La statunitense Henrietta Swan Leavitt (1868-1921) ha rivoluzionato la storia dell’astronomia e della cosmologia, ponendo le basi per l’astronomia moderna. Eppure, come molte donne dell’epoca, è rimasta dietro le quinte per tutta la vita.
Chi era Henrietta Swan Leavitt?
Lavorava come “computer umano”, una delle donne “calcolatrici” che misuravano e catalogavano le osservazioni stellari all’Osservatorio di Harvard gestito da Edward Pickering.
Non poteva usare il telescopio – era pur sempre una donna e come tale, si pensava allora, limitata nel suo raggio di azione – ma si guadagnò l’attenzione di Pickering per come svolgeva il suo lavoro; di conseguenza venne messa a catalogare le stelle variabili, ossia quelle stelle che modificano la propria luminosità nel tempo. Divenne presto la sovrintendente dell’importante progetto del catalogo Draper.
Il legame tra luminosità e periodo di una stella
Nel 1912, dopo aver studiato e identificato 1777 stelle variabili, in particolare le cosiddette Cefeidi, finalmente scrisse le sue conclusioni descrivendo la correlazione esistente tra luminosità e periodo di una stella: il logaritmo del periodo è direttamente correlato al logaritmo della luminosità della stella. Questa relazione periodo-luminosità è detta appunto legge di Leavitt e ha permesso di fare enormi progressi nel calcolare le distanze stellari.
Lottando con problemi familiari e di salute, oltre che con i pregiudizi legati all’essere donna, si fece conoscere per la sua scrupolosa dedizione: era considerata da molti colleghi “la migliore mente” dell’Osservatorio di Harvard, e forse tra le più brillanti al mondo.
Un Nobel mancato
Secondo i più importanti astronomi dell’epoca, Hubble in primis, risultati così fondamentali avrebbero meritato il Nobel; e il matematico svedese Mittag-Leffler la propose addirittura ufficialmente per il premio, peccato che Henrietta fosse morta pochi anni prima.
A lei sono però dedicati un cratere della Luna e l’asteroide 5383 Leavitt.
A Firenze una mostra in onore di Henrietta Swan leavitt
Dal 2013 Design of the Universe dedica ogni anno diversi progetti alle donne e al loro status nella società contemporanea, analizzato attraverso il prisma dell’arte e della cultura contemporanea. Le Giornate Internazionali rappresentano occasioni per riflettere sulla disuguaglianza: guardare indietro nel tempo permette di ricordare le numerose imprese compiute da donne straordinarie in vari settori nel passato.
La storia di Henrietta Swan Leavitt, quasi dimenticata, ci incoraggia a proseguire su questo cammino e proiettarci verso un futuro che trae vantaggio dalle formidabili lezioni di coloro che ci hanno precedute.
Come già il progetto precedente sulla matematica Ada Lovelace Byron, anche questo progetto ideato e curato da Elisabeth Vermeer, diffonde nel modo più ampio i fatti storici legati all’evoluzione della scienza, ma non perde la sua matrice semiotica. Lo dimostra il titolo preso in prestito da Shakespeare (Amleto, secondo atto, seconda scena): «Doubt thou the stars are fire». William Shakespeare è infatti dalla parte della scienza, lo afferma l’astronomo Peter Usher, della Pennsylvania State University, che vede in Shakespeare un precursore del nuovo ordine universale e della posizione dell’uomo in questo sistema.
Il progetto si svolge contemporaneamente in due versioni. Per ricordare l’importanza vitale di mostrare l’arte in presenza del pubblico, la Galleria Immaginaria e Libreria Punto Einaudi in Via Guelfa, a Firenze, si è resa disponibile a ospitare due mostre degli artisti Mick Finch, docente della University of the Arts, Central Saint Martin di Londra, e Marilena Faraci, artista e psicoterapeuta, dall’11 al 21 febbraio 2021.
Allo stesso tempo Design of the Universe presenta un video-catalogo che contiene i contributi scientifici e culturali dedicati a Henrietta Swan Leavitt, con la conferenza dell’astrofisica Francesca Matteucci (Università di Trieste, INAF e Accademia dei Lincei), che si occupa frequentemente, al di là della sua ricerca, anche del ruolo delle donne in astronomia.
I collaboratori del progetto
Contribuisce al progetto l’astrofisica Ginevra Trinchieri (INAF Osservatorio Astronomico Brera, Milano) con un intervento sulla situazione delle scienziate e delle ricercatrici in astronomia. Parlano dell’eccellenza delle scienziate Silvia Garambois e Luisiella Sevesi (GiULia Giornaliste, Roma).
Offrono un valore aggiunto molti artisti e attori di Paesi diversi: Patrizia Battaglia, Silvia Bibbo, Uri De Beer, Cri Eco, Eric Nicholson, Farzaneh Rostami, Claire Jeanine Satin, Silvia Zambarbieri, Salvio Capuano, i fotografi di FotoPoesia, Genova con Carlo Accerboni, Fabrizio Cillo, Antonio Di Pace, Riccardo Grezar, Silvia Patruno, Rossella Sommariva, Gian Luigi Suman; le poetesse Milena Buzzoni, Laura Cecilia Garavaglia, Martina Mei, Serena Vestene, Marisa Tumicelli; i cantori Rossana Damianelli e Paolo Fabbroni.
Patrocini e collaborazioni: Università di Trieste; INAF Osservatorio Astronomico Trieste; Accademia dei Lincei; Planetario di Bari; Osservatorio Astronomico di Genova e Astrofili di Montelupo; Università Danilo Dobrina della Terza Età, Trieste; Circolo della Stampa, Trieste; The British Institute of Florence; Deutsches Institut Florenz; D’Iside, Firenze; Casa delle Donne del Mediterraneo, Bari; Matria di Puglia; Donne Inquiete, impegnato dal 2012 nella realizzazione di progetti legati al ruolo delle donne nel campo dell’arte e della scienza. Pubbliche Relazioni Calliope Bureau.