L’arrivo di Perseverance sulle sabbie di Marte, nel cratere Jazero, è andato sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo, che hanno riprodotto la prima foto inviata dalla sonda appena toccato il suolo.
Onestamente non è una gran foto, appare grigiastra e fuori fuoco per l’ottimo motivo che è stata scattata dalla fotocamera di guida che era ancora coperta dal dispositivo di protezione. Non c’era stato tempo di toglierlo.
Solo più tardi, con la fotocamera pienamente operativa è stata ottenuta un’immagine di migliore qualità e a colori. Tuttavia non è questa la mia immagine del cuore dell’ammartaggio di Perseverance.
Foto dell’ammartaggio: il posto giusto al momento giusto
Io amo moltissimo le immagini raccolte dai satelliti in orbita che fanno prodigi di valore per riprendere le sonde al suolo oppure riescono nell’impresa ancora più difficile di cogliere l’attimo della discesa in paracadute durante la manovra di ammartaggio. Non è un esercizio facile: bisogna intervenire sull’orbita del satellite in questione, che si deve trovare nel posto giusto al momento giusto e poi occorre sapere con precisione la traiettoria della sonda che sta scendendo.
In effetti, è un modo semplice (si fa per dire) di sincerarsi che il paracadute si sia aperto. E in effetti lo “scatto” era stato pensato proprio a questo fine, dopo una serie di imbarazzanti insuccessi marziani della NASA, che non riusciva a capire a che punto si fosse verificato il problema di alcune sonde che erano andate perse in discesa.
Adesso la situazione è completamente diversa e la NASA dal 2004 non sbaglia più un ammartaggio, ma la foto della sonda attaccata al paracadute mantiene intatto il suo fascino. È stato bello vedere Perseverance e il suo paracadute immortalati dal Mars Reconnaissance Orbiter, sempre della NASA, sullo sfondo del cratere Jazero.
Sono due puntini (che si vedono meglio nell’ingrandimento) ma sono esattamente dove ci si aspettava che fossero mentre seguono la traiettoria che porterà Perseverance a posarsi a poca distanza dal delta del corso d’acqua che si gettava in quello che una volta era un lago.
Perseverance alla ricerca della vita
Se poteva esistere acqua allo stato liquido, su Marte ci doveva essere una qualche atmosfera, e la temperatura doveva essere meno gelida di quella attuale. Forse, in questo ambiente umido, miliardi di anni fa, ci sono potute essere condizioni adatte allo sviluppo di qualche tipo di vita. Ora il pianeta ha perso l’atmosfera e tutto è secco e brullo, ma nelle argille, che un tempo erano il fondo del lago che riempiva il cratere Jazero, ci potrebbe essere ancora qualche traccia degli antichi microrganismi, se mai ci sono stati. È trovarli l’obiettivo di Perseverance. Non sarà una ricerca facile, ma la sonda ha un nome che è una garanzia.
Immagine di copertina: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona