Skip to main content

29 Giu 2015

Il telescopio “impossibile” di Herschel

Giuseppe Longo

Giuseppe Longo
Leggi gli altri articoli

Home Rubriche Astronomia e spazio

Frederick William Herschel (1738-1822) è stato sicuramente uno dei più grandi astronomi di tutti i tempi. Autodidatta, fu un musicista di successo fino a circa trent’anni quando, dopo la lettura di un libro divulgativo, decise di dedicare tutto il suo tempo libero all’osservazione dei cieli. Costruiva anche telescopi e uno di questi risultò particolarmente difficile da assemblare…

Frederick William Herschel (1738-1822) è stato sicuramente uno dei più grandi astronomi di tutti i tempi. Autodidatta, fu un musicista di successo fino a circa trent’anni quando, dopo la lettura di un libro divulgativo, decise di dedicare tutto il suo tempo libero all’osservazione dei cieli.
Insoddisfatto dalle prestazioni degli strumenti dell’epoca, decise di costruirsi da solo i suoi telescopi e iniziò a usarli con straordinario successo. Nel 1781, la scoperta del pianeta Urano gli permise di abbandonare una volta per tutte la carriera di musicista e di dedicarsi a tempo pieno all’astronomia.
A giudicare dai risultati ottenuti, mai nessuna scelta fu più giusta. Nei quarant’anni successivi scoprì infatti il moto del Sole attorno al centro galattico, misurò la forma della galassia, introdusse il concetto di evoluzione degli oggetti celesti, scoprì molti satelliti e, infine, dimostrò che il Sole emetteva anche una radiazione invisibile all’occhio, dando così inizio all’astronomia infrarossa. Inoltre, essendo divenuto il migliore costruttore di strumenti astronomici dell’epoca, iniziò anche a vendere i suoi apparecchi a governi e ricchi aristocratici, ammassando una notevole fortuna.

 

Il telescopio del castello di Walmer

La vita di Herschel fu talmente ricca e piena di eventi che sarebbe pressoché impossibile riassumerla in poche parole ma tra i tanti episodi che varrebbe la pena raccontare, ce n’è uno particolarmente divertente e interessante perché dimostra come il rapporto tra politici, militari e scienziati sia rimasto sostanzialmente immutato negli ultimi duecento anni.

Nel 1799 in Inghilterra regnava Giorgio III, il primo ministro era William Pitt il Giovane e il sottosegretario agli Affari Esteri era un certo George Canning. A causa delle usuali tensioni con i francesi, Pitt decise di dotare le torri di avvistamento del castello di Walmer, che dominava lo stretto di Dover, con un telescopio particolarmente potente destinato a scorgere eventuali truppe di invasione. Commissionò quindi a Herschel un telescopio adatto allo scopo.

Pochi mesi dopo, il telescopio arrivò al castello, smontato in tanti pezzi che avrebbero dovuto essere assemblati seguendo le dettagliate istruzioni riportate in un opuscoletto di una dozzina di pagine. Chiunque abbia montato un mobile IKEA sa per triste esperienza che le istruzioni sono spesso più chiare a chi le scrive che non a chi le deve seguire e non sarà quindi sorpreso nello scoprire che nessuno tra gli ufficiali e i membri della guarnigione riuscì ad assemblare le varie parti.

 

Chi lo sa montare?

A quel punto, per risolvere il problema, Canning assunse come consulente il poeta Charles Burney che, a suo parere, avendo composto un poema astronomico poteva essere considerato un esperto in possesso delle conoscenze necessarie. Allora come oggi, i consulenti governativi venivano spesso scelti in base a criteri quantomeno dubbi.

Arrivato a Walmer, Burney si trovò in una stanza con il pavimento ricoperto dai pezzi del telescopio e quando Canning gli porse il libretto di istruzioni, si vide perso. Fortunatamente, come si legge nel suo diario “… prima che avessi letto le prime sei righe, arrivò gente e io rimisi [le istruzioni] nel cassetto da cui Canning le aveva prelevate; e a dire il vero lo feci senza alcuna esitazione dato che dubitavo fortemente della mia competenza”.
Sapendo che i potenti sono spesso testardi, soprattutto nel perseguire i propri errori, Burney capì che non avrebbe potuto sottrarsi all’incarico e mandò un’accorata richiesta di aiuto a Herschel chiedendogli se per caso non conoscesse qualcuno nell’area di Walmer che fosse in grado di aiutarlo a montare il telescopio e, in ogni caso, se per caso non fossero disponibili istruzioni più dettagliate e comprensibili. Ma le cose andarono diversamente.

Un paio di settimane più tardi, infastidito dall’evidente incompetenza dei suoi sottoposti, il primo ministro Pitt si recò personalmente al castello per risolvere il problema. Ristette a lungo dinanzi al telescopio del cui assemblaggio erano stati completati solo due dei sei passi richiesti. Ciò che accadde dopo è descritto in una lettera che il comandante dell’avamposto inviò allo stesso Herschel: “… il Signor Pitt ha seguito in modo soddisfacente le vostre istruzioni e quando giunse alle sei regole da voi scritte – delle prime due disse “fin qui siamo nel giusto, ma il montaggio dello specchio piccolo ci sfugge”. Il resto ritenne che non sarebbe stato difficile. E disse che aveva lasciato una persona al lavoro, una persona che sembrava capire bene il problema”.

Inutile dire che il telescopio non fu mai montato e che, dopo qualche mese, anche il suo ricordo fu cancellato.

Giuseppe Longo
Giuseppe Longo
Ordinario di Astrofisica dell’Università Federico II di Napoli, associato al California Institute of Technology, all’Istituto Nazionale di Astrofisica e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nonché membro dell’Accademia Pontaniana, più antica accademia scientifica del mondo. Ha prodotto oltre 300 pubblicazioni scientifiche (più della metà su riviste internazionali) e da oltre un ventennio si occupa di divulgazione scientifica. I suoi interessi di ricerca riguardano la cosmologia osservativa e l’analisi automatica con tecniche di intelligenza artificiale dei dati prodotti dagli strumenti astronomici.
DELLO STESSO AUTORE

© 2024 Edizioni Dedalo. Tutti i diritti riservati. P.IVA 02507120729