Con il lancio del 3 settembre la costellazione dei satelliti Starlink (prodotti dalla compagnia di Elon Musk Space X) ha passato quota 700. Un numero impressionante che dà a Space X il dominio assoluto delle orbite basse, per intenderci quelle a poche centinaia di km di altezza sopra le nostre teste. Tradizionalmente, queste orbite erano il regno dei satelliti di osservazione della Terra e di quelli militari, oltre che di un piccolo gruppo di satelliti scientifici e della Stazione Spaziale Internazionale. Adesso la situazione è radicalmente cambiata: lo spazio intorno alla Terra si sta rapidamente popolando di satelliti pensati per fornire un servizio di internet veloce in qualsiasi angolo del pianeta.
I numeri di Space X
Per limitare i tempi di attesa, i satelliti devono essere a quota relativamente bassa e, per assicurare buona copertura, devono essere tanti. È proprio il numero dei satelliti la chiave di volta di una iniziativa di questo genere, che può avere successo solo operando migliaia di antenne in orbita. Questo significa avere una tecnologia capace di costruire e impaccare decine di satelliti per ogni lancio, unita a una organizzazione in grado di effettuare 2-3 lanci al mese. Parliamo di un ritmo di lanci impensabile fino all’anno scorso, ma che Space X ha trasformato in una realtà: dall’inizio del 2020 ci sono stati già 16 lanci. Ovviamente, occorre anche costruire i satelliti e Space X ne sforna 6 al giorno. Del resto, Elon Musk vuole arrivare ad avere oltre un migliaio di satelliti Starlink in orbita entro fine anno per poter cominciare a fornire la copertura internet veloce alle aree rurali degli Stati Uniti, che saranno il banco di prova della tecnologia e del modello di business, che deve assicurare degli introiti sufficienti a coprire (almeno) gli ingentissimi investimenti. Ma questo sarà solo l’inizio: Space X ha già ottenuto il permesso di lanciare 12 000 satelliti e non nasconde che vorrebbe arrivare a 30 000.
Per apprezzare l’enormità di questi numeri dobbiamo pensare che, senza contare i satelliti Starlink, al momento sono operativi in orbita (a tutte le altezze) circa 1500 satelliti. Considerando anche i satelliti non più operativi e i rottami vari che sono rimasti in orbita arriviamo a un numero tra 9000 e 10 000 oggetti. La costellazione Starlink, da sola, sarà quindi più numerosa di tutta la popolazione dei satelliti in orbita. Per di più, Starlink non sarà l’unica costellazione di satelliti per internet globale.
Traffico ad alta quota
Jeff Bezos sta investendo 10 miliardi di dollari nel progetto Kuiper che ha già l’autorizzazione a lanciare oltre 3200 satelliti e altre compagnie seguiranno a ruota con conseguente affollamento delle orbite circumterrestri e relativo aumento della probabilità di scontri orbitali.
Oltre all’aumento del traffico orbitale, i satelliti Starlink hanno riservato una brutta sorpresa agli astronomi e agli appassionati del cielo perché, subito dopo il primo lancio del maggio dell’anno scorso, si è scoperto che sono brillantissimi quando, all’inizio e alla fine della notte, sulla Terra è già buio ma in orbita i satelliti sono ancora illuminati dal Sole. Un effetto così macroscopico che ha costretto gli ingegneri di Space X a montare delle alette parasole allo scopo di rendere i satelliti meno riflettenti e meno invasivi nei confronti della volta celeste.
È l’ultimo capitolo della storia della convivenza non semplice tra la più antica tra le scienze e le più nuove tra le tecnologie, una storia con risvolti sociali, economici, culturali e scientifici che ho raccontato nel mio libro Il cielo è di tutti.
Io di mestiere faccio astronomia dallo spazio e amo il cielo e i satelliti. Provate a immaginare per chi faccio il tifo.