Cos’è l’aspartame?
Iniziamo dal principio. L’aspartame (nome chimico: L-aspartil-L-fenilalanina metilestere) è uno dei più diffusi dolcificanti.
Scoperto nel 1965 dal chimico James M. Schlatter, che lavorava per la G.D. Searle & Company, nel 1981 venne consentita la sua commercializzazione negli Stati Uniti e nel 1983 la statunitense Food and Drug Administration (FDA) ne approvò l’utilizzo nelle bevande e in altri prodotti alimentari. A partire dal 1980 anche diversi Paesi europei ne consentirono l’uso e nel 1994 c’è stato il via libera dall’intera Unione Europea.
L’aspartame possiede circa lo stesso potere calorico del saccarosio, il comune zucchero da cucina, ma avendo un potere dolcificante circa 200 volte maggiore, può essere usato in quantità molto ridotte, diminuendo quindi l’apporto di calorie. Questo spiega il largo uso dell’aspartame nella preparazione di cibi e bevande “diet”, “light” e “zero”.
L’aspartame è sicuro?
Nel corso del tempo sono stati condotti numerosi studi sulla sicurezza dell’aspartame e il suo utilizzo nell’alimentazione umana è stato ritenuto sicuro da oltre 100 agenzie di regolamentazione, tra cui, oltre alla citata FDA, anche la Food Standards Agency britannica, la European Food Safety Authority (EFSA), la Health Canada e le corrispondenti agenzie australiane e neozelandesi.
Aspartame: è cancerogeno?
Ha suscitato quindi notevole scalpore una recente decisione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). In data 14 luglio, l’OMS ha infatti annunciato di aver rivalutato il potenziale effetto cancerogeno dell’aspartame.
In particolare la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), che fa parte dell’OMS, ha deciso di inserire l’aspartame nel Gruppo 2B, che corrisponde alle sostanze – e in generale agli agenti – possibilmente cancerogene per l’uomo.
Ricordiamo che la IARC individua complessivamente quattro gruppi:
1 – sostanze cancerogene;
2A – sostanze probabilmente cancerogene;
2B – sostanze possibilmente cancerogene;
3 – sostanze senza evidenza di essere cancerogene.
Ricordiamo anche che, per effettuare questa classificazione, la IARC non esegue studi diretti, ma si basa su un’accurata analisi dei dati disponibili nella letteratura scientifica.
Dobbiamo preoccuparci?
La notizia ha naturalmente suscitato una certa apprensione, ma se si cerca di approfondire un po’ le cose, si può concludere che non c’è alcun motivo per preoccuparsi.
Nel Gruppo 2B compaiono circa 300 sostanze e prodotti vari, tra cui il caffè e i sottaceti. Si tratta di agenti per i quali c’è limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo e una meno che sufficiente evidenza di cancerogenicità negli animali da esperimento. Quando, invece, esistono dati più che sufficienti per dimostrare che un agente possa indurre l’insorgenza di un tumore, esso finisce automaticamente del Gruppo 1 (di cui fanno parte, ad esempio, le bevande alcoliche e il fumo).
La classificazione della IARC si limita a esprimere un giudizio su quanto si è sicuri che una sostanza sia davvero cancerogena. Se per le sostanze del Gruppo 1 vi è una certezza ormai consolidata, per quelle del Gruppo 2A vi è un livello di certezza minore, che si riduce ulteriormente per il Gruppo 2B, nel quale l’aspartame è stato inserito.
Naturalmente, la disponibilità di nuovi dati in futuro può comportare lo spostamento di una sostanza da un gruppo all’altro (come è già accaduto in passato).
Dipende tutto dalla quantità
Oltre al lavoro della IARC, l’OMS ha preso in considerazione anche un rapporto prodotto dal Comitato congiunto FAO/OMS di esperti sugli additivi alimentari (Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives, JECFA). In tale rapporto, confermando sostanzialmente quanto già stabilito in precedenza, si afferma che il consumo di aspartame è generalmente sicuro, purché non ne siano assunte quantità molto elevate.
L’apparente contraddizione con quanto deciso dalla IARC deriva dal fatto che i due enti hanno diverse competenze e mansioni. La IARC, infatti, si occupa di valutare se una sostanza possa essere o meno cancerogena. Il Comitato JECFA valuta invece il rischio di contrarre il cancro in seguito all’assunzione di una certa quantità di una determinata sostanza.
Non tutte le sostanze cancerogene agiscono, infatti, nello stesso modo: alcune aumentano di molto il rischio di cancro, altre di poco. E naturalmente il rischio dipende anche dalla quantità di sostanza assunta: già il medico e alchimista svizzero Paracelso (1493-1541) aveva capito che “è la dose che fa il veleno” (sola dosis venenum facit).
Qual è la dose massima di aspartame consentita?
In definitiva l’OMS ha chiarito che un consumo moderato di aspartame non presenta affatto rischi significativi. Quindi, si può tranquillamente bere una bevanda “light” o aggiungere aspartame al nostro caffè, senza particolari preoccupazioni.
In particolare, il Comitato JECFA ha indicato una dose massima giornaliera di aspartame pari a 40 milligrammi per ogni chilogrammo di massa corporea. Una persona di 70 kg, per esempio, dovrebbe bere da 9 a 14 lattine di una bevanda “zero” o “light” per oltrepassare la dose massima giornaliera. Anche per un bambino, la cui massa corporea è ovviamente minore, è stato stimato che la dose massima si raggiungerebbe solamente bevendo 4 o 5 lattine al giorno.
È stata inoltre annunciata per i prossimi mesi la pubblicazione di un lavoro conclusivo della IARC che dovrebbe fornire ulteriori elementi di valutazione e di chiarezza. E forse, come è stato osservato da diversi esperti, sarebbe stato auspicabile aspettare la pubblicazione di tale lavoro per evitare di fare annunci che possono creare una certa confusione nel pubblico non specialista.