Fino a ora, nella storia dell’evoluzione umana, sono stati gli Homo sapiens a detenere il primato dell’arte e della capacità di astrazione: studi e ritrovamenti attribuivano loro quelle capacità manuali e cognitive in grado di dare vita a una scintilla creativa che, dalla preistoria ai giorni nostri, non si è mai spenta. Due articoli appena pubblicati su Science e Science Advances retrodatano l’origine della pittura che, contrariamente alle aspettative, sembra essere un primato degli uomini di Neanderthal.
Fino a ora, nella storia dell’evoluzione umana, sono stati gli Homo sapiens a detenere il primato dell’arte e della capacità di astrazione: studi e ritrovamenti attribuivano loro quelle capacità manuali e cognitive in grado di dare vita a una scintilla creativa che, dalla preistoria ai giorni nostri, non si è mai spenta. Due articoli appena pubblicati su Science e Science Advances retrodatano l’origine della pittura che, contrariamente alle aspettative, sembra essere un primato degli uomini di Neanderthal.
La ricerca, condotta dall’Università di Southampton e dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, si è occupata della datazione di pitture rupestri ritrovate nelle grotte spagnole di La Pasiega, Maltravieso e Ardales: gruppi di animali, punti, segni geometrici, stencil fatti con le mani, impronte e incisioni adornavano le pareti in calcite (carbonato di calcio) di tutti siti. Opere di questo tipo dovevano aver richiesto ai loro autori capacità e comportamenti “sofisticati”: dovevano aver scelto il luogo, pianificato la sorgente luminosa e mescolato i pigmenti. Nessun problema per gli Homo sapiens. Le datazioni, però, ci raccontano altro.
Panel 78 nel sito di La Pasiega. La forma a scala composta di linee rosse orizzontali e verticali sono più antiche di 64.000 anni e sono state realizzate dai Neanderthal. Credits: C.D Standish, A.W.G. Pike and D.L. Hoffmann
Facciamo un piccolo passo indietro. Come datare una parete di una grotta? La tecnica utilizzata, come spesso accade, è stata presa in prestito dalla geologia: è il metodo Uranio/Torio, quindi una datazione radiometrica che si basa sul decadimento radioattivo. L’uranio è un elemento che si dissolve in acqua mentre il torio no. Quando del liquido attraversa il suolo e giunge in una grotta, l’uranio trasportato viene intrappolato nel carbonato di calcio che sta cristallizzando e decade – con una determinata frequenza, il tempo di dimezzamento – lasciando il posto al torio. Premessa indispensabile è che non ci siano state contaminazioni di torio da parte di altre sorgenti. A questo punto la misura delle quantità relative dei due isotopi presenti nel minerale dovrebbe rivelare la sua età e, quindi, anche l’età dei dipinti al di sotto dello strato di calcite analizzato.
Le datazioni, effettuate sui campioni raccolti nei tre siti archeologici, mostrano che le pitture rupestri scoperte sono state realizzate più di 64.000 anni fa, 20.000 anni prima che gli Homo Sapiens giungessero in Europa dall’Africa. Se non possono essere stati i moderni uomini a creare quei primi affreschi, gli artisti devono essere stati degli Homo neanderthalensis. Pertanto la nostra capacità di astrazione – sempre in Spagna sono stati ritrovati manufatti, testimonianza di una cultura materiale di tipo simbolico – è nata molto prima di quanto ci aspettassimo.
Nonostante l’apparenza un po’ arcaica e un certo pregiudizio nei loro confronti – e anche se ci vorranno ulteriori prove per confermare questa tesi – i Neanderthal sembrano essere stati i primi artisti della storia.
Panel 3 nella grotta di Maltravieso. L’immagine mostra tre stencil disegnati con le mani (in alto a destra, in alto al centro e sulla sinistra). Una di queste “impronte”, secondo le datazioni, ha 66.000 anni e deve essere stata realizzata da un Neanderthal. Credits: H. Collado