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22 Giu 2021

Il mistero degli ORC: strani cerchi nel cielo

Marco Sergio Erculiani

Marco Sergio Erculiani
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Brillano come fuochi fatui nel mare dell’infinito, evanescenti e leggeri. Visibili soltanto con la coda dell’occhio, labili come certi sfuggenti pensieri che lasciano domande e mistero nella mente di chi li osserva. Si chiamano ORC, e sono batuffoli spaziali di origine ancora ignota.

 

La scoperta degli ORC, Odd Radio Circles

 

Sono stati scoperti nel 2019 da Anna Kapinska, studiando i dati di ASKAP, l’Australian Square Kilometre Array Pathfinder.
Questi oggetti hanno la forma di cerchi spettrali e sono visibili nella banda radio. Sono estremamente deboli e diffusi, come le creature degli abissi, ed altrettanto elusivi. Il termine ORC deriva da “Odd Radio Circle”, proprio per la loro forma anulare.
In particolare il primo ad essere osservato fu ORC1, uno sbuffo di fumo di colore blu/verde appeso come una nuvola sullo sfondo di galassie lontane (nell’immagine).

 

Ma cosa sono questi oggetti così misteriosi?

Per il momento, sappiamo cosa NON sappiamo e cosa NON sono. Sappiamo che non ne conosciamo né la distanza né le dimensioni. Infatti, potrebbero essere oggetti nella nostra galassia grandi qualche anno luce o potrebbero essere lontani nell’Universo e forse milioni di anni luce di diametro.
Sono come i vampiri. Se li osserviamo nella banda ottica non vediamo nulla. Potrebbero essere il risultato di una emissione radio causata da nubi di elettroni, ma allora dovrebbero anche avere una controparte ottica.
Sicuramente non possono essere resti di supernova perché sono lontani da qualsiasi stella. Non possono nemmeno essere anelli di emissione radio posti nelle galassie e generati dalla formazione stellare perché non si vede alcuna galassia sottostante che possa ospitare una nursery di astri. Non potrebbero essere nemmeno i lobi di emissione radio delle radiogalassie, getti di elettroni sparati come fulmini da buchi neri super-massicci perché sono perfettamente circolari.
Infine, nemmeno il paragone con gli anelli di Einstein calza a meraviglia, perché gli ORC sono troppo simmetrici e non ci sono ammassi al suo interno. Gli anelli di Einstein sono infatti generati dal piegamento delle onde radio di una galassia ad opera della gravità di un ammasso di galassie. E quindi?

 

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Un mondo da scoprire

Quindi non assomigliano a niente che si conosce e, come diceva Marcel Proust, «l’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi». Bisognerà quindi battere strade inesplorate, come vaste onde l’urto provenienti da qualche esplosione in galassie lontane, o effetti dovuti agli enigmatici Fast Radio Bursts, collisioni tra stelle di neutroni e buchi neri che generano onde gravitazionali.
Una affascinante teoria di due scienziati russi, che nei film di fantascienza sono i più fighi e bistrattati ma che alla fine hanno sempre ragione, prevede che siano le bocche di wormhole spazio-temporali. Ad oggi ci sono circa 1000 ORC osservati nel cielo, ma ancora nessuna risposta.

 

 

Immagine di copertina: ORC1. Copyright Bärbel Koribalski/ASKAP/Dark Energy Survey

Marco Sergio Erculiani
Marco Sergio Erculiani
Marco Sergio Erculiani è laureato in Astronomia presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia di Padova e ha conseguito il dottorato in Scienze, Tecnologie e Misurazioni Spaziali presso il CISAS, con una tesi sulla simulazione in laboratorio di ambienti esoplanetari per la ricerca dei segnali di vita al di fuori del nostro Sistema Solare. Autore per numerose riviste scientifiche e blog, si occupa da sempre di divulgazione, e collabora a Bologna con l’Istituto Nazionale di Astrofisica dove supporta il gruppo SETI Italia nella ricerca di biomarker e costruzione di strumentazione tecnologica.
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