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07 Gen 2019

Antropocene: l’epoca del pollo

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Gli archeologi, i paleontologi e i geologi del futuro potrebbero battezzare l’intervallo di tempo in cui stiamo vivendo “l’epoca del pollo”. A cosa è dovuta questa strana definizione? Da anni alcuni scienziati stanno tentando di rendere ufficiale l’esistenza dell’Antropocene: l’epoca geologica attuale, caratterizzata dall’impatto dell’uomo sui processi evolutivi del nostro pianeta. Definire una nuova suddivisione della storia della Terra non è, però, così semplice. Secondo gli autori di una ricerca pubblicata su Royal Society Open Science, l’allevamento del pollame, che ha subìto un incremento considerevole negli ultimi anni e ha portato profondi cambiamenti nella biologia di questi volatili, potrebbe costituire l’evento chiave per il riconoscimento dell’Antropocene.

Gli archeologi, i paleontologi e i geologi del futuro potrebbero battezzare l’intervallo di tempo in cui stiamo vivendo “l’epoca del pollo”. A cosa è dovuta questa strana definizione? Da anni alcuni scienziati stanno tentando di rendere ufficiale l’esistenza dell’Antropocene: l’epoca geologica attuale, caratterizzata dall’impatto dell’uomo sui processi evolutivi del nostro pianeta. Definire una nuova suddivisione della storia della Terra non è, però, così semplice. Secondo gli autori di una ricerca pubblicata su Royal Society Open Science, l’allevamento del pollame, che ha subìto un incremento considerevole negli ultimi anni e ha portato profondi cambiamenti nella biologia di questi volatili, potrebbe costituire l’evento chiave per il riconoscimento dell’Antropocene.

 

Da anni parte della comunità scientifica dibatte sulla possibile individuazione di un’epoca geologica chiamata Antropocene. Questo termine fu utilizzato da Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica atmosferica nel 1995, per delimitare una nuova fase della storia della Terra contraddistinta dalla grandissima influenza, a scala locale e globale, dell’azione umana. La Commissione Internazionale di Stratigrafia, che ha il compito di stabilire gli standard della scala utilizzata per spiegare la vita e l’evoluzione del nostro pianeta – la Scala dei Tempi Geologici Internazionale – non possiede le prove necessarie per dare valenza scientifica all’identificazione dell’Antropocene. Infatti il passaggio da un’unità all’altra ha bisogno della testimonianza dell’esistenza di un evento significativo che sia stato lo spartiacque tra un intervallo temporale e il successivo: esempi sono le estinzioni di massa, la separazione di masse continentali o cambiamenti climatici drammatici, fenomeni di cui si trovino prove nei registri geologici, le successioni di rocce studiate dagli stratigrafi in ambito geocronologico.

 

Come individuare l’inizio dell’Antropocene in maniera univoca? Le proposte sono molteplici ma non risolutive: si potrebbe partire dal 1950 circa, con i test nucleari e le loro tracce di radioattività oppure dalla Rivoluzione industriale e la sua firma rilasciata dai combustibili fossili. Ancora più indietro nel tempo, ci sarebbero la scoperta dell’America, nel 1492, dopo la quale cominciò il trasporto di animali, piante e persone da un continente all’altro o, addirittura, la Rivoluzione Neolitica, quando l’uomo è divenuto agricoltore, allevatore e, di fatto, modellatore del paesaggio.

 

Lo studio di un gruppo di ricercatori provenienti dalla University of Leicester, in collaborazione con la Nottingham Trent University, la University of Nottingham e la North West University (Sudafrica), sembra aver trovato l’indicatore del passaggio all’Antropocene analizzando l’evoluzione del pollame, in particolare esaminando i broiler, polli allevati per la produzione di carne. Le ossa di 486 individui provenienti da 74 siti archeologici scavati a Londra (conservate nel Museum of London Archaeology dal 1990) sono state confrontate con quelle di polli di oggi, i cui dati sono stati forniti dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Lo scheletro, la composizione chimica delle ossa e la genetica dei broiler (Gallus gallus domesticus) sono completamente diversi da quelle dei loro lontani parenti, i Gallus gallus. I polli attuali hanno massa maggiore e differentemente distribuita rispetto agli antenati (naturalmente privilegiando le parti in commercio nel mercato alimentare), presentano un centro di gravità basso e numerose patologie delle ossa: un morfotipo – insieme della forma e delle dimensioni assunte in risposta ai fattori ambientali – forgiato dall’uomo e che, senza il suo intervento, non sopravviverebbe.

 

Quali altri indizi scoverebbero gli archeologi e gli scienziati del futuro per determinare il principio dell’Antropocene? Vi è la quantità dei ritrovamenti: il consumo di pollo è globale e in continua crescita e la probabilità delle ossa di fossilizzarsi è più alta rispetto a quella degli uccelli del passato. È di rilievo la differenza genetica con i predecessori degli attuali polli, mutazioni ed eliminazioni legate alla modificazione della crescita massima dell’animale. Infine i geochimici leggerebbero nell’analisi isotopica dei resti la trasformazione del regime alimentare, da una dieta onnivora a prevalenza di semi a una che prevede granoturco e altri cereali ma anche farina di pesce e avanzi riprocessati dell’allevamento stesso dei volatili.

 

Il broiler può essere, quindi, visto come una specie chiave, indicatore dell’epoca antropocenica, sulla base dell’ampia distribuzione, della grandezza della popolazione e della biologia, genetica e geochimica particolare. Qual è la data di riferimento a cui risale l’avvento di questo specifico morfotipo e la sua diffusione negli allevamenti di tutto il mondo? Questo segnale del mutamento della biosfera a opera dell’uomo, globale e quasi contemporaneo in più nazioni, è avvenuto negli anni Cinquanta: l’alba dell’epoca del pollo.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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