Skip to main content

18 Mar 2019

La Gioconda soffriva di malattie della tiroide?

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
Leggi gli altri articoli

Home Rubriche Scienza e beni culturali

La Gioconda e il suo volto enigmatico sono stati osservati con occhio indagatore da innumerevoli appassionati e curiosi, tra cui è possibile ritrovare anche scienziati e medici. Alcuni di loro hanno pensato di tentare di ricavare, dalle sapienti pennellate di Leonardo da Vinci, una vera e propria diagnosi, un quadro della salute di questa donna rinascimentale. Sembra, infatti, che alcune caratteristiche presenti portino a pensare che soffrisse di una qualche patologia legata al mal funzionamento della tiroide. Sarà vero? Non sarà poco prudente cercare di ritrovare i segni di una malattia in un’opera di più di 500 anni fa?

La Gioconda e il suo volto enigmatico sono stati osservati con occhio indagatore da innumerevoli appassionati e curiosi, tra cui è possibile ritrovare anche scienziati e medici. Alcuni di loro hanno pensato di tentare di ricavare, dalle sapienti pennellate di Leonardo da Vinci, una vera e propria diagnosi, un quadro della salute di questa donna rinascimentale. Sembra, infatti, che alcune caratteristiche presenti portino a pensare che soffrisse di una qualche patologia legata al mal funzionamento della tiroide. Sarà vero? Non sarà poco prudente cercare di ritrovare i segni di una malattia in un’opera di più di 500 anni fa?

 

Quello che chiamerei un divertissement medico-scientifico, pubblicato su Hormones, è uno studio endocrinologico che prende spunto da precedenti diagnosi “in differita”: nella iper-scrutata Monna Lisa era già stato rilevato un disturbo del metabolismo dei lipidi (colesterolo, trigliceridi e lipoproteine) che avrebbe causato uno xantoma palpebrale sul lato sinistro, ossia un’alterazione cutanea dovuta all’infiltrazione di cellule cariche di sostanze lipidiche nella pelle, e un lipoma (un tumore benigno formato da tessuto adiposo) sottocutaneo sulla mano destra. Il colore della pelle avrebbe anche suggerito una colangite biliare primitiva, una malattia del fegato. A completare un quadro non proprio idilliaco, ci sarebbe l’ipotiroidismo, sindrome dovuta a una insufficiente azione degli ormoni tiroidei a livello dei vari tessuti, che può avvenire spesso nel momento in cui la tiroide non produce una quantità sufficiente di ormoni. Ciò spiegherebbe i sintomi precedentemente descritti (i disturbi del metabolismo lipidico e il colore della pelle) insieme al sorriso, misterioso sì, ma anche asimmetrico.

 

Le patologie a carico della tiroide non sono una novità nella storia dell’arte, secondo l’articolo pubblicato da Michael Yafi, endocrinologo pediatrico della University of Texas Medical School: se ne ritrovano i segni nelle statue andine ed egizie, in aree con ambienti poveri in iodio. Anche nella Grecia antica la raffigurazione di gozzi (aumento di volume della tiroide, ghiandola che si trova alla base del collo), in sculture ritrovate a Smirne e a Troia e nelle effigi delle monete, ci fornisce una rappresentazione realistica e, a volte, dettagliata di questo problema. Più tardi Shakespeare, nella sua opera teatrale “La tempesta”, avrebbe prodotto una buona descrizione di un gozzo endemico, riferendosi alla patologia da un punto di vista anatomico (l’immagine della gola) e epidemiologico, indicando la frequenza del disturbo nelle regioni di montagna. Viene scomodato persino Wolfgang Amadeus Mozart: sempre ritratto con abiti che ne coprono il collo, fa sospettare che nascondesse un gozzo dovuto a ipertiroidismo, un’altra possibile causa per la sua morte. Ma, come sottolinea l’autore, non tutti i colli larghi e gonfi significano malattie tiroidee. Sarà questo il caso della Gioconda?

 

Prima del dottor Yafi, altri studiosi avevano proposto due differenti cause di ipotiroidismo per il più conosciuto soggetto delle opere di Leonardo: la prima era una carenza di iodio dovuta alle abitudini alimentari di quei tempi e al vivere in Toscana, regione il cui suolo è povero di questo elemento, fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide; la seconda era una tiroidite legata al parto, possibile tenendo conto che la Monna Lisa era stata ritratta dopo la nascita di uno dei suoi figli.

 

La carenza di iodio avrebbe portato la donna ad avere un gozzo visibile che probabilmente (le ipotesi, in questo caso, dovrebbero essere molto prudenti) l’artista avrebbe riprodotto nel suo ritratto. La tiroidite potrebbe spiegare il collo paffuto ma non il colorito, lo xantoma palpebrale e il lipoma, tutte manifestazioni che richiedono una lunga durata della patologia, la quale a questo punto avrebbe influenzato negativamente la fertilità della donna che, invece, è stata madre di cinque bambini.

 

Lisa Gherardini, la Gioconda, era veramente malata? Come accennavamo all’inizio, e conferma l’autore del lavoro pubblicato su Hormones, una diagnosi di ipotiroidismo – sulla base di caratteristiche tenui e vaghe di un vecchio dipinto – è rischiosa. Il sorriso enigmatico non può essere attribuibile a una debolezza muscolare dovuta a un cattivo funzionamento della tiroide: una miopatia tiroidea avrebbe impedito alla donna persino di posare per il dipinto. Il colorito giallognolo non è un attributo specifico dell’ipotiroidismo e potrebbe essere dovuto al degrado dello strato pittorico, e la mancanza di sopracciglia, osservabile anche in altri ritratti, un vezzo dell’epoca. Infine c’è il collo “cicciottello”: la Gioconda era una ricca donna del Rinascimento e il sovrappeso non era altro che una caratteristica che rifletteva la bellezza e la prosperità derivante dalla sua condizione agiata in una famiglia di ricchi mercanti. Pur essendo credibile che fosse affetta da tiroidite dovuta al parto, la diagnosi riportata è che la Monna Lisa fosse in realtà eutiroidea. In altre parole, la sua tiroide non soffriva di alcun problema.

 

Immagine di copertina: La Gioconda (1503-1505), olio su tavola di pioppo, Leonardo da Vinci (modif.). Credits: Wikimedia Commons

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
DELLO STESSO AUTORE

© 2024 Edizioni Dedalo. Tutti i diritti riservati. P.IVA 02507120729