben rispecchia il nuovo afflato verso l’esplorazione umana dello spazio profondo che si respira da qualche tempo nei corridoi delle maggiori agenzie spaziali del pianeta. Si tratta di una patch circolare con al centro i globi stilizzati di Marte e della Luna verso cui punta uno spicchio di Terra, su cui è sospesa la stazione spaziale. Come dire: questa volta ci andiamo per davvero, la nostra missione è solo l’inizio. Non a caso da un lato campeggia la scritta “beyond”, che vuol dire andare oltre.
ISS036-E-016853 (9 luglio 2013) – “Selfie” di Luca Parmitano durante una delle passeggiate spaziali per la missione sulla International Space Station. Credits: NASA
Ci si concede un breve fuori programma perché è anche il quarantaduesimo compleanno di Luca – che risponde agli auguri ricordandoci che 42 è un numero speciale per tutti gli autostoppisti galattici (chi non ha colto l’allusione si affretti a leggere l’opera omnia di Douglas Adams). Gli regalano una grande immagine della Sicilia, la sua terra natale, vista dallo spazio con la dedica: “per un astronauta europeo con passaporto siciliano”. E lui si commuove. Giusto il tempo di riprendersi e lo troviamo all’auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana dove viene presentato in anteprima il documentario EVA 23. Si tratta della ricostruzione puntuale di quello che è successo nella sua prima missione sulla ISS, quando durante una passeggiata spaziale (tecnicamente si indica con l’acronimo EVA-Extra Vehicular Activity e viene numerata sequenzialmente) una perdita del liquido di raffreddamento della sua tuta rischiò di farlo – letteralmente – annegare. L’acqua in assenza di peso tende ad attaccarsi alle superfici come colla e Parmitano dovette rientrare precipitosamente prima che gli sigillasse naso e bocca. Il documentario racconta come all’inizio tutti, anche al centro di controllo missione, avessero sottovalutato il pericolo e solo il suo sangue freddo e la sua abilità hanno evitato la tragedia.
C’è un momento di altissima tensione quando lo si vede già in difficoltà aggrappato all’esterno della stazione spaziale su cui scende improvviso il buio della notte e lui rischia di perdere l’orientamento. A vederlo oggi seduto tranquillamente che ne parla come se fosse (e lo è!) solo uno dei tanti incidenti che possono capitare nel suo lavoro sembra tutto facile (non lo è!). Il giorno dopo, 28 settembre, è la notte europea dei ricercatori e lui è di nuovo lì, a far la spola tra ASI e ESA per accontentare tutti, ma proprio tutti quelli che vogliono scambiare due chiacchiere e fare un selfie con lui oppure per rispondere alle domande di persone di ogni età. Ecco, per andare oltre bisogna essere così, dei tipi tosti.
Immagine di copertina: ISS036-E-016704 (9 luglio 2013) Luca Parmitano partecipa a una sessione EVA. Credits: NASA
