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23 Gen 2017

Il gigante dai piedi d’argilla

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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A guardarlo, così imponente e perfetto nei suoi oltre 4 metri e 5 tonnellate di marmo di Carrara, non crederemmo mai che il David di Michelangelo possa nascondere delle fragilità che potrebbero costargli (e costarci) caro. Il New York Times ha recentemente pubblicato un articolo riguardante i pericoli che l’opera di Michelangelo Buonarroti potrebbe correre ma gli studi riguardanti questi problemi vanno avanti da anni e, tralasciando gli aspetti sensazionalistici, ci spiegano quale potrebbe essere il futuro del gigante di pietra e suggeriscono come si potrebbe evitare una perdita incolmabile nel patrimonio culturale mondiale.

 

A guardarlo, così imponente e perfetto nei suoi oltre 4 metri e 5 tonnellate di marmo di Carrara, non crederemmo mai che il David di Michelangelo possa nascondere delle fragilità che potrebbero costargli (e costarci) caro. Il New York Times ha recentemente pubblicato un articolo riguardante i pericoli che l’opera di Michelangelo Buonarroti potrebbe correre ma gli studi riguardanti questi problemi vanno avanti da anni e, tralasciando gli aspetti sensazionalistici, ci spiegano quale potrebbe essere il futuro del gigante di pietra e suggeriscono come si potrebbe evitare una perdita incolmabile nel patrimonio culturale mondiale.

 

Il blocco di pietra con il quale fu costruito il David non era stato cavato sotto i migliori auspici: già nel 1464 e nel 1475 era stato affidato rispettivamente ad Agostino di Duccio e Antonio Rossellino, scultori, che avevano abbandonato il progetto a causa dei numerosi difetti del materiale, ritenuto inadatto per un’opera di grandi dimensioni. La sfida era poi toccata a Michelangelo, giovanissimo ma già artista affermato che, nel 1501, iniziò a scolpire il David, la cui collocazione finale sarebbe dovuta essere uno dei contrafforti di Santa Maria del Fiore.

 

Nell’opera finale del giovane pastore che, come raccontato nell’episodio della Bibbia, affrontò il temibile Golia, a capo dei Filistei, erano venute meno l’esilità ed erano state sottolineate prepotentemente la razionalità e la forza dell’intelletto. Tutto questo colpì il Gonfaloniere della Repubblica, Pier Soderini, che con l’aiuto di una commissione di artisti, decise di posizionare la statua davanti al Palazzo della Signoria (ora Palazzo Vecchio). Nel 1873 l’opera fu poi spostata nella Galleria dell’Accademia per proteggerla dall’azione distruttiva degli agenti atmosferici.

 

360px-Florence-PiazzaDellaSignoriaDavid

Copia del David presente in Piazza della Signoria al posto dell’originale. Fonte: Jean-Christophe BENOIST – Own work, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2078210

 


Non solo pioggia, neve, vento, escursioni termiche e escrementi di colombi sono le minacce che affliggevano il David. Alcune piccole fratture presenti all’altezza delle caviglie e delle gambe potrebbero portare alla sua distruzione. Le fessurazioni erano state già individuate tra il 1852 e il 1872 ma solo nel 2003 l’opera è stata sottoposta ad analisi più approfondite, necessarie a stabilirne lo stato di salute.

 

Le lesioni sono state trovate sulla caviglia sinistra e nel tronco che sostiene la gamba destra. Inoltre, a provocare ulteriori problemi di stabilità, ci sarebbe la diversa posizione del baricentro della statua rispetto quello della sua base. Alla luce di tutto questo, quale futuro attende il David? Hanno dato le prime risposte a questa domanda gli autori dello studio pubblicato nel 2014 sul Journal of Cultural Heritage.

 

Infografica David Archeobaleni

Il David di Michelangelo e la fragilità delle sue caviglie. Infografica di Maria Cristina Caggiani, autrice del blog Archeobaleni 

 

Gli scienziati hanno studiato, attraverso delle repliche in gesso di 10 cm sottoposte a determinati tipi di sollecitazioni, quella che potrebbe essere l’evoluzione delle microfratture tenendo conto della normale forza di gravità esercitata sull’oggetto e con l’aggiunta di un cambiamento di inclinazione rispetto alla sua attuale posizione verticale. Infatti l’inclinazione sembra aver accentuato, nella storia del David, i danni alle caviglie: la statua sembra aver sviluppato le microfratture durante l’esposizione davanti a Palazzo Vecchio, periodo in cui non è stata nella posizione corretta a causa di un abbassamento irregolare e di una rotazione della sua base.

 

La simulazione, un primo tentativo di analizzare le deformazioni del David, ha sottolineato come effettivamente la stabilità dell’opera sia fortemente dipendente dall’inclinazione. Un aumento dell’angolo d’inclinazione porterebbe a un peggioramento delle lesioni fino ad arrivare alla rottura. Quando potrebbe esserci un cambiamento della posizione del David tale da superare il limite di sicurezza? Durante una scossa di terremoto, ad esempio.

 

Questo è l’allarme lanciato dal New York Times negli scorsi giorni, la preoccupazione per una situazione comunque già denunciata in passato e per la quale i provvedimenti – un basamento mobile che possa attutire l’impatto di un sisma – sono stati predisposti e non ancora attuati.

 

David dovrà combattere contro un nemico ancora più spaventoso: l’inesorabile azione del Tempo e della Natura, in una delle sue declinazioni più temibili.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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