La sonda americana Dawn si sta avvicinando rapidamente all’asteroide – o meglio, al pianeta nano – Cerere ed è emozionante seguire praticamente in diretta sul sito della missione le immagini che si fanno via via più nitide.
La sonda americana Dawn si sta avvicinando rapidamente all’asteroide – o meglio, al pianeta nano – Cerere ed è emozionante seguire praticamente in diretta sul sito della missione le immagini che si fanno via via più nitide. A prima vista la superficie non sembra molto diversa da quella della nostra Luna: una miriade di crateri da impatto e poco più. Eppure questa innocua apparenza nasconde un giallo astronomico riassunto dalla domanda: perché Cerere è senza famiglia? Detta così può sembrare una citazione dal noto libro di Hector Malot, ma vista con l’occhio di un planetologo ha un significato molto meno drammatico.
Le origini degli asteroidi
La gran parte degli asteroidi è il risultato di collisioni catastrofiche tra i corpi celesti che nelle prime fasi di formazione del sistema solare si trovavano nella regione tra Marte e Giove. Colpa del più grande dei pianeti, che con la sua massa ha fatto crescere le velocità relative dei corpi celesti che orbitavano in quella zona, trasformando ogni incontro in uno scontro. La maggior parte degli asteroidi che osserviamo oggi sono dunque frammenti dei corpi celesti originali, ma i loro legami di parentela possono essere svelati analizzandone le somiglianze orbitali. Il primo a raggruppare gli asteroidi in famiglie, fu l’astronomo giapponese Kiyotsugu Hirayama nel 1918 e da allora la fascia degli asteroidi si è riempita di famiglie di ogni tipo: da quelle in cui esiste ancora un progenitore più grande accompagnato da uno stuolo di corpi più piccoli, a quelle in cui la frammentazione è stata invece totale. A completare il quadro, vale la pena citare che in questo scenario anche i meteoriti, che non sono altro che i frammenti più piccoli giunti fino a noi dopo un lungo vagabondare nello spazio. In tutto questo traffico, Cerere (un migliaio di chilometri di diametro) e Vesta (circa la metà) rappresentano due casi molto speciali – non a caso scelti come obiettivi della missione Dawn.
Di cosa è fatto Cerere?
Vesta è il progenitore di una famiglia da cui si ritiene provenga un ben determinato tipo di meteoriti (le HED, dal nome dei minerali che li compongono: howardite, eucrite e diogenite). In effetti quando Dawn è arrivata su Vesta ha fotografato un enorme cratere da impatto (battezzato Rheasylvia) in corrispondenza del polo Sud, confermando così il meccanismo con cui si generano le famiglie asteroidali: collisioni che provocano l’espulsione di frammenti più o meno grandi del corpo originario.
Ma per Cerere il discorso è diverso: per quanto la si cerchi, non sembra avere alcuna famiglia associata. Pensare che sia miracolosamente sfuggita alle collisioni con altri asteroidi è una ipotesi irrealistica e le prime immagini di Dawn lo confermano: i crateri da impatto ci sono, eccome! E allora? L’unica spiegazione plausibile è che la struttura interna di Cerere sia sufficientemente morbida da assorbire gli urti con maggiore efficacia, al punto da minimizzare, se non evitare del tutto, l’espulsione di frammenti significativi. Sul come questo si possa realizzare il dibattito è ancora aperto. Un esteso strato di ghiaccio sotto la crosta o addirittura un oceano liquido potrebbero fare al caso. C’è un indizio in questo senso: nel 2014 il telescopio spaziale europeo Herschel ha rilevato la presenza di vapor d’acqua, interpretata come dovuta a sbuffi che si innalzano dalla superficie di Cerere. Ma l’osservazione non è stata confermata: si è trattato di un abbaglio oppure di un fenomeno occasionale? Sarà compito di Dawn dirimere la questione: occhio quindi alle future immagini… potrebbero esserci delle sorprese!
[Immagine: Cerere, credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA]