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14 Mar 2016

The Dating Saga III – Vecchi problemi, nuove soluzioni: datare la seta con le proteine

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Nel precedente post abbiamo descritto i fenomeni su cui si basa la datazione mediante la valutazione della racemizzazione degli amminoacidi. Scopriamo ora un’applicazione particolare di questo metodo.

 

Tessuto cinese in seta risalente al Periodo dei Regni Combattenti (475-221 B.C.) (Metropolitan Museum of Art, www.metmuseum.org) Fonte: smithsonianscience.si.edu

 

Nel precedente post abbiamo descritto i fenomeni su cui si basa la datazione mediante la valutazione della racemizzazione degli amminoacidi. Scopriamo ora un’applicazione particolare di questo metodo.

 

La racemizzazione degli amminoacidi è stata adoperata per anni dagli studiosi per determinare l’età di materiale biologico quale ossa, gusci e denti. Come avevamo già accennato, tale datazione è fortemente influenzata da numerosi fattori ambientali, a volte difficilmente ricostruibili a partire dalle conoscenze a nostra disposizione. Al Museum Conservation Institute dello Smithsonian Museum, a Washington, nel 2011, hanno pensato di adoperare questa tecnica per scoprire l’età di manufatti in seta.

 

La seta è costituita dalla bava solidificata che la larva di un lepidottero, il Bombix mori,  produce prima di iniziare la sua metamorfosi a crisalide per poi divenire una farfalla. Questo insetto è anche chiamato baco da seta ed è originario dell’Asia centrale. Oggi è allevato alle medie latitudini e un po’ in tutti i continenti dove cresce la pianta del gelso, di cui la larva si nutre.

 

Bombyx  mori Falena femmina actaplantarum

 

Farfalla e bozzolo di Bombix mori. Fonte: www.actaplantarum.org

 

La seta è una delle fibre più proteiche – composta da fibroina e sericina – ed è la materia prima di tessuti e abiti. La sua produzione fonda le proprie millenarie radici in Cina, dove la sericoltura era già ben sviluppata prima che divenisse un lusso diffuso in tutto il mondo. Questo tipo di filato è stato la base per il confezionamento di sontuosi indumenti e tendaggi ma anche di opere d’arte quali arazzi, tappeti, vessilli e dipinti.

 

Lo studio di questi beni – numerosi nelle collezioni private e nelle vetrine dei musei – è sempre stato limitato a causa dell’impossibilità di prelevare materiale sufficiente per misure d’interesse tecnologico (prove meccaniche) e per datarle mediante radiocarbonio.

 

La racemizzazione degli amminoacidi, invece, in questo particolare caso, poteva essere la soluzione ideale. Questo processo è influenzato da fattori chimici e ambientali quali temperatura, esposizione ai raggi ultravioletti, umidità, pH, impurità, contenuto di metalli ma, diversamente dai reperti proteici provenienti da scavi, la seta è stata conservata con straordinaria cura dagli originari proprietari e, più tardi, dai musei che li custodivano. Tutti luoghi e situazioni in cui i fattori sopra elencati sono mantenuti costanti. Inoltre la seta ha una composizione di proteine semplici con un alto grado di purezza e questo rende la misurazione del rapporto D/L più facile.

 

Il gruppo di studio dell’istituto di conservazione dello Smithsonian Museum ha adoperato campioni di fibre di una serie di artefatti in seta di cui si conosceva con sicurezza la data per poter “tarare” il metodo e datare campioni di età ignota. Tra le opere usate possiamo citare un tessuto in seta del Periodo dei Regni Combattenti cinese (475 – 221 d.C.) del Metropolitan Museum of Art di New York, un tappeto in seta (circa 1540) della serie di Fontainebleau del Kunsthistorisches Museum di Vienna, un tessuto proveniente da Instanbul (1551-1599) del Textile Museum di Washington D.C., un abito da uomo (1740) dal Museum of the City di New York e una bandiera della guerra messicano – statunitense (1845-1846) dello Smithsonian’s National Museum of American History.

 

Ancora una volta soluzioni innovative hanno permesso di risolvere problemi legati alla conservazione e alla conoscenza di opere d’arte che arrivano nelle nostre mani o davanti ai nostri occhi per essere studiate, comprese e preservate.

 

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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