Pochi giorni fa, vittima di una fastidiosa influenza, cercavo qualcosa da guardare in streaming e mi sono imbattuto in un film dal titolo improbabile, “The Samurai Astronomer”. Incuriosito, non ho potuto fare a meno di guardarlo e sono stato sorpreso dal fatto che non si trattava del solito film d’azione o di arti marziali, bensì di un piccolo capolavoro in cui sono ricostruite la vita e l’opera di Yasui Santetsu II, anche noto come Shibukawa Shunkai, astronomo imperiale giapponese del XVII secolo e autore di una raffinatissima riforma del calendario.
Pochi giorni fa, vittima di una fastidiosa influenza, cercavo qualcosa da guardare in streaming e mi sono imbattuto in un film dal titolo improbabile, “The Samurai Astronomer”. Incuriosito, non ho potuto fare a meno di guardarlo e sono stato sorpreso dal fatto che non si trattava del solito film d’azione o di arti marziali, bensì di un piccolo capolavoro in cui sono ricostruite la vita e l’opera di Yasui Santetsu II, anche noto come Shibukawa Shunkai, astronomo imperiale giapponese del XVII secolo e autore di una raffinatissima riforma del calendario.
Il significato sociale dei calendari
Ai nostri giorni, sono in molti a ritenere che il calendario sia solo una successione asettiche di date, di Santi e, al più, di fasi lunari. Scomparsi quasi del tutto i calendari murali, oggi bastano un computer o un telefonino per sapere tutto ciò che occorre. Sono in pochi a ricordare che la costruzione di calendari accurati è, sin dai tempi più remoti, un aspetto cruciale della cultura umana.
Tutte le civiltà – dalle tribù neolitiche che hanno costruito Stonehenge, alle civiltà del medio e del lontano oriente, ai Greci, ai Romani, fino ai giorni nostri – hanno investito enormi risorse intellettuali ed economiche nella costruzione di calendari sempre più complessi e in grado di descrivere in modo accurato i ritmi della natura. Il perché è facile comprenderlo.
La vita dell’Uomo e la sua organizzazione sociale, soprattutto in età remote, dipendevano dalla capacità di ricostruire i ritmi della natura e quindi prevedere l’inizio dell’inverno o dell’autunno, l’allungarsi o accorciarsi dei giorni e delle notti, le maree, e molti altri fenomeni. Da questi ritmi dipendevano le migrazioni degli animali, i tempi di semina e di raccolto, i periodi favorevoli per la caccia e molti altri eventi a cui, in ultima analisi, era legata la sopravvivenza di tribù o di intere civiltà. Nel caso degli egizi, per esempio, la costruzione di un calendario accurato consentiva di prevedere con esattezza l’arrivo delle ondate di piena del Nilo e di massimizzarne i benefici, trasformando così quella che potenzialmente avrebbe potuto essere una catastrofe naturale, in una fonte di fertilità e di ricchezza.
Da un punto di vista politico, l’adozione o meno di uno specifico calendario, sanciva la sfera di influenza di un potere temporale o religioso, certificava agli occhi della gente il legame esistente tra i cieli e chi esercitava il potere, permetteva di controllare in vari modi la vita delle popolazioni soggette. Non a caso, infatti, le riforme dei calendari sono sempre state operate da regimi all’acme della loro potenza. Solo plutocrati (poco importa se si trattava di un re, di un imperatore o di un papa) in grado di esercitare un potere assoluto, potevano farlo senza andare incontro a un sicuro fallimento. Si pensi ad esempio, al tentativo di riforma del calendario effettuato dai rivoluzionari francesi. Sebbene fosse un buon calendario, ispirato a criteri razionali e illuministi, esso incontrò tali e tante resistenze da indurre Napoleone ad abbandonarlo immediatamente per ritornare al tradizionale calendario gregoriano.
