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09 Gen 2018

Alla riscoperta dei Maya

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Ancora una volta Google Arts & Culture ci permette di esplorare, seduti davanti ai nostri personal computer, luoghi lontani e opere straordinarie. Con la collaborazione del British Museum, ha aperto un “varco spazio-temporale” che ci catapulterà nel XIX secolo, in America Centrale, alla scoperta della civiltà maya.

Ancora una volta Google Arts & Culture ci permette di esplorare, seduti davanti ai nostri personal computer, luoghi lontani e opere straordinarie. Con la collaborazione del British Museum, ha aperto un “varco spazio-temporale” che ci catapulterà nel XIX secolo, in America Centrale, alla scoperta della civiltà maya.

 

Nel 1880 Alfred Percival Maudslay, diplomatico coloniale britannico, partì alla volta del Centro America, verso Guatemala, Messico, Honduras e Belize, in veste di esploratore dei luoghi dei Maya. Furono sette, in tutto, le spedizioni – visitò i siti di Tikal, Yaxchilàn, Copàn, Quiriguà, Palenque, Chichén Itza e Ixkun – durante le quali dimostrò un approccio completamente diverso rispetto a esploratori e archeologi passati o a lui contemporanei. Durante i suoi viaggi, Maudslay mostrò rispetto per i monumenti antichi di quella civiltà perduta e, invece che appropriarsi di reperti per arricchire le collezioni di musei e privati, documentò i ritrovamenti attraverso appunti, schizzi, fotografie e calchi in gesso.

 

Le oltre 800 lastre fotografiche in vetro e i più di 400 calchi in gesso sono stati conservati dal British Museum e oggi, grazie a Google, sono parte di un ambizioso progetto che unisce digitale, virtuale e analogico mostrandoci quanto questi mondi possano dialogare creando qualcosa di nuovo, godibile e culturalmente valido.

 

 

 

“Preserving Maya Heritage” ci fornisce uno sguardo privilegiato sulla storia della civiltà maya, sulla sua cultura e sui suoi beni storico-artistici e architettonici, ma anche sulla conservazione e valorizzazione dei reperti giunti sino a noi. Nella pagina dedicata troverete le fotografie scattate da Maudslay – che adoperava la tecnica della lastra asciutta, assolutamente innovativa per quei tempi – ricavate dalla scansione ad alta risoluzione dei negativi conservati dal museo e la scansione 3D dei calchi che, in questo modo, sono stati ricostruiti virtualmente per essere studiati o per soddisfare la curiosità degli appassionati.

 

Il lavoro svolto, a giudicare dalla documentazione consultabile su Google Arts & Culture, è stato complesso e impegnativo ed è riuscito a svelare l’avventura di un pioniere dell’archeologia e della tecnologia. Se Alfred Maudslay fosse ancora vivo, sarebbe sicuramente felice di poter osservare le proprie foto, analizzare le ricostruzioni 3D delle riproduzioni in gesso e dare un’occhiata ai posti che ha amato attraverso la realtà virtuale.

 

Sito archeologico maya di Tikal, in GuatemalaFonte: Chensiyuan (chensiyuan) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0-3.0-2.5-2.0-1.0)], via Wikimedia Commons

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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