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22 Lug 2016

L’Uomo e la Luna – parte I

Giuseppe Longo

Giuseppe Longo
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Questo è il primo di una serie di articoli – di varia ispirazione – che tratteranno della Luna, sia nei suoi aspetti storico-mitologici che in quelli più prettamente scientifici. 

Questo è il primo di una serie di articoli – di varia ispirazione – che tratteranno della Luna, sia nei suoi aspetti storico-mitologici che in quelli più prettamente scientifici. 

 

Non c’è alcun dubbio sul fatto che la Luna e non il Sole, fu il primo corpo celeste ad attrarre l’attenzione dei nostri progenitori sull’esistenza di cicli astronomici. Il Sole, infatti, tranne che per pochi istanti all’alba e al tramonto, si muove nello splendido isolamento causato dal suo stesso bagliore, che rende invisibili le stelle. Inoltre, per un uomo del Neolitico, il collegamento causale tra il moto solare e il ritorno periodico delle stagioni era estremamente difficile da scoprire in quanto avrebbe dovuto accorgersi del cambiamento progressivo nel punto di levata del Sole, trovare un modo di registrare le osservazioni,  e così via.  

I cambiamenti della Luna, invece si realizzano su tempi brevi e sono facilissimi da osservare. Il fenomeno delle fasi fa sì che il suo aspetto cambi in modo regolare: da quello di una sottile falce a quello di un disco completamente illuminato. La Luna che cresce, decresce e poi scompare per tre giorni prima di riapparire è “…il simbolo concreto di un tempo vivo che passa e parla ai sensi: un tempo che è possibile afferrare immediatamente, intuitivamente”. In altre parole, molto più del Sole, la Luna è la signora del tempo e della vita, e ne simboleggia il divenire. Non a caso, un antico mito babilonese narra che l’Uomo fu creato durante una notte di Luna nuova e che, proprio per questo, l’Uomo, come la stessa Luna, avrebbe continuato a crescere. 

 

Il ciclo lunare

Pur senza avere una reale comprensione del fenomeno, in un’epoca molto remota si giunse alla consapevolezza che l’intero ciclo delle fasi si ripeteva a intervalli rozzamente regolari di durata compresa tra 28 e 30 giorni. Questo ciclo, detto anche lunazione o  mese lunare, appariva chiaramente collegato a molti fenomeni naturali, primi tra tutti le maree e, di gran lunga più importante, il ciclo di fertilità femminile. Fu questa singolare e peraltro ancora inspiegata correlazione del mese lunare con la maternità , a rendere la Luna l’oggetto più importante dei pantheon dell’età arcaica e, sebbene manchino fonti certe, l’interpretazione dei miti e di alcuni simboli offre molti indizi per ritenere che lo studio dei moti della Luna sia stata la causa di non pochi epocali cambiamenti nella storia della società umana. 

Di questi cambiamenti, in assenza di documenti scritti, si può trovare traccia in antichi miti che pur essendo stati trascritti solo in epoca classica, risalgono a epoche molto più remote in cui le informazioni erano tramandate oralmente. Pioniere di questo tipo di studi è stata la storica della scienza e filologa Hertha van Deckend che, in oltre quaranta anni di lavoro accanito ha interpretato e analizzato i miti di molte popolazioni cercando di decifrarne il simbolismo .

 

La precessione degli equinozi

Pur senza offrire certezze peraltro impossibili, van Dechend è riuscita a ritrovare elementi comuni attribuibili a antichi mutamenti astronomici. Prendiamo, per esempio, gli effetti causati dalla precessione degli equinozi sulla posizione del Sole all’epoca dei solstizi. Cambiamenti che non sarebbero stati percepibili nell’arco di una sola generazione ma che, accumulandosi nel tempo, di certo causarono non poco sconcerto negli aedi a cui era affidato il mantenimento e la trasmissione della tradizione. 

 

Secondo un famoso mito, alla fine dell’età dell’oro, Fetonte, figlio del Sole, perse il controllo del carro solare facendolo uscire dal suo percorso abituale. In un altro mito, Licaone, volendo sottoporre a test la presunta onniscienza di Zeus, gli servì un piatto di carne umana. Zeus, accortosi della cosa, rovesciò inorridito la tavola. 

 

Con un’accurata analisi dei testi, la von Dechend ha dimostrato che entrambi i miti si riferiscono a fasi diversi di uno stesso fenomeno (la precessione degli equinozi) che aveva provocato lo spostamento progressivo delle costellazioni e dei punti cardinali. Nel primo caso, il mito si riferisce alla fase dello spostamento che fece sì che il percorso del sole non coincidesse più con la Via Lattea. Il secondo mito, invece, marca la fine dell’età dell’argento, quando per effetto dello stesso fenomeno, il Sole iniziò a muoversi lungo una traiettoria che lo portò ad attraversare il Toro e lo Scorpione.

 

(continua…)

Giuseppe Longo
Giuseppe Longo
Ordinario di Astrofisica dell’Università Federico II di Napoli, associato al California Institute of Technology, all’Istituto Nazionale di Astrofisica e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nonché membro dell’Accademia Pontaniana, più antica accademia scientifica del mondo. Ha prodotto oltre 300 pubblicazioni scientifiche (più della metà su riviste internazionali) e da oltre un ventennio si occupa di divulgazione scientifica. I suoi interessi di ricerca riguardano la cosmologia osservativa e l’analisi automatica con tecniche di intelligenza artificiale dei dati prodotti dagli strumenti astronomici.
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