I numeri dei calendari
Nei secoli, ogni civiltà ha sviluppato un proprio modo di scandire il tempo e, ancora oggi, malgrado i progressi nelle conoscenze astronomiche e nelle tecniche di misurazione del tempo, sistemi sociali non compatibili continuano ad adottare calendari diversi. L’Occidente adotta il calendario gregoriano rivisto, l’Islam il calendario islamico, gli ebrei quello ebraico, etc.
Da un punto di vista astronomico, il problema posto dai calendari è relativamente semplice ed è legato alla incommensurabilità dei tre ritmi fondamentali della natura: il ciclo giorno-notte, il mese lunare (cioè il tempo che impiega la Luna per passare da una luna piena a quella successiva), e l’anno solare. Se si usa come unità di misura il giorno, infatti, un anno solare dura 365 giorni 5 ore 48 minuti e 46 secondi giorni ed un mese lunare medio, 28 giorni 12 minuti e 44 secondi. Cioè, nessun ciclo può essere espresso come un numero intero di giorni. La prima conseguenza è evidente: se si approssima la durata dell’anno a 365 giorni, l’anno solare finisce poco meno di sei ore prima che il Sole ritorni ad occupare la stessa posizione sulla sfera celeste.
Di anno in anno, questo ritardo si accumula e, dopo quattro anni è pari a poco meno di un giorno. Questo porta ad una prima correzione: l’introduzione degli anni bisestili: ogni quattro anni, per correggere almeno in parte questo ritardo, si aggiunge un giorno alla fine di febbraio. La correzione però non è perfetta e rimane una differenza di circa 11 minuti e 14 secondi (questa volta il sole anticipa rispetto alla terra) che, anche tenendo conto degli anni bisestili, continua ad accumularsi. Per correggerla basta togliere tre giorni ogni 400 anni e ciò ha portato ad un’ulteriore convenzione: gli anni secolari (cioè, ad esempio, 1600, 1700, 180, etc) non sono bisestili a meno che non siano divisibili per 400. In altre parole, il 1900 ed il 1800 non sono stati bisestili, mentre il 2000 lo è stato. Anche così, però, la correzione non è perfetta e rimane un residuo di 26 secondi che continua ad accumularsi. Per raggiungere un giorno di ritardo occorrerà però aspettare oltre 3200 anni e, quindi, almeno per il momento possiamo non farci caso.
L’astronomo samurai
Questa semplice spiegazione è però il risultato di vari millenni di osservazioni accurate del cielo e di laboriosi calcoli e non rende giustizia ai mille fattori storici, sociali e anche astronomici (quali per esempio la precessione degli equinozi) che, nei secoli, hanno cospirato contro il raggiungimento della verità o, come si dice nel succitato film, contro “un perfettta intuizione del cosmo”.
Santetsu o Shunkai che dir si voglia (1639-1715), fu un uomo straordinario che dedicò la sua vita a capire quale dei tre calendari in uso in Giappone fosse il più accurato e per farlo eseguì una campagna di osservazione dei cieli durata oltre venti anni. Al termine di questa, si convinse che occorreva crearne uno nuovo e, malgrado l’opposizione della corte imperiale, non esitò a mettere in gioco la propria stessa vita affinché la verità scientifica si affermasse sui giochi di potere e sulle superstizioni. Il film non spiega in modo sufficientemente chiaro che Santetsu fu costretto a muoversi nel paradigma geocentrico imposto dalla corte imperiale che voleva l’Imperatore e quindi il Giappone posti al centro dell’Universo.
Eppure, malgrado ciò, Santetsu riuscì ad avere profonde intuizioni che lo portarono a compilare un calendario pressoché perfetto, detto “Jokyo-Reki”, che fu adottato ufficialmente nel 1685 e rimase in vigore fino al 1753 quando, anche il Giappone, fu costretto ad adottare una cosmologia eliocentrica e gli astronomi Yoshitoki e Shigetomi compilarono un nuovo calendario (Kansei-reki). .
La vita, il rigore e l’onestà intellettuale di Santetsu meriterebbero di essere conosciuti da tutti.