Immaginare un mondo in cui una donna possa mostrare la propria forza fisica – o capacità solitamente riconosciute agli uomini – ha sempre affascinato molti. Lo dimostra il successo di personaggi come Xena, la principessa guerriera, o, più recentemente, Brienne di Tarth nella seguitissima serie televisiva Game of Thrones. Un recente studio sembra aver trovato le prove dell’esistenza di una donna guerriera nelle file dei vichinghi vissuti in Svezia tra l’VIII e il X secolo d.C. L’intera vicenda sviluppatasi intorno a questa ricerca riserva delle interessanti sorprese.
Giovanna d’Arco all’incoronazione del re Carlo VII nella cattedrale di Reims di Jean Auguste Dominique Ingres. Anche il personaggio storico di Giovanna d’Arco è uno degli archetipi della donna guerriera. Fonte: Sailko (Own work) [CC BY 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], via Wikimedia Commons
Immaginare un mondo in cui una donna possa mostrare la propria forza fisica – o capacità solitamente riconosciute agli uomini – ha sempre affascinato molti. Lo dimostra il successo di personaggi come Xena, la principessa guerriera, o, più recentemente, Brienne di Tarth nella seguitissima serie televisiva Game of Thrones. Un recente studio sembra aver trovato le prove dell’esistenza di una donna guerriera nelle file dei vichinghi vissuti in Svezia tra l’VIII e il X secolo d.C. L’intera vicenda sviluppatasi intorno a questa ricerca riserva delle interessanti sorprese.
Illustrazione di Evald Hansen basata sulla pianta originale della tomba Bj 581 disegnata da Hjalmar Stolpe e pubblicata nel 1889. Fonte: Hedenstierna-Jonson C, Kjellström A, Zachrisson T, et al. A female Viking warrior confirmed by genomics. Am J Phys Anthropol. 2017;00:1–8. https://doi.org/10.1002/ajpa.23308
Siamo in Svezia, a Birka: il primo villaggio vichingo nella Scandinavia orientale e uno dei siti archeologici più conosciuti del nord Europa. L’inizio degli scavi risale al XIX secolo e, da allora, sono state ritrovate oltre 3000 tombe di cui “solo” 1100 portate alla luce. Una sepoltura, in particolare, si è mostrata eccezionalmente completa: la Bj 581. All’interno, oltre ai resti umani, è stato trovato un ricco corredo funebre che comprendeva una spada, un’ascia, una lancia, frecce, un coltello da battaglia, due scudi e le ossa di due cavalli, insieme a delle particolari pedine utilizzate per studiare tattiche e strategie di guerra. Per scherzare, potremmo definirlo lo starter pack del guerriero professionista!
Inizialmente nessuno pose domande sul sesso dell’individuo. Sembrava scontato dovesse essere un uomo. Nel 1970 l’analisi delle ossa (http://www.saperescienza.it/biologia/come-cenerentola/1431-come-cenerentola ) iniziarono a far sospettare una diversa interpretazione. Si trattava di resti di una persona alta intorno a 1,70 m, di circa 30 anni e donna!
Documentazione di campo originale (https://share.mediaflowpro.com/?PZAMDNU8TG ) della tomba Bj 581 eseguita da Hjalmar Stolpe nel 1877 e conservata nel Antikvariska Topografiska Arkivet di Stoccolma. Ricostruzione di Pórhallur Práinsson, © Neil Price Fonte: Hedenstierna-Jonson C, Kjellström A, Zachrisson T, et al. A female Viking warrior confirmed by genomics. Am J Phys Anthropol. 2017;00:1–8. https://doi.org/10.1002/ajpa.23308
Nell’articolo pubblicato sull’American Journal of Physical Anthropology, a sostegno di questa tesi, sono mostrati i risultati delle analisi del DNA mitocondriale e degli isotopi dello Stronzio delle ossa oramai raccolte e catalogate, appartenute alla tomba Bj 581. Avevamo già parlato degli isotopi a proposito del radiocarbonio e dello studio dei regimi alimentari del passato. Il valore del rapporto tra Stronzio-87 e Stronzio-86, ricavato dalle ossa e dallo smalto dei denti, serve a valutare modelli di migrazione, modificazioni culturali, colonizzazioni e scambi commerciali. Per essere più chiari, è un indizio che ci può far capire se una persona è sempre vissuta nel luogo in cui è stata seppellita oppure è originaria di un altro paese.
La ricerca ha confermato che ci dovremmo trovare di fronte alla sepoltura di una donna guerriera appartenente geograficamente all’area occupata dai vichinghi (si è mostrata geneticamente affine ai popoli delle isole britanniche, di quelle del nord Atlantico, della Scandinavia e in minima parte di quelle dell’Europa a est del mar Baltico). Perché ho usato il condizionale? Alcuni archeologi si sono posti in aperto contrasto con le conclusioni di questo lavoro.
Sono numerosi i dubbi esposti tra i quali la possibilità che le ossa analizzate siano state catalogate in maniera sbagliata. Inoltre l’assenza di segni di trauma o di patologie sui resti sembra strana, considerando una vita di combattimenti con armi decisamente pesanti e offensive. Ma queste sono solo alcune delle questioni esposte da Judith Jesch, docente di Studi Vichinghi presso l’Università di Nottingham che, in una pagina del suo blog, sottopone testo e dati a una disamina precisa e attenta che getta un’ombra su quella che sarebbe una scoperta in grado di riscrivere la storia del ruolo della donna nella società.
L’esistenza di una donna guerriera è una realtà o è qualcosa in cui vogliamo credere per dar maggiore forza al desiderio di emancipazione? Se ci pensiamo bene, anche se il cammino verso l’uguaglianza di genere è ancora molto lungo, il fatto che a discutere di uno studio scientifico siano proprio due donne, affermatesi in un campo che qualche decennio fa era monopolio maschile, è già qualcosa che ci può donare più di una speranza per il futuro. Invece, per quanto riguarda l’individuo ritrovato nella tomba Bj 581, a Birka, non ci resta che attendere la conclusione di questo avvincente dibattito.