L’inquinamento luminoso è una delle grandi piaghe moderne. Anche il cielo, come gli uomini, si ammala, ma mentre per noi la causa sono virus e batteri, la ragione delle cattive condizioni del cielo siamo, ahimè… noi!
L’inquinamento luminoso è quella fastidiosissima patina che rende una notte stellata uno stagno opaco e luminescente, in cui si scorgono a fatica poche, flebili stelle. Basta pensare che un terzo dell’umanità non è in grado di vedere la Via Lattea nel cielo…
Quali sono le cause dell’inquinamento luminoso?
Fino a oggi si è pensato che il principale responsabile di questo scempio fossero i lampioni, ma un recente studio condotto utilizzando il satellite Suomi National Polar-orbiting Partnership (NPP), ha dimostrato che essi contribuiscono non più del 20%. Nel computo totale degli inquinatori luminosi si annoverano infatti anche i fari delle auto, i cartelloni pubblicitari, gli stadi sportivi, i display e i cartelli luminosi.
L’effetto dell’inquinamento luminoso su animali e piante
Tutte queste fonti luminose oltre che a impedire l’osservazione dei cieli destabilizzano anche i ritmi circadiani della flora e della fauna. Pensate che molti animali usano il cielo stellato come riferimento per le loro preziose attività. Un esempio è lo scarabeo stercorario (Scarabaeus satyrus) che usa la Via Lattea per orientarsi. Questo insetto forma delle palle di sterco, la sua riserva di cibo e protezione, e le sposta lontano da eventuali specie in competizione. E per trovare la strada giusta, sale sul proprio manufatto e osserva la Via Lattea, come un navigatore davanti all’infinito, non distinguendo con suoi occhi composti le singole stelle, ma un insieme di aloni ben riconoscibili.
E lo scarabeo non è l’unico animale che usa le stelle. Molte specie notturne usano le stelle come riferimento direzionale. Gli uccelli migratori sono tra gli animali che più hanno bisogno di orientarsi per muoversi da un continente all’altro e hanno un doppio sistema di navigazione. Solitamente infatti adoperano la loro bussola magnetica ma, dopo il tramonto, anche quella stellare. E così fanno anche i coleotteri, le foche, le falene e le rane.
L’osservazione astronomica è in pericolo
Le stelle sono preziose, da sempre, sia per l’uomo che per gli animali. I più grandi osservatori del secolo scorso sono ormai assediati dalle luci delle città, e gli astronomi sono costretti a costruire telescopi in alcuni degli ambienti più remoti e ostili della Terra. O nello spazio. E non solo. Se andiamo avanti di questo passo, entro 20 anni non sarà più possibile vedere la Via Lattea a occhio nudo in nessun luogo dell’Italia. Paura, vero?
Immagine di copertina: NASA/JPL-Caltech/UCLA