Nell’era in cui le fotocamere hanno automatismi incredibili, potreste chiedervi: perché, nei precedenti articoli, si è parlato di tempi di esposizione, diaframmi e valori ISO? In fondo, basta settare la fotocamera in automatico così decide tutto lei togliendoci dagli impicci.
La risposta è semplice: il risultato finale deve essere ciò che vogliamo noi, non ciò che vuole la fotocamera.
Indicazioni per l’utilizzo della fotocamera digitale
Scegliendo opportunamente il diaframma, possiamo isolare il soggetto dallo sfondo per evitare all’osservatore distrazioni da ciò che vogliamo raccontare. In altri casi può essere importante anche ciò che sta più avanti oppure dietro al soggetto, quindi, scegliamo il diaframma e regoliamo il fuoco in modo che vengano definiti anche questi particolari. Talvolta il soggetto mosso non è un errore, serve per dare dinamicità alla scena. In altri casi è importante il contrario.
Lavorando con tempi rapidi e/o diaframmi chiusi, se la luce ambiente è scarsa si può aumentare il valore ISO. Questo aspetto è da valutare attentamente perché implica l’aumento del “rumore elettronico” nella fotografia.
Lavorare in manuale ci consente di operare queste scelte per ottenere i risultati previsti. L’importante è capire che, in digitale, tre sono i parametri da settare: tempo, diaframma e ISO, gli stessi su cui agisce la fotocamera in automatico. Poi, ovviamente, bisogna operare anche la messa a fuoco.
La base da cui partire è sempre l’opportuna esposizione. Attenzione, non ho detto “corretta esposizione” perché esiste solo l’esposizione adeguata ai risultati che vogliamo ottenere.
Però, pensare che la fotografia digitale sia tutta qui è un errore.
La post produzione
Un concetto che non deve sfuggire è che il sensore non produce un’immagine, ma un file detto “raw”, una sorta di “negativo digitale”. Attraverso un processo di sviluppo molto limitato, la fotocamera ci fornisce l’immagine in formato JPEG.
Ma il modo più corretto di operare è sviluppare accuratamente il raw al computer operando la “post produzione”.
Fotografie a confronto
La scena della fotografia seguente è ad alto contrasto dinamico, significa che ci sono aree molto luminose perché esposte al sole e altre in ombra, molto scure. La zona d’interesse è quella in ombra in cui ci sono le statue.
Se, settando l’esposizione, ci basassimo solo sull’area di interesse, avremmo la foto di seguito. Le statue sono esposte correttamente, ma le aree al sole sono sovraesposte, prive di dettaglio e sgradevoli.
Partendo da uno scatto in cui le aree al sole non siano sovraesposte, in post produzione si riequilibra la gamma tonale ridando luminosità alla zona di interesse.
Questa è la “fotografia digitale”, c’è la fase di scatto, poi la post produzione, infine la stampa. Lo sviluppo del raw si conclude con la generazione di un file immagine. Se la foto è destinata alla stampa professionale, si produce un file senza compressione, come il formato tiff. Per la sola visualizzazione, condivisione o per la stampa economica, va bene il formato JPEG: un file con perdita di dati su cui non si possono eseguire sostanziali correzioni.
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