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02 Mar 2014

Paparazzi spaziali

Ettore Perozzi

Ettore Perozzi
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Si chiama Plato (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) la missione dell’Agenzia Spaziale Europea selezionata di recente per partire, probabilmente nel 2024, alla scoperta di pianeti di tipo terrestre: imprescindibile primo passo nella ricerca della vita nel Cosmo.

Si chiama Plato (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) la missione dell’Agenzia Spaziale Europea selezionata di recente per partire, probabilmente nel 2024, alla scoperta di pianeti di tipo terrestre: imprescindibile primo passo nella ricerca della vita nel Cosmo.

 

Nuovi mondi difficili da rintracciare

Il segnale più chiaro che il nostro Pianeta invia nello spazio per indicare la presenza di una civiltà tecnologica è un eccesso di radiazioni elettromagnetiche: le onde radio su cui viaggiano le nostre telefonate, le trasmissioni radio e i programmi televisivi. Purtroppo, però, il nulla di fatto del progetto SETI (il tentativo di captare emissioni radio “intelligenti” di origine cosmica) ci ha dimostrato che la visione di Giordano Bruno di un Universo popolato da un’infinità di mondi, pur sostanzialmente confermata dall’astronomia moderna, non è affatto facile da verificare. Il primo segno dell’esistenza di un pianeta extrasolare risale solo al 1992 e non ha nulla di “televisivo”: è un diagramma che mostra l’oscillazione del moto di una stella provocata da un corpo celeste che gli gira attorno.

 

Le stelle ”accecano” la ricerca

Oggi conosciamo oltre un migliaio di questi fantomatici “esopianeti” ma per lo più si tratta di mondi davvero alieni: giganti gassosi che orbitano vicinissimi al loro sole oppure “super-Terre” ben più grandi e meno abitabili dell’originale. Il problema è che la abbacinante luminosità di una stella acceca i telescopi e costringe più che a vedere, a dedurre la presenza di un pianeta, come per il “metodo dei transiti“, le mini-eclissi causate dal passaggio di un pianeta davanti al “suo” disco solare. È vero che nei casi migliori la variazione della luminosità della stella si può addirittura misurare con un piccolo telescopio dal cortile dietro casa – Giordano Bruno ne sarebbe estasiato – ma più il pianeta è piccolo più l’operazione è complicata.

 

Un telescopio di telescopi

Plato avrà quindi a bordo 34 piccoli telescopi per passare al setaccio centinaia di migliaia di stelle alla ricerca di quella impercettibile diminuzione di luminosità che rivelerebbe il transito di un nostro possibile “doppio”. Ciò non significa necessariamente vita, ma almeno avremo trovato quell’ago nel pagliaio a cui diamo la caccia dai tempi di Platone. Al complicato sistema ottico di Plato contribuisce non poco la comunità scientifica italiana e visto che lo scopo è sbirciare tra le stelle il soprannome di “Paparazzi Telescope” appare più che giustificato.

Ettore Perozzi
Ettore Perozzi
Laureato in Fisica, si occupa professionalmente di scienze planetarie, missioni spaziali e divulgazione scientifica. Ha scritto articoli e libri di astronomia per ragazzi e per il grande pubblico. E’ socio fondatore della libreria asSaggi. L’asteroide n. 10027 porta il suo nome.
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