Qualcuno avrà certamente notato che ogni sei mesi, immancabilmente, una qualche agenzia spaziale lancia trionfalistici comunicati stampa annunciando la scoperta dell’acqua su Marte. Un fatto alquanto strano, dato che una cosa può essere scoperta solo una volta e che l’esistenza di acqua nell’atmosfera marziana fu dimostrata dall’astronomo americano Vesto Slipher nell’ormai lontano 1903.
Qualcuno avrà certamente notato che ogni sei mesi, immancabilmente, una qualche agenzia spaziale lancia trionfalistici comunicati stampa annunciando la scoperta dell’acqua su Marte. Un fatto alquanto strano, dato che una cosa può essere scoperta solo una volta e che l’esistenza di acqua nell’atmosfera marziana fu dimostrata dall’astronomo americano Vesto Slipher nell’ormai lontano 1903.
Una scoperta… periodica
Eppure, come può dimostrare facilmente anche una ricerca su Internet, negli ultimi dieci anni, l’acqua marziana è stata (ri)scoperta almeno una ventina di volte. Certo, si potrebbe obiettare che molti di questi comunicati si riferivano alla presenza di tracce di acqua sulla superficie, altri alla scoperta di permafrost (un miscuglio di terreno e ghiaccio) nel suolo marziano, ma anche tenendo conto di tutte le possibili permutazioni, il fatto che una cosa venga scoperta così tante volte e, soprattutto, con cadenza semiperiodica (in genere ad aprile e novembre), fa sorgere qualche dubbio sulla buonafede dei ri-scopritori.
A caccia di fondi
La spiegazione deve essere cercata nella perversa interazione tra le agenzie spaziali, gli enti che finanziano la ricerca e l’opinione pubblica. Gli ingenti costi delle missioni spaziali richiedono infatti l’acquisizione di un ampio consenso e, in un’epoca dominata dall’analfabetismo scientifico, convincere la classe politica e l’opinione pubblica a erogare i fondi necessari non è semplice. Di certo l’uomo della strada non riterrebbe prioritario investire in una missione finalizzata a studiare la geochimica marziana mentre, invece, riterrebbe estremamente più interessante investire in una missione avente per obiettivo la scoperta di vita extraterrestre. Ed ecco quindi che, periodicamente, gli uffici stampa delle agenzie spaziali sfruttano l’ingenua equazione acqua=vita per conquistare le prime pagine dei giornali e sensibilizzare politici e opinione pubblica. Una semplice operazione di marketing che viene ripetuta ogni sei mesi, in corrispondenza delle richieste di finanziamento presentate dagli enti spaziali ai governi. Occorre quindi rassegnarsi: fino a quando la cultura scientifica non si sarà diffusa in strati più ampi della popolazione, l’acqua su Marte continuerà a essere scoperta. Ancora.
