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19 Mar 2021

Fotografia: la gestione del colore e il metodo RGB

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Quando ci si occupa di fotografia digitale, c’è un aspetto da non sottovalutare: la gestione del colore. Dopo aver visto come si bilancia il bianco, ecco altri aspetti fondamentali.

 

Spazi colore e metodo RGB

Generalmente le immagini sono codificate in RGB alla profondità colore di 8 bit per canale, che danno origine a 256 livelli per ogni canale (28 = 256), da 0 a 255. Poiché ognuno dei tre canali può assumere uno dei 256 valori, le combinazioni possibili sono 256 × 256 × 256 = 16.777.216 colori.

 

Diagramma di cromaticitO CIE 1931
Diagramma di cromaticità CIE 1931.

 

Nel diagramma di cromaticità CIE 1931 è rappresentato lo spazio colore del visibile. In quello spazio ci sono tutti i colori che il nostro sistema visivo è in grado di percepire. Questo diagramma è un’area, ma in realtà lo spazio colore è un volume, ha tre dimensioni. La dimensione mancante in questo diagramma è quella della luminanza.
Come avevo accennato nel primo articolo di questa serie, non tutti i colori possono essere rappresentati nelle fotografie digitali. Attenzione: mi sto riferendo ai file, non alle stampe.
Da una collaborazione fra Microsoft e Hewlett-Packard, nel 1995, è stato codificato uno spazio colore denominato sRGB (standard RGB) come spazio colore di default per Windows, Internet e le applicazioni multimediali. È rappresentato in figura 1 dal triangolo più piccolo.
Quando dallo sviluppo del file raw generiamo un’immagine raster, lo facciamo in un determinato spazio colore, attribuendogli quindi un profilo colore, per esempio sRGB. Significa che i colori dell’immagine sono codificati nel Metodo colore RGB, nel Profilo colore sRGB.
In altre parole, ognuno degli oltre 16 milioni di colori è un punto ben preciso all’interno di quel triangolo.

 

Nuovi spazi colore

Nel 1998, Adobe ha codificato un nuovo spazio colore, un po’ più ampio, denominato Adobe RGB 1998.
Come potete vedere nella figura in alto, possono essere riprodotti più colori che in sRGB.
Più recentemente, la Kodak ha codificato un nuovo spazio colore, molto più ampio, denominato ProPhoto RGB, che copre una porzione maggiore dello spazio colore del visibile e in alcuni punti eccede persino all’esterno di detto spazio.
Ognuno di quei 16 milioni di colori sarà sempre un punto ben preciso, ma all’interno di triangoli differenti. Questo significa che, per esempio, la terna di valori 200R, 150G, 100B, in ciascuno dei tre spazi corrisponderà a tre colori differenti (anche se simili).
Quando si produce l’immagine di una fotografia, in jpeg o tiff, si sceglie un profilo colore che rappresenterà lo spazio colore in cui è stata creata l’immagine. È importantissimo che il software incorpori nel file il dato che identifica il profilo colore. Questo consentirà di riaprirlo correttamente nello stesso spazio colore in cui è stato creato (per avere la corrispondenza dei colori), oppure di convertirlo in un altro.

 

 

 

figura

 

La foto a sinistra ha profilo colore ProPhoto RGB, nella foto a destra evidente l’alterazione dei colori avendola aperta nello spazio colore sRGB senza convertirne il profilo in questo spazio.

 

 

 

Colori: dalla foto alla stampa

 

Ovviamente questo è un errore voluto. Se non avessi incorporato nel file il profilo colore, in questo caso ProPhoto, un operatore di stampa non avrebbe saputo in quale spazio colore aprire il file per stamparlo correttamente.
Qualunque sia lo spazio colore in cui è stata creata l’immagine, andando in stampa non è detto che possano essere riprodotti tutti i colori presenti in essa. Dobbiamo considerare un altro spazio colore che dipende dal tipo di stampa, dalla stampante, dagli inchiostri e dal tipo di carta.
Per quanto riguarda lo spazio colore dei monitor, questi riescono generalmente a riprodurre tutti i colori dello spazio sRGB. Alcuni specifici per fotografia coprono, invece, quasi tutto lo spazio Adobe RGB.
Tutto questo fa parte della gestione del colore. È un argomento spesso sottovalutato o ignorato, ma per chi in qualche modo si occupa di fotografia, dovrebbe essere noto.

Sergio Nuzzo
Sergio Nuzzo
Tecnico elettronico, ha iniziato la carriera lavorativa nell’ambito della strumentazione scientifica, lavorando per due delle più importanti aziende a livello mondiale, in veste di Field Service Engineer. Dal 1994 è Collaboratore Tecnico dell’Istituto per i Processi Chimico-Fisici, sede di Bari, del Consiglio Nazionale delle Ricerche.Fotoamatore fin da giovanissimo, sviluppa particolare interesse per la scienza e la tecnologia della fotografia digitale. Grazie alle conoscenze acquisite con i suoi studi, con l’autorizzazione del suo Ente, ha collaborato con un’importante azienda del settore fotografico, tenendo corsi e lezioni aperte per fotografi professionisti.
